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 14 Concerto di Gola
 L'ultimo Shawrma
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Roberto Mahlab
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Inserito - 24/04/2005 :  17:26:12  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

Ieri sera e' iniziata la festa di Pesach, la ricorrenza che ricorda l'uscita del popolo di Israele dall'Egitto del faraone, la permanenza nel deserto del Sinai e l'ingresso nella Terra di Israele.
Gli ebrei non ebbero il tempo di attendere neppure che il pane lievitasse ed e' per questo che in ricordo di quelle vicende ogni anno per una settimana non mangiamo cibo lievitato, sostituito con il pane azzimo, la Mazzà.

Oggi non e' certo un sacrificio come lo fu ai tempi di Mosè, il pane azzimo e' molto saporito ed e' ingrediente di dolci sopraffini.
Certo che, vivendo in Italia, il paese dalla squisita cucina, la nostalgia e i sospiri per le mille differenti qualita' di delizioso pane e di ghiotti pasticcini si puo' far sentire e cosi' lo scorso mercoledi' mia nipote Pamela e io decidemmo una sorta di addio al celibato paninaro di una settimana, concedendoci un ghiotto ultimo Shawrma.

Lo Shawrma si compone di un bianco pane arabo farcito di carne, di agnello, di vitello o di pollo, che vedete nei locali caratteristici rosolare attorno ad un rullo verticale che ruota vicino ad una parete metallica riscaldata. A Milano hanno aperto un locale che cucina questo piatto in modo spettacolare, e' gestito da una famiglia Israeliana e utilizza prodotti casher, cioe' strettamente consoni alla tradizione alimentare ebraica.

Dato che mia nipote non era d'accordo con la mia drammatizzazione prettamente orientale di "ultimo Shawrma", riuscii a convincerla ad accompagnarmi con la scusa di una conferenza storico letteraria a cui spesso andiamo insieme, prima avremmo chetato la fame dello stomaco e dopo quella della mente.

Esistono interi trattati che elencano i luoghi nel mondo in cui si mangia il migliore Shawrma, in Europa e negli Stati Uniti ne sono stati aperti moltissimi, in Israele ne sorgono in pressoche' ogni via e io ricordo che una delle mie zie a Tel Aviv, sapendo che mi piaceva molto, me ne preparava pentole ricolme quando la visitavo nel quartiere di Ramat Gan. A Ramat Gan si erano riuniti gli ebrei fuggiti dall'Iraq, tra essi gran parte dei miei famigliari, dopo che le persecuzioni contro il ghetto di Bagdad divennero insostenibili e su Ramat Gan si scateno' la furia dei missili di Saddam Hussein durante la prima guerra del golfo.

La cuoca sopraffina del locale sapeva che andavamo a trovarla soprattutto per il Shawrma, anche se il suo menu contemplava tante altre delizie e ci preparo' due soffici pita colmandole di piccoli pezzetti di carne che tagliava dal rullo e poi condi' il tutto con tahina, la salsa ai semi di sesamo e con le babinjan, le piccole melanzane sotto olio, di cui vado matto.

Mentre la signora era intenta a prepararci quella delizia, io le chiesi se lei pronunciava come noi "Shawrma" oppure usava la dizione piu' comune di "Shawarma". "Solo voi di origine irachena e anche chi e' di origine iraniana pronunciate Shawrma!" e solo da una pronuncia di un cibo comprese la storia della mia famiglia.

Ci porse la pita e Pamela e io entrammo in un'altra dimensione, avventandoci a bocca aperta e addentando ad occhi chiusi quell'angolo di paradiso. Durante il viaggio verso il locale io scommisi con Pamela che il locale sarebbe rimasto aperto durante la settimana di Pesach e avrebbe offerto agli avventori uno Shawrma particolare, nella mazzà anziche' nel pane arabo.

Mia nipote mi aveva vietato espressamente di chiedere una tale blasfemia alla proprietaria e io, pur di farlo, aspettai che Pamela avesse la bocca piena e non potesse fermarmi. "A Pesach siete aperti e farete lo Shawrma con la Mazzà?".
A Pamela ando' di traverso un boccone e alla signora il fiato. Entrambe mi lanciarono uno sguardo infuocato e io mi resi conto solo allora di aver trasgredito una ricetta che si perde nei tempi dei tempi. "Potrebbe essere una buona idea, ma nessuno lo ha mai fatto e poi a Pesach il locale rimane chiuso e ce ne andiamo per una settimana in vacanza in Israele", rispose e poi aggiunse : "Ma questo dove lo hai trovato?", rivolgendosi a Pamela e indicando me, intanto che mia nipote immortalava il mio appetito con una fotografia.

