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 Where have all the chamois gone
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Roberto Mahlab
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Inserito - 26/04/2004 :  17:35:53  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

"Ormai l'inverno è finito", in letteratura e nelle trame dei film, una frase del genere apre un orizzonte di luminoso futuro per i protagonisti che finalmente si lasciano alle spalle le gelide lame delle tragedie delle vita.
Se però pronunciate la medesima frase rivolti ad uno sciatore, vedrete spegnersi in lui quell'orizzonte di luminoso futuro iniziato il dicembre precedente.

In cerca di un passato così recente e nostalgicamente amato, sabato sono salito sul ghiacciaio del Corvatsch, a St Moritz, per l'ultima sciata della stagione. Il sole, beffardo, pareva concentrarsi sulla neve rimasta sulla pista, fondendola già prima di mezzogiorno. Scommetto che lo faceva apposta e che intanto ai tropici soffiava una brezza fresca. Si aprì una buca e le punte dei miei Rossignol gialli S7 ci finirono dentro e io finii a gambe all'aria. Era finita, la neve non teneva più, era ora di smettere.


Hans, guidatore della funivia e compagno di tante albe e di tanti ritorni, mi salutò con il classico ruotare la forchetta nella ferita :"Ach, già smesso oggi? Na ja, è pericoloso, meglio smettere".
"Guarda che sono già caduto Hans, non mi sono dato per vinto, solo che adesso la neve è diventata della consistenza della minestra di verdura, non è più possibile continuare".
"Ja, ja, è pericoloso, pericoloso, meno male che è finita, domani chiudiamo e finalmente posso andarmene anche io in vacanza", i suoi occhi si persero nella direzione di una misteriosa spiaggia lontana. "Dopo una stagione qui, ci vuole la vacanza, domani parto".
"E abbandoni la tua funivia?", eravamo giunti intanto al secondo pilone, il panorama delle montagne e della vallata era affascinante e rapiva il nostro sguardo attraverso le vetrate della cabina.
"Prenderanno il mio posto delle squadre di esperti, ogni giorno vengono controllate le funi di sostegno, la funivia ha ormai sette anni e la scorsa stagione abbiamo dovuto cambiare uno dei motori di trascinamento, costa, tanti e tanti soldi".
Se non fosse stato per la qualità della neve che sapevamo non più sciabile, nulla avrebbe dato l'impressione di non trovarsi ancora nell'inverno piu' profondo, le nevicate delle ultime settimane avevano ricreato un manto, pur instabile, di diversi metri e il paesaggio attorno era da fiaba.
"Ogni mese dobbiamo mandare un rapporto a Berna", riprese Hans, "e, se trovano che qualche cosa, anche minima, non e' perfetta, ci fanno chiudere".
"Quanto dici mi tranquillizza Hans, guarda, il lago, lo strato di ghiaccio si sta sciogliendo, si vede l'acqua!"
"Eh sì", rispose il mio amico, "per fortuna, quando il ghiaccio si scioglie io so di essere vicino alle mie vacanze". Ma lo sguardo di Hans non era del tutto felice, un'ombra lo attraversava.
"Che cosa c'è?", gli chiesi premuroso.
"I camosci e i caprioli, vedi il bosco? di solito cominciano ad uscire di questi tempi, ma è tanto che non li scorgo più, gli snowboard ormai vagano fuori pista e gli animali si sono spaventati e si sono ritirati in altri luoghi nascosti e non torneranno più".
Osservammo tutti e due il fitto degli alberi, nessuna traccia neppure delle loro orme, "si sono spaventati, non torneranno più", ripeté sommessamente Hans.
Io sorrisi.


Era giusto appena prima dell'inverno, le cime erano già bianche e nella piana del lago la pioggia cadeva fittissima, ben imbacuccato camminavo attorno allo specchio d'acqua ondosa, tra gli altissimi alberi. La giornata non mi appariva grigia, ma verde, il verde chiaro e luminoso della vegetazione che la pioggia nutriva e puliva. Gocce scendevano definite dalle foglie, quando toccavano la terra del sottobosco, udivo una nota. Mi rendevo conto di essere ipnotizzato da quel moto e da quel suono e non riuscivo a scostarmi, gli occhi fissi verso l'interno della buia radura, così fissi che impiegai diversi minuti a riconsocere che stavo fissando altri occhi di un camoscio che mi stavano a loro volta osservando, senza paura. Aprii lo zaino e chiesi se potevo, il camoscio non si mosse e scattai l'immagine. Rimanemmo lì a lungo, l'unicità di quel momento io desiderai conservarla per sempre.

Stavo ancora sorridendo mentre la funivia era arrivata alla stazione, salutai Hans quasi di fretta, un pensiero mi portava via, e gli augurai buone vacanze e arrivederci al prossimo inverno. Giunsi a casa la sera e ancora prima di cambiarmi in abiti da città stavo già scartabellando tra le foto riposte nell'armadio, finché la trovai. Io li avevo visti e non era passato tanto tempo, presto, molto prima ancora dell'inverno, sarei tornato, chissà, forse anche loro.


Where have all the flowers gone
long time passing...

In mente quella bellissima melodia e le parole cantate da Joan Baez, solo una parola era diversa in quella che canticchiavo io:

Where have all the chamois gone
long time ago...

Io lo so.

Roberto Mahlab

   
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