Elena Fiorentini
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Inserito - 15/12/2004 : 14:23:01
** Il canto popