Nonostante tutto...Lo spicchio di lago che vedo dalla mia finestra mi ha sempre affascinato: ora poi, in pieno inverno, una stagione che pochi amano, ma che a me piace tantissimo, il poco sole che sbuca tra una nuvola e l'altra, crea sull'acqua meravigliose e tremolanti scie argentate. I monti circostanti, con le cime incappucciate di neve fanno da cornice, piccoli gruppi di nuvole sembrano rimbalzare qua e là in un divertente andirivieni sulla superficie del lago. Uno spettacolo meraviglioso!
Abito qui da sei anni, da quando, fresca sposina, mio marito ha varcato la soglia di casa tenendomi in braccio, tutta vestita di bianco e con un lungo velo in cui ad ogni passo rischiava di inciampare. Proprio come in un film.
Sono stata felice qui, in questa casetta sul lago in posizione sopraelevata da cui si domina il paese, con una vista stupenda. Carlo ed io abbiamo vissuto qui momenti indimenticabili, insieme ci siamo dati da fare e non senza fatica e qualche sacrificio, abbiamo finito di arredare la casa, abbiamo coltivato il giardino, messo le stupende siepi che ora fanno da cornice alla nostra piccola reggia. Proprio così la chiamavamo, era il nostro capolavoro, la nostra creatura...ovviamente prima che nascesse Matteo.
Matteo ora ha cinque anni.
E' un bimbo stupendo, riempie la casa e il giardino della sua gioiosa presenza, anche ora, dopo che è successo quello che è successo. Sì, perché la nostra storia cominciata così bene, non è proseguita nel migliore dei modi...
Carlo ed io, facevamo una vita tranquilla. Il suo lavoro, designer di mobili e gioielli, poteva svolgerlo tranquillamente in casa, almeno nella fase creativa. Per questo avevamo attrezzato a studio una stanza della villetta, prediligendo quella con vista migliore: lo spettacolo che la natura offriva al di là della finestra, lo aiutava ad ispirarsi. Carlo era molto sensibile, cosa del resto comune a quasi tutti gli artisti e non si poteva negare che lui lo fosse. Amava le cose belle, la musica classica, i bei quadri, apprezzava i bei vestiti e i bei mobili, s'incantava davanti ai fiori delle camelie, alle pennellate di colore che portavano in primavera le azalee del nostro giardino. Era capace di osservare a lungo il bimbo che dormiva, stupendosi della perfezione con cui era fatto, un essere piccolissimo, nelle cui minuscole fattezze già si vedeva l'uomo di domani.
Quella stanza era il suo pensatoio, lì diceva, la mia creatività può esprimersi liberamente, lì ritrovo veramente me stesso. Non a caso Matteo è stato concepito proprio lì, il posto più amato della casa, anche da me, perché quando entravo sentivo un'atmosfera particolare, provavo quasi una forma di leggera soggezione. Il vederlo chino sui disegni davanti alla finestra spalancata, quando, in primavera inoltrata, il verde intenso inebriava la vista e il profumo dei fiori ci avvolgeva con prepotenza era per me uno spettacolo bellissimo, che mi commuoveva.
Quella volta mi fermai dietro di lui, alle sue spalle. Appoggiai il mio viso accanto al suo e sentii il profumo della sua pelle, sapevo distinguere il suo odore inconfondibile, non era l'odore di un profumo particolare, ma proprio il suo odore, quello che ognuno di noi possiede e che solo le persone che ci amano riescono a sentire.
- Ti amo Carlo, gli sussurrai all'orecchio.
Non mi rispose, ma si voltò lentamente facendomi sedere sulle sue ginocchia. Con una tenerezza infinita cominciò ad accarezzarmi, e mentre mi sollevava la gonna le sue mani cominciarono a toccarmi con sempre maggiore insistenza. Chiusi gli occhi felice, lasciandomi andare alla tenerezza dei suoi baci, alle sue mani che conoscevano così bene il mio corpo e le risposte che poteva dare. Facemmo l'amore con passione e trasporto, su quella sedia, davanti a quella finestra trasformata in quadro stupendo, sfondo magico per il nostro amore e la nostra passione.
Passarono nove mesi e giunse Matteo.
La nostra felicità era al massimo, il bimbo rappresentava il coronamento del nostro amore, era bellissimo, gli occhi azzurri come i miei e l'ovale delicato di suo padre. Rimasi a casa dal lavoro per qualche mese per accudirlo meglio e lo feci con grande gioia. Quando poteva Carlo mi aiutava, era molto interessato al bambino, lo seguiva al momento dei pasti, si interessava dei suoi progressi, cercava di stargli vicino il più possibile.
Il suo lavoro, ogni tanto, lo portava lontano da casa. Quando doveva andare a trovare i clienti, ritirare gli ordini e concordare con loro la linea da seguire, doveva a volte stare via qualche giorno. Ma succedeva abbastanza raramente, il più delle volte riusciva a fare tutto in un giorno solo.
Fu quando Matteo aveva circa otto mesi, se ben ricordo, che le sue assenze di lavoro cominciarono ad intensificarsi. Tutte le settimane stava via due o tre giorni e, sinceramente, non capivo perché, così, di punto in bianco, avesse cominciato a prendere questa abitudine.
Mi sembrava anche cambiato, in casa era più assente e distratto, sempre gentile e affettuoso, ma con la testa era altrove. Più volte mi capitò di vederlo seduto al suo tavolo di lavoro, assorto a guardare fuori con lo sguardo incantato. Anche a letto lo sentivo distante, facevamo l'amore molto di meno, non mi riempiva più di attenzioni come prima, mi sentivo meno desiderata e cominciavo a preoccuparmi. Aveva forse un'altra?
Ovviamente la prima cosa che feci fu di consultarmi con l'amica del cuore. Elisa era per me come una sorella e io per lei. Ci dicevamo proprio tutto e ci aiutavamo quando una di noi ne aveva bisogno. Abitava abbastanza vicino e non mi fu difficile raggiungerla un giorno che, con Matteo in carrozzina, avevo deciso di fare una passeggiata.
- Ciao Elisa, ho voluto farti una sorpresa, le dissi, abbracciandola, quando mi aprì la porta di casa.
- Che bella sorpresa! Mi rispose lei sorridendo.
- Ti ho portato Matteo...così puoi vedere come è cresciuto, cosa ne dici, sono o non sono una brava mamma?
- Ma è stupendo, mi disse abbracciandomi, ho un "nipotino" bellissimo! E Carlo come sta, lavora sempre tanto?
- Veramente sì, però ora viaggia soprattutto tanto...dissi con un tono leggermente polemico che a Elisa non sfuggì.
- Cosa vuoi dire, ehi ragazza, fammi capire, c'è qualcosa che non va?
- Non lo so, comunque fino ad ora non stava via tutte le settimane per qualche giorno e soprattutto con me era più affettuoso e attento...
- E soprattutto non fa più l'amore come prima...o mi sbaglio? Disse guardandomi con aria d'intesa, come se avesse già capito tutto.
- E' vero e sono preoccupata.
- Lo credo bene...ci sono tutti i sintomi della presenza di un'altra, se devo dirti brutalmente quello che penso.
Mi voltai dall'altra parte. Le lacrime cominciavano a spuntare e non volevo farmi vedere piangere.
- Non so cosa fare, dissi a malapena.
- Secondo me gli devi parlare, devi affrontare l'argomento e fargli capire che sei preoccupata. A questo punto dovrà darti una spiegazione: per te sarà senz'altro meglio che vivere così, nel dubbio e nel sospetto.
La salutai dicendole che aveva ragione e che quella sera stessa avrei affrontato il problema, poi le avrei fatto sapere.
Dopo cena, Carlo si ritirò nel suo studio, dicendo che doveva portare avanti del lavoro. Matteo dormiva e, invece di accomodarmi in poltrona davanti alla televisione, decisi di andare da Carlo per cercare di parlargli.
