Qualche mese fa, la pagina scientifica di un quotidiano riportava il risultato di una ricerca statistica negli Stati Uniti. A mezzo di fotografie di visi mostrate al campione rappresentativo della popolazione, i ricercatori conclusero che la bellezza viene associata alla simmetria. Gli studiosi notavano che la simmetria di un viso provoca un senso di armonia che attrae gli occhi e affascina la mente. Veniva riportato l'esempio della reazione di dolcezza e della sensazione di quiete che gli umani hanno di fronte alla vista dei cerchi concentrici e simmetrici provocati da un sassolino gettato in un laghetto.
Lezione numero cinque: invece di guardarvi allo specchio, gettate un sassolino e poi specchiatevi nelle acque di un laghetto. Così potrete dare la colpa della non simmetria del vostro viso alle creste d'onda.

E così avvenne che, entrando a metà dicembre in palestra, una bionda e molto carina avvocatessa, a cui era giunta voce della mia forza, mi rapì per farmi fare lo psicocaddie (psicologo+caddie). Si trattava di seguirla per un paio d'ore per tutta la palestra caricando i bilanceri che doveva utilizzare e stando a sentire a bocca aperta i suoi pensieri tra un sollevamento e l'altro. Si guardava allo specchio ripetutamente e osservava come il suo naso non fosse perfetto, poi come i suoi occhi apparissero stanchi, poi come i suoi capelli dovessero essere meglio curati, poi come i suoi muscoli non rispondessero come avrebbe voluto. Mentre diceva questo anch'io guardavo allo specchio la mia espressione schiacciato da un peso di 200 chili che quel debole e delicato e soave essere sollevava poi con un dito. Beh, devo dire che allo specchio io non vedevo quello che lei descriveva, anzi vedevo qualcosa di davvero carino. Non saprete mai se sto parlando di lei o di me. Ambiguo, lo so.
Lezione numero sei: non giudichiamo mai da soli se siamo belli o meno.

Il sorriso che feci a me stesso nello specchio fu clamoroso. Lei era invece triste e prese a raccontarmi di quanto si ponesse senza comprenderlo il senso della vita e di quanto fosse faticoso alzarsi al mattino. E più si liberava delle sue paure con me, più io mi angosciavo e più lei si rallegrava scaricandosi, più facevo fatica io a caricarle i pesi e più lei diventava allegra più io diventavo triste. Finito l'allenamento, se ne andò facendomi un leggerissimo saluto e io avevo un'espressione tale che l'istruttore mi mise una mano sulla spalla pensando che fosse finita come al solito. Per una volta non era così: era finita peggio del solito. Ma perchè dirglielo e rovinargli le sue certezze?
Lezione numero sette: non disilludete gli altri quando vi sopravvalutano perchè l'alta considerazione che hanno per voi aumenta la fiducia in voi stessi.

Segue........