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 Guardastelle di Bungaro

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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
Simone Fagioli Le canzoni di San Remo: “Guardastelle” di Bungaro


Finalmente non solo amore, ma amore cosmico, amore proiettato in uno scorcio di cielo “siderale”: tutto questo ed ancora di più è la canzone Guardastelle del cantautore Bungaro.
Finalmente cuore non rima con amore, ma stelle rima in maniera veramente originale con fiammelle, dove guerra e stella sono una imperfetta assonanza.
Finalmente una canzone sintesi di mistero, ricerca, religiosità, senso di infinito, lontananza, fantasia, volo, speranza ed amore.
Da qui si riesce a calcolare la vera distanza tra noi e l’universo, solo dal nostro finito punto di vista si riesce a contemplare lo spazio, le costellazioni, le stelle, la natura nella totale infinità.
L’uomo non può raggiungere quelle fiammelle ma con l’immaginazione e la fantasia può addirittura volare con il suo amore sopra quel mare di stelle.
Da qui chissà se c’è un mistero grande da scoprire, chissà se noi siamo in grado di comprendere chi ci sta guardando da lassù, chissà se con una nostra semplice preghiera potremo mai raggiungere una pace da inventare…Chissà?
L’ultima strofa della canzone si conclude con un bel chiasmo (cielo/terra/uomo/stella), dove si inizia con il discendere dal cielo verso la terra, per poi di nuovo salire verso il cielo facendo corrispondere ad ogni uomo una stella(intesa come un particolare destino). Il legame uomo-stella è visto come una speranza, un reale auspicio per il futuro, in cui ci possa essere la scienza senza la guerra.

Il ritornello (ripetuto molte volte nell’intero fraseggio) è orecchiabile ma per nulla banale: il verso “in questo mare di stelle” è forse un poco scontato per il suo uso abituale nei linguaggi falsamente poetici. La canzone si distingue per la forma essenziale, asciutta, semplice: i versi sono corti, tesi a significare immagini e situazioni, diretti a descrivere sinteticamente.

Chi potrebbe mai chiamare “canzonetta”questa canzone poetico-filosofica? Sarebbe un peccato.


Simone Fagioli

Simone Fagioli

Elena Fiorentini Non voglio entrare nel merito dell'accurata analisi di Simone, ma solo precisare il termine canzone e canzonetta.
Per canzone si intende una composizione musicale strutturata in un certo modo, così come la canzonetta; il diminuivo è dovuto forse al fatto che è meno impegnata e di più facile esecuzione.

A proposito consiglierei la rilettura di uno studio interessante di Paolo Talanca in Musica e canzoni, magari ci mandi il link, Paolo?

A volte nell'autore c'è il desiderio di avere una maggiore aderenza tra le parole e la musica.
Con le canzoni non è molto possibile, perchè la melodia resta immutata anche su parole di diverso significato.Tuttavia è possibile dare una impressione generale alla canzone, uno stato d'animo che può essere allegro o malinconico o altro...
Attualmente il festival di S. Remo presenta brani musicali di difficilissima esecuzione, non definibili assolutamente come canzonette, che sono molto difficili da memorizzare.
Elena F.


Paolo Talanca Non so se ti riferisci a questo mio messaggio Elena, cmq qui descrivo il madrigale e la sua storia ma è chiaro che molte premesse e situazioni siano accostabili alla storia della canzone e poi della canzonetta. Questo è il link:

http://www.concertodisogni.com/mp/topic.asp?TOPIC_ID=6428&FORUM_ID=15&CaT_ID=4&Topic_Title=Il+madrigale&Forum_Title=6+Musica+e+Canzoni

Il termine "canzonetta" risale al Tre-Quattrocento. Cito direttamente dal mio libro di metrica "La metrica italiana" di Pietro G. Beltrami, pag 118:

"Originariamente il termine è diminutivo di "canzone": applicato alla poesia del Duecento, esso serve a distinguere tutte le forme "minori" lasciate fuori dall'ambito della canzone illustre rigorosamente codificata da Dante [nel DVE], per ragioni di stile, di argomento, forse anche di forma musicale, e, per quanto riguarda la forma metrica, per l'uso prevalente del settenario ed in genere dei versi brevi"

Ci sarebbero molte precisazioni da fare sullo schema generale della "canzonetta", ma quello che mi preme di più dire è che il significato in uso attualmente (quasi riduttivo, se non dispregiativo), e che forse ha in parte "ingannato" Simone, è stato creato principalmente dai mass-media nell'intento di distinguere i componimenti poetici da quelli della cosidetta musica leggera. Quindi il distinguo è nato molto grossolanamente ed in maniera quasi fuorviante, e che comunque non tiene conto affatto dello sviluppo stesso del termine "canzonetta": questo sviluppo vede uno snodo focale nel Seicento, quando Chiabrera le rinnovò e le codificò (ode-canzonetta) per poi essere presenti alla base dell'aria del melodramma, genere principe della poesia per musica fino all'Ottocento, e della cantata.

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So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto

Simone Fagioli Ciao Paolo!

Hai colto nel segno: il mio era un riferirsi alla critica musicale degli ultimi 50-40 anni che usa il termine "canzonetta" riferendosi a dei testi non poetici( o non ritenuti tali) o magari a delle canzoni non scritte da cantautori.

Simone Fagioli


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