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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
Roberto Mahlab C'era il pienone lunedì sera, undicimila spettatori stimati, al concerto di Milano del tour di Whitney Houston, nonostante l'esordio sfortunato di Londra e gli annullamenti di Parigi e Manchester e i mugugni dei fan nelle serate in Australia.

E già ha fatto fatica al primo grande pezzo, "I look to you", ci ha provato per altri due, orecchiabili e con grande partecipazione orchestrale, ma poi non ce l'ha proprio fatta e i tentativi di ripetere le incredibili ottave che toccava solo pochi anni fa, prima dei pestaggi famigliari e della droga, sono andati a vuoto, Withney Houston riempiva il tempo con aneddoti, diceva che aveva freddo, il viso sofferente, ogni tanto spariva e dava voce ai coristi.
Alla fine il pubblico si è commosso quando l'artista ha accennato alla colonna sonora di The Bodyguard, la favolosa canzone "I will always love you", ma ha dovuto smettere, uno dei più bei pezzi della musica moderna si può ormai ascoltare solo nelle registrazioni.

Comunque, rispetto agli eventi nelle altre grandi città europee, Whitney ha tenuto di più, ma non è stato un concerto, il pubblico ha applaudito un ricordo. Prima della fine, a poco a poco, la gente se ne andava, a testa bassa. Un concerto sofferto dalla cantante sul palco e dal pubblico in sala, che tifava, pregava che ce la facesse, in tanti gridavano in lacrime "we love you", ma sia la cantante che il pubblico sapevano che non era più lei. Eravamo andati a vedere, mia nipotina Pamela e io, il suo precedente concerto a Milano, un ricordo indelebile, allora c'era il silenzio assoluto in sala, una voce storica che annichiliva per la sua bellezza e i suoi vertici inarrivabili, una canzone dopo l'altra.

E forse per la droga, per le botte, stasera il corpo di Withney Houston era appesantito, assai più provato dei suoi anni, la perfezione dei tratti di allora era irriconoscibile. Allora era un uragano, stasera era stanca.
Eppure il palazzetto era pieno, il sogno di tutti era di riascoltare quella voce unica, quella voce che con Celine Dion e Mariah Carrey ha fatto la storia della musica degli ultimi vent'anni. Prima era Barbara Streisand, adesso è Beyoncé. Ma quelle ottave di The Bodyguard risuoneranno per sempre in chi le ha ascoltate da quella
voce antica che non c'è più.

Anche se il sogno che Whtney ce la possa fare, di nuovo, rimane e suoi fans non le negheranno la speranza, il sogno di tutti di riascoltare "I will always love you".

We will always love you, Whitney.

Roberto Mahlab



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