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 1 Due chiacchiere tra amici (presentiamoci)
 Frutta di stagione: il melograno

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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
ophelja "Punica Granatum" era scritto sul cartellino attaccato ad uno dei rametti spogli di un vaso che se ne stava sconsolato e solo in angolo del vivaio.
"Non si lasci ingannare dall'apparenza" disse il vivaista notando la perplessità di chi voleva "una siepe che schermasse un piccolo giardino in estate".
"Si tratta di un melograno ornamentale" continuò " e i suoi fiori la rallegreranno in estate".

E non sbagliava.

Il melograno, pianta già menzionata nella Bibbia, è originaria della Persia e fu descritta dal poeta latino Plinio.

Rami sottili, spinosi e spogli d'inverno in contrasto con gli arbusti rigogliosi, pieni di foglie in primavera.

All'improvviso, un giorno di inizio estate, nel verde brillante delle foglie, compaiono dei fiori rosso fuoco, come stelle colorate in un mare verde.

Da questi fiori bellissimi, verso la fine di ottobre, si ha un frutto altrettanto buono che, per essere gustato, richiede una grande dose di pazienza e di tempo.

Ha anche alimentato tante leggende.

Una, in particolare, mi piace ricordare: l'ascoltavo da mia madre,
con lo stupore dell'infanzia, quando ancora "frutta di stagione" stava ad indicare la sola reperibile sui mercati.

* * *


"Durante la salita al Calvario, la fronte di Gesù era imperlata da gocce di sangue e di sudore.
Un piccolo passero provò tanta pietà nel vederLo soffrire e pensò di raccogliere quel Sangue e di conservarLo in una piccola borsa di pelle.
L'uccellino era piccolo e faticò moltissimo per riuscire a raccogliere tutte le gocce.
Alla fine era esausto.
Appese il prezioso sacchetto ad un ramo e, esausto, si addormentò, fra i rovi.
Il freddo della notte fece il resto.
L'indomani, il piccolo uccellino fu trovato morto, ma sul suo petto c'era una macchia rossa, indelebile, dovuta al contatto col Sangue di Gesù, e da quel giorno, furono chiamati "pettirossi" i passeri di quella specie.
Nello stesso tempo, la borsetta di pelle appesa al ramo, fu trasformata in un meraviglioso frutto, con la scorza dura e con tanti piccoli chicchi rossi a ricordo perenne di quel gesto gentile.


Ophelja


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