Come al solito e, come previsto, il pasto duro' ancor piu' del previsto e cosi' non ci fu piu' il tempo per andare alla conferenza, ma eravamo soddisfatti e io raccontai a Pamela che in fondo se fossimo vissuti nei tempi dei tempi il nostro unico pensiero sarebbe stato uno Shawrma attorno al fuoco nel deserto della Mesopotamia, sotto la luna e tra una sosta e l'altra di un lungo viaggio a dorso di cammello, non c'erano certo conferenze letterarie a cui andare allora.
Questa considerazione cheto' la nostra coscienza. I nostri stomaci gia' ci volevano bene, dopo l'ultimo Shawrma.


Ieri sera infine abbiamo festeggiato a casa di mia sorella la cena di Pesach e abbiamo letto l'Haggadah, il racconto di quanto accadde, abbiamo cantato Ma Nishtana, che cosa differenzia questa sera dalle altre sere e poi la risposta, Avadim Hainu, fummo schiavi del faraone in Egitto, abbiamo assaggiato una foglia di prezzemolo intinta nell'aceto per ricordarci l'amaro della schiavitu' e, di narrazione in narrazione, attraverso le dieci piaghe e i detti dei saggi, siamo approdati al giorno del passaggio alla liberta', allo splendido inno melodico di una musicalita' soprendente che si intitola Bezet Israel, "quando Israele usci' dall'Egitto e il mare vide e fuggi', il Giordano si volse all'indietro, i monti saltellarono come arieti, le colline come agnelli di fronte al Signore".

Da ieri e per una settimana mangeremo mazzà al posto del pane, per ricordare la Storia.
Quasi tutte le feste ebraiche sono celebrazioni di ricorrenze storiche, Hannuka' ricorda la guerra di liberazione, Pesach l'uscita dall'Egitto, Sukkot la permanenza nel deserto e cosi' via. Storiche e non prettamente religiose. In particolare ad ogni evento i giovanissimi vengono incoraggiati a fare domande e a studiare quanto accadde. Dunque ai ragazzi viene insegnata la storia del popolo ebraico, anche per queste, come per tante ragioni, si puo' comprendere come l'ebraismo abbia mille facce e a fianco di quella religiosa ci puo' essere tranquillamente quella laica di memoria storica, di considerazione di popolo piu' che di religione, quella che in fondo ha condotto al sionismo e alla rinascita dello Stato di Israele.

Io credo che insegnare celebrando la storia spinga i ragazzi ad essere curiosi, a considerare il passato e a trarne insegnamento per l'avvenire, insomma lo studio del passato sulla base di feste e ricorrenze insegna loro a studiare la storia, a conoscerla e, dunque, a sapere che una storia esiste, che esistono delle fonti da consultare indipendentemente, li spinge a non farsi influenzare.

In societa' in cui questo non avviene, accadono i drammi. Ad esempio la scorsa settimana all'universita' di Torino una insegnante che aveva invitato a parlare un addetto dell'ambasciata di Israele e' stata minacciata addirittura con dei razzi da dei gruppi estremistici e non e' la prima volta da alcuni mesi a questa parte che tali fatti avvengono.
Dunque abbiamo davanti agli occhi che a tali gruppi di giovani qualcuno insegna l'ideologia e nasconde la storia con i risultati che sappiamo e la convinzione che Israele e' il demonio e gli ebrei non possono neppure parlare, diventa la normalita'.

La mia tesi e' che avere invece feste storiche cosi' importanti sia una barriera all'ignoranza della storia che produce la dimenticanza e causa la ripresentazione di sempre gli stessi mostri. Chi ha saputo trasmettere l'usanza di festeggiare ricorrenze bibliche storiche e' stato un tipo proprio in gamba e previdente!

E tra una settimana ce ne andremo a mangiare il primo Shawrma di una lunga e nuova serie.

Roberto


   
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