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 7 Riflessioni
 "Il bene della collettività"

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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
Roberto Mahlab Esiste una linea comune di qualsiasi totalitarismo di qualsiasi colore : il termine del "bene della collettività". Ovviamente si intende il "bene" di quell'entità che si chiama "stato" a cui tutti sono iscritti a forza.

I dittatori cancellano l'individuo esaltando "il bene collettivo", l'individuo scompare e si deve allineare al verbo comune.

I discorsi dei tiranni cancellano l'individuo di oggi in funzione di una "società futura".

E' il cuore di qualsiasi ideologia : "tutti uguali", con i capi, naturalmente, più uguali degli altri. E chi non vuole essere uguale perché ha la comprensione che il senso della vita sia la libera costruzione del proprio futuro e la libera partecipazione, diventa il nemico da estirpare, perché "mette in pericolo gli obiettivi della comune società".

Le idee totalitarie, all'inizio minoritarie e inventate da personaggi che hanno come obiettivo quello di diventare più uguali degli altri, riescono a prendere il sopravvento per la ripetizione degli slogan, la stanchezza e poi l'isolamento di chi è impegnato in altro e deve usare invece il tempo a ricordare che cosa sia la libertà individuale, pilastro della libertà economica e del progresso e del futuro, sia dell'individuo che della società.

A poco a poco la stanchezza viene sostituita dal timore di mettersi in mostra, dal silenzio di quanti sono via via intimoriti, che pensano :"ma chi me lo fa fare a contestare", "ma se il mio vicino non dice niente, non è che io mi ritrovo ad essere da solo a pensarla così?".
Ed è così che la menzogna diviene verità e la minoranza totalitaria appare diventare maggioranza e si impadronisce del cuore della società e la piega e la guida con il potere assoluto. Nulla è più spaventoso di un potere criminale che criminalizza i cittadini divenuti sudditi, perché le leggi vengono promulgate solo in funzione di massificare e quindi di punire chi non accetta di essere un numero nella massa.

E avviene il paradosso del criminale che condanna l'onesto che si affanna a cercare metodi per sopravvivere e, così facendo, si ritrova forzatamente a trasgredire alle leggi criminali appositamente create. E la vittima si ritrova sul banco dei colpevoli.

I paesi che sfuggono a tale destino sono quelli in cui l'informazione e la conoscenza sono largamente diffuse, per cui la menzogna non ha spazi per diventare verità.

Roberto Mahlab


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