Era seduto al suo tavolo, con la matita in mano, ma non disegnava, era incantato e assorto, come capitava spesso negli ultimi tempi.
- Carlo, ti disturbo? Volevo stare un po' con te...ho voglia di compagnia.
- Ma certo, entra pure, devo lavorare, ma posso aspettare un attimo e finire dopo.
Come sempre era impeccabile, formalmente corretto, ineccepibile... ma quale differenza con l'affettuosità di soli pochi mesi prima!
Passai decisamente all'attacco, entrando subito in argomento.
- Mi ami ancora Carlo?
Si voltò di scatto e mi guardò dritto negli occhi, con aria preoccupata.
- Ti sembra una domanda da fare? Mi disse cercando di sorridere. Ma era un sorriso che non gli riuscì bene, assomigliava di più a una leggera smorfia.
- Tu forse non te ne accorgi, ma non sei più come prima...sei distratto, assente, come se la tua mente e i tuoi interessi fossero da tutt'altra parte...
- Se è questa l'impressione che hai avuto, sarà vero. Forse non me ne sono reso conto, ho cercato di non farti pesare che ho qualche problema di lavoro, ma è evidente a questo punto che non ci sono riuscito.
- Perché non ne parli con me, preferisco sapere le cose e dividere con te i problemi, mi sembra giusto tra due persone che si amano.
- Hai ragione, ma non volevo preoccuparti...ad ogni modo adesso va meglio, aspettavo la conferma di alcuni contratti che avevo perso e adesso sono finalmente arrivati! Vedrai che tutto si sistemerà, e se ti ho fatto soffrire te ne chiedo scusa, non volevo proprio...
Lo abbracciai sollevata, volevo credergli con tutta l'anima, lo amavo molto e rivolevo il Carlo di prima ancora accanto a me, come una volta.
Per un certo periodo le cose andarono decisamente meglio. Facevamo più spesso l'amore, i suoi viaggi e le sue assenze continuavano a ripetersi, ma quando era in casa si comportava con noi in modo affettuoso, attento e disponibile.
Poi una mattina mi disse che doveva assentarsi per un'intera settimana, a causa di un lavoro importante che una grossa industria con sede a Verona voleva commissionargli.
Cominciai a preoccuparmi, non mi sembrava possibile, poi il suo sguardo...quello sguardo non mi convinceva, c'era qualcosa che non andava, era il mio istinto che mi metteva in guardia, tutti i miei sensi erano all'erta, ne ero certa, qualcosa non funzionava.
Riuscii ad avere il nome dell'albergo presso cui avrebbe alloggiato. Ricevevo le sue telefonate quasi ogni giorno, ma continuavo ad esser assillata dai dubbi...la tentazione di chiamare l'albergo era molto forte e non ressi. Mi attaccai al telefono e mi feci passare la camera.
- Pronto? La voce che sentii non era la sua. Era una voce maschile a me sconosciuta.
- Cercavo Carlo, sono sua moglie, dissi tutto d'un fiato.
- Glielo passo subito, sono Enrico... per gli amici Henri, disse simpaticamente.
Mi passò Carlo che rimase sorpreso e anche preoccupato, pensava fosse successo qualcosa di grave, visto che normalmente ero solita chiamarlo al cellulare. La sua voce mi tranquillizzò e disse che lì a Verona aveva incontrato un vecchio amico e che stavano rispolverando un po' di ricordi.
Mi tranquillizzai, anche se qualcosa ancora non mi quadrava, comunque sapevo di essere un po' troppo diffidente e cercai di non pensarci più.
Ricordo come fosse oggi il giorno del suo ritorno.
Appoggiò le valigie e mi abbracciò stringendomi fortissimo, fin quasi a farmi male.
Poi si accomodò sul divano e mi disse.
- Siediti qui accanto a me.
Ne fui felice e mi accoccolai accanto a lui come ai vecchi tempi.
- Marilena, mi disse, devo dirti una cosa.
- Sono tutt'orecchi, risposi quasi scherzando
- Una volta mi hai chiesto se ti amavo ancora...
- E' vero, ne abbiamo già parlato, non ce n'è più bisogno, dai, cambiamo argomento.
Un'inspiegable angoscia mi stava assalendo, avevo voglia di fuggire...
- No, ascoltami, mi disse. Tu per me sei molto importante, sei l'unica donna della mia vita, sei la madre di mio figlio, non potrò mai dimenticarti, sei insostituibile. Con te voglio essere sincero e capirai tu stessa come può pesarmi dirti quello che sto per dirti...
- Cosa ti è successo? Dissi preoccupatissima e tutta tesa nello sforzo di rimanere calma.
- Mi sono innamorato. E' da un po' che volevo dirtelo, ma non ne trovavo il coraggio.
Mi sentii come se tutta la casa mi stesse crollando addosso. Il cuore batteva all'impazzata, l'ira stava per assalirmi...
- E allora c'era bisogno di dire tutte quelle bugie, che sono l'unica donna della tua vita, che sono insostituibile, bugiardo! Hai proprio una bella faccia tosta! Vergognati!
- Non ho detto nessuna bugia, è vero e lo ripeto, tu sei l'unica donna della mia vita. Infatti, non amo un'altra donna...amo Henri...
Saltai in piedi di colpo, sconvolta, incredula, non era possibile, il mio Carlo, il padre di mio figlio...un gay! Fuggii in camera, mi chiusi dentro e piansi disperata per ore, mi sentivo come se fossi caduta in un baratro da cui non era possibile risalire, volevo fuggire, desideravo che fosse solo un brutto sogno. Adesso mi sveglio e finisce tutto...certo non è vero niente.
E invece era tutto vero.
Ripensandoci adesso mi viene da sorridere.
Sì, da sorridere perché mai allora avrei immaginato di poter uscire da una situazione del genere in modo dignitoso e senza troppi danni. Sembrerà strano, ma dopo questi avvenimenti sconvolgenti siamo riusciti, pian piano, a ricomporre un equilibrio, a salvare la nostra famiglia.
In quella circostanza Carlo ha rivelato una grande sensibilità e molto coraggio, perché, in effetti, per rivelare e affrontare un problema così ci vuole veramente del coraggio. Ci è stato vicino come non mai, ha seguito Matteo come un padre perfetto, lo ha preparato al distacco con molto tatto, senza scendere in particolari che gli sarebbero stati spiegati più avanti, quando la sua maturità lo avrebbe aiutato a capire. Ci ha circondato di affetto e amore e devo dire che è perfettamente riuscito a non farci sentire la sua assenza.
Come ha sempre detto, siamo la sua famiglia, tiene moltissimo a noi e senza di noi non potrebbe vivere. Questo non è forse amore?
Ho imparato che quando si ama veramente una persona bisogna accettarla così com'è, con i suoi lati buoni e quelli meno buoni. Desidero che Carlo abbia una vita felice, che stia bene, e non importa se non è più il mio uomo, se è l'uomo di un altro: resterà sempre mio marito, continuerò ad amare quello che è dentro di lui, la passione non è l'unico legame che tiene uniti un uomo e una donna.
Faccio queste considerazioni mentre guardo affascinata il battello che solca il lago, dondolando leggermente sotto un vento leggero che increspa la superficie, in un'atmosfera di fiaba.
E anche la mia storia sembra una favola, una favola a lieto fine perché nel mio cuore c'è una grande serenità.
Presto sarà Natale. Le luci sul lago si accenderanno con mille colori, il nostro alberello brillerà sulla terrazza e si riempirà di doni. Doni che il giorno di Natale apriremo insieme: Matteo con mamma e papà.
Perché la nostra è ancora una famiglia unita, è ancora una gran bella famiglia.
Marilena P.