Elena Fiorentini
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Italy
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Inserito - 21/05/2005 : 10:44:39
Dai “Racconti dall’ospedale azzurro” Elena Fiorentini *** L’ultimo sorriso La signora Pina aveva quasi cento anni ed era stata ricoverata d'urgenza. Faceva fatica a respirare , era piena di dolori in tutto il corpo. La fine sembrava vicina , tuttavia la figlia l’aveva accompagnata in ospedale in piena notte, perché era subentrata una crisi cardiaca. Venne ricoverata in una minuscola cameretta dell’ospedale dalle pareti azzurre,colore che pretendeva di creare un ambiente familiare. La sua compagna di camera era stata operata a cuore aperto e i numerosi tagli la facevano soffrire. Le avevano raccomandato di aggrapparsi ad una fune per sollevarsi dal letto e non sottoporre a sforzi la lunga cicatrice ancora fresca di intervento. Non era stata contenta di avere una compagna di camera che respirava pesantemente e non dava possibilità di riposare. La cameretta era nata per accogliere un solo paziente. Sarebbe stata graziosa se non avesse ospitato un secondo letto. La clinica di lusso si era trasformata in ospedale convenzionato con la sanità pubblica ed ogni centimetro era diventato prezioso. Benché sia difficilissimo essere solidali con altri pazienti mentre si hanno guai per conto proprio , aveva tuttavia provato molta compassione per la vecchia signora, che per altro era lucidissima di mente. Avevano imposto alla nostra operata al cuore di usare una fune annodata ai piedi del letto per sollevarsi o anche semplicemente per cambiare posizione. Si era accorta che la signora Pina la stava guardando, incuriosita. Allora decise di farla divertire. Ricominciò da capo spiegandole come funzionava la manovra e il motivo. La signora Pina ne fu divertita e fece un grande sorriso. Poi perse conoscenza. La ammalata di cuore fu contenta di avere regalato un attimo di allegria alla signora morente. Questo infatti fu l'ultimo sorriso della signora Pina che, trasportata in un'altra cameretta, pose termine alle vicende terrene della sua vita.
L'ora delle visite
Esauriti i propri doveri nei confronti della malattia, medicine, e controlli di vario genere da parte di....tutti..., privi di televisione, a meno di non accettare di seguire per ben otto serate le partite di calcio e quando queste non ci sono,i programmi con i commenti...si resta in camera e ci si ritrova a riflettere su vari episodi della propria vita e a scambiare le proprie esperienze. .... L’anziana signora ricoverata nella mia camera parlava spesso dei figli, ma in particolare del “mé Zanass”, come chiamava affettuosamente il marito. Oramai anziano, gli anni sono tanti, ben settantotto più un intervento al cuore, non manca tutti i giorni di macinarsi settanta chilometri di bicicletta. .... Mi ricordai allora le mie avventure di adolescente, quando in bicicletta, un gruppo di ragazzini,i miei fratelli immancabilmente e altri coetanei, andavo sul Naviglio Grande,( quello con le acque pulite del Ticinello che entra nella darsena portando i barconi trainati con funi,a mano, oppure più tardi dai trattori),e, giunta appena fuori dall’abitato, legavo la bici e gli abiti che avevo indosso alla ringhiera di ferro. Avevamo già il costume da bagno e perciò, senza altre formalità, giù in acqua a sfidare la corrente o a farsi cullare assecondandola nella direzione opposta. Bella ginnastica! Come ciclista valevo poco, se poi andavo in villeggiatura e trovavo qualche discesa con curva non pensavo minimamente a rallentare, un ruzzolone dopo l’angolo era ciò che mi aspettava immancabilmente!! ..... Il Zanazzii," el mé Zanass" della signora G., era stato corridore ciclista negli anni della sua giovinezza, in squadra con Fausto Coppi, aveva corso nei giri d’Italia, nei Tour de France.Volentieri ci raccontava aneddoti riguardanti i grandi dell’epoca, Bartali, Magni, Bobet, e altri … e faceva delle belle risate quando gli esponevo il mio modo di andare in bici. Fece però un sussulto quando gli raccontai dei bagni nel Naviglio, gli avevo rievocato degli episodi della sua vita che aveva dimenticato. Ci raccontò quindi con una certa emozione la sua esperienza: "...seri el garzonitt del prestiné de Bagg...ero il garzone del prestinaio di Baggio, avevo 14 anni. Quando uscivo dal lavoro, alle sei e mezza di sera , prendevo la bicicletta e, via me’l vent ( via come il vento) fino al Naviglio Grande. Le strade non erano belle, ma non c’erano macchine e si facevano parecchi chilometri in pochissimo tempo. Appena arrivato, senza neanche rallentare, mi buttavo in acqua e, via a pedalare sottacqua, sì, avete capito bene, sott‘acqua, poi man mano in superficie....e sì, con i vestiti e tutto, ah, certo non dalla vostra parte, non potevo certo buttarmi in acqua in velocità se c’era la ringhiera, ma dall’altra, dall’alzaia che ha la sponda bassa, un super allenamento per il futuro corridore!." Milano non offre molto, soprattutto dopo la guerra , ma quel poteva dare bisognava saperlo scoprire...io a modo mio,noi ragazzi ci sentivamo eroici, ma il Zanazzi lo era in modo incredibile e spericolato! *** Elena Fiorentini
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