- Si signor Presidente…… certo signor Presidente, …………li stiamo aspettando ……….sarà fatto tutto il necessario……………sorveglierò personalmente…………….. la terrò costantemente informato…………… la ringrazio signor Presidente.

Non avrebbe voluto, in quel momento essere nei panni di Roosevelt , traghettare una nazione fuori dalla crisi economica e vincere una guerra. Tornò verso la finestra, stava aspettando, aspettava quegli uomini che avrebbero realizzato la prima bomba atomica della storia dell’umanità.
Tutto era cominciato in quell’estate del ‘39 quando Eintein scrisse una lettera al presidente per metterlo in guardia sul pericolo che la Germania nazista potesse costruisse una bomba atomica . L’attacco a Pearl Harbor aveva accelerato il progetto.
Ma lui, il generale, preferiva ricordare quell’estate per altri motivi , quella breve vacanza sulle montagne Rocciose , con suo figlio e Karen sua moglie , in quel piccolo chalet in mezzo alla foresta. Si alzavano all’alba per veder sorgere il sole sul canyon ed ammirare i big horns saltellare da una rupe all’altra . Arthur suo figlio si appostava per ore ad osservare il volo delle aquile e dei falchi, e ascoltare il loro richiamo. Il pensiero di Arthur gli inumidì gli occhi , ora combatteva nel Pacifico , lui giovane tenente che raccoglieva e curava animali feriti ora era costretto ad uccidere. Si ricompose subito , i soldati non piangono , ma gli uomini si. Guardando quel deserto provò una stretta al cuore, quando avrebbe rivisto sua moglie e il figlio? Sospirò pensando al passato e a quale futuro avrebbe atteso ora gli uomini. Si sedette alla scrivania, riprese a sfogliare il fascicolo e lesse il nome degli uomini che sarebbero presto arrivati.
Oppenheimer l’aveva incontrato alla Casa Bianca mesi prima , ricordava quei suoi occhi grigi e freddi come il ghiaccio che lo fissavano , preferiva di gran lunga quell’italiano Fermi
Lesse e studiò le note di ciascuno , si appoggiò allo schienale e con la mente ritornò a casa , la rivide come quando l’aveva lasciata , con la veranda e il dondolo sul quale con Karen trascorrevano le serate a parlare delle cose semplici di tutti i giorni ma che ora sembravano così importanti , le tendine bianche , le persiane verdi , il prato dietro allo studio sul quale aveva insegnato ad Arthur ad usare la mazza da baseball , sorrise, suo figlio era stato il miglior battitore del liceo. Ritornò a studiare il documento e a domandarsi cosa mai fossero questi “neutroni lenti”e dove avrebbe condotto tutto questo, ma non era né il luogo né il momento adatto per porsi quesiti morali . Chissà cosa stava facendo ora Ike , gli venne in mente la volta in cui vinsero la gara di canottaggio dell’ Accademia e la sua risata aperta e solare , non lo vedeva da parecchio e non poteva nemmeno mettersi in contatto con lui, pochissimi sapevano dell’esistenza di quel luogo sperduto nel deserto e tanto meno i militari che combattevano al fronte e nemmeno i politici fatta eccezione per i consiglieri del presidente,
Era ancora assorto nei suoi pensieri quando senti bussare alla porta.
- avanti!
L’attendente si mise sull’attenti e fece il saluto
- signor generale , stanno arrivando
- va bene , vado loro incontro
Chiuse il fascicolo nel cassetto della scrivania si mise le chiavi con la catenella attorno collo e con passo solenne come solo un generale può avere , il sigaro fra i denti le mani incrociate dietro la schiena incominciò a percorrere il lungo corridoio che lo portava all’esterno . Fuori un corteo di macchine nere scortate da jeep dell’esercito stava entrando nel complesso, i migliori cervelli del mondo ora erano li , lui li osservava immobile ed attendeva con la sensazione che un’era stesse per finire e un’altra per cominciare.