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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
rosvita "Se dai a tutti, dai poco a ciascuno, e non hai più niente per quelli che meritano di più"
Dice Lupo. E io ascolto, guardando la punta delle mie scarpe sull’asfalto di Bologna, nell’unico suo quartiere che di sabato pomeriggio è vuoto. Tanto Lupo ed io ci intendiamo, e di luoghi affollati proprio non vogliamo saperne. Mi piace come riflessione. Mi sembra un buon motivo per non essere così sempre e totalmente dedita ad i miei amici.
Dovrò lasciarne qualcuno, lo so, prima o poi dovrò farlo. Come questa estate, via i telefonini, via la mail, solo io, solo Rosvita e la sua vita, gli amici nuovi, la vita tiepida e presente costruita a piccoli mattoncini. Quattro mesi di estasi. Di malinconia, certo, quando pensavo a Fabio, il mio passerotto abbandonato a Milano, solo e solitario; di struggente nostalgia, quando arrivavano i messaggi della mia Bestiola bionda e riccia che continuava a cercarmi, a chiedere spiegazioni, a volermibenenonostante; di lancinanti sensi di colpa, quando compariva il nome dell’Architetto sul display del telefono, e Vita lo sa che quando l’Architetto chiama è perché HA bisogno della sua amica Rosvi, e sa che non rispondere significa lasciarlo lì ad affrontare il mondo senza direzione. Eppure mesi leggeri, tra drammi esistenziali ed emotivi che duravano lo spazio di poche ore, poi un balzo, in piedi, e via, si ripartiva.
Egoista. Assente. Deludente.
Felice.

Poi… Poi è arrivato Natale, e a Natale siamo tutti più buoni… E li ho ripresi tutti. Ripresi, ricoccolati, riconsigliati, riaccuditi, e tutto è tornato sfrenatamente faticoso come prima.
Quando litigano tra loro, e non siamo più bambini, e le cose che ci diciamo sono cattiverie, cattiverie grandi, e cominciano ad esserci di mezzo le fidanzate, i mariti, le famiglie…
Oh perbacco, oh perbacco! E Rosvi corre ai ripari, presto! Diglielo alla bestiola che l’architetto le vuole bene lo stesso, e che se si è lasciato dalla sua amica (bionda, ma dai?) però non ci va di mezzo la loro amicizia. E diglielo all’Architetto che Ale lo stima ancora (bugiarda!) e che non lo abbandonerà mai. E prendi il treno, e vai a Bologna a trovare uno di nascosto all’altro, e cuci, cuci con attenzione che non si sfilacci al primo colpo di vento… Rimetti insieme questi cocci di amici, che probabilmente non sanno di volersi bene.

Ma tu, Vita, dove sei? Seduta a questo tavolo di amici che non sanno di esserlo, tra romagnole doc che delimitano il territorio monopolizzando la conversazione a suon di gridolini e scatti di digitale, tu, a cosa stai pensando? Era questo quello che volevi? Dimmi, Rosvi, ti senti realizzata, ora?
Ora che sei riuscita a sederli intorno ad un tavolo senza che si scannino e si rinfaccino cose di 10 anni fa, ti senti soddisfatta? No??? E perché?
Perché, perché…
Lo sai bene, perché. Perché come dice Samuele Bersani sarebbe bello “non avere più nessun elastico che ti riporta all’indietro”. Perché non sei la loro mamma, e non ti cambia nulla se mangiano o meno, se dormono o meno, e l’insonnia della Bestiola Bionda e la bronchite dell’Architetto…
Una volta vederli tutti insieme ti appagava, adesso ti lascia indifferente.
Forse ha ragione Lupo, forse, in fondo, hai già deciso chi scartare della tua vecchia vita. E forse è per questo che tu, Rosvita, che giri con una digitale in borsa, che fotografi le targhe dei furgoni e i pioppi sull’asfalto, che hai una collezione di autoscatti, e di foto della Titti che neanche GenteMotori ne ha altrettante, proprio tu non hai voluto fare neanche uno scatto a questa tavolata. Forse, inconsciamente, non la vuoi ricordare.
Forse questa tavolata, queste persone, in fondo, non fanno più parte della tua vita.
Non si fotografano gli scarti.



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