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Roberto Mahlab
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Inserito - 11/05/2020 :  00:18:42  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"Metto la tuta da ginnastica verde o quella blu?", chiedo sempre il consiglio della mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante ogni volta che sto per andare ad un evento importante.

"No, ascolta, per favore", ha replicato togliendomi dalle mani le tute, "ti ho detto che devi farti una cultura, non c'entra niente con il culturismo, il Palazzo Reale dove stasera andrai a vedere la mostra del pittore Giovanni Segantini non è una palestra".

Mi sono concentrato fissandola negli occhi per molti lunghi secondi e infine le ho chiesto : "E allora come mi devo vestire?".

"Devi vestirti bene, alle mostre vanno persone eleganti, devi fare una buona figura, un abito spezzato con una bella giacca e portati dietro un libro per darti un tono, non un albo di Asterix", la sua voce era speranzosa, lei non si è ancora arresa alla mia personale comprensione del senso della vita.

A casa ho aperto il mio armadio e ho indossato la giacca che avevo visto addosso a Nicholas Cage in un film giallo : non mi ero dato pace fino a che non ne avevo acquistata una simile.

E così quella sera mi sono unito alle migliaia di persone che hanno affollato la meravigliosa collezione del grande pittore milanese della fine dell'ottocento. L'anno scorso mi ero già fermato in raccoglimento di fronte allo splendore del suo Trittico delle Alpi, gelosamente custodito in un museo di St Moritz, località in cui Segantini ha espresso i momenti più elevati della sua arte e in cui io d'inverno scio, anche se so che l'importanza degli eventi non è la stessa.

Tra le centinaia di capolavori alla mostra di Milano, non riuscivo a staccarmi da "L'Angelo della Vita" che copriva una parete intera. E mi sono reso conto che quando la mia segretaria mi dice :"c'è altro oltre le vignette dei tuoi volumi di Asterix", non ha tutti i torti.

Mi sentivo su una nuvola quando sono uscito nel piazzale del Palazzo, c'era della musica dolcissima che proveniva da un lato illuminato, un gazebo sotto il quale persone festose e vestite come ad una prima dell'opera gustavano degli stuzzichini e dei bicchieri di champagne. Sono entrato incuriosito e sognante, ho attraversato tutto il locale e poi sono tornato sui miei passi, proprio mentre si avvicinava un numeroso gruppo di persone con lo smoking gli uomini e con scintillanti abiti da sera le donne. Un signore dai grandi baffi mi ha preso la mano e mi ha salutato calorosamente e tutti gli altri mi hanno sorriso come se mi adorassero per chissà che cosa. Non sapevo cosa dire, ero commosso e ho ricambiato la stretta con tutti. Io ero lì, nel più bel locale che avessi mai visto e la più bella gente che avessi mai incontrato mi accoglieva in quel modo incredibile. La mia segretaria aveva ragione, quello era il mio mondo, lo avevo cercato senza saperlo e infine aspettava solo me.

"Non è lui", una voce fredda, improvvisa di un signore che si è fatto largo tra tutta quella bella gente e si sono fermate le strette di mano e i sorrisi, mi avevano scambiato evidentemente per qualcun altro, chissà, per un grande artista, era la giacca sicuramente.

Sulla via del ritorno a casa mi sentivo comunque euforico, quell'uomo che aveva detto agli altri "non è lui", si era sbagliato : non sarò uno psicologo, ma io sono io, come potrei non esserlo? E con questa convinzione sono andato a dormire il sonno dei beati.

Il giorno successivo in ufficio ho raccontato tutto alla mia segretaria che ha esclamato ridendo :"chissà per chi ti hanno scambiato!". E le ho spiegato con calma che invece non c'era stato alcun equivoco, perché non era possibile che io non fossi lui, visto che indicavano me, e lui non potevo che essere io.

Lei ha appoggiato una mano sugli occhi e ha mormorato :"santa pazienza". Sto ancora cercando di capire cosa volesse dire, ma prima o poi ci arrivo. Ho però chiara una cosa : la mia partecipazione alla vita culturista o culturale che sia è appena all'inizio.

Roberto Mahlab


   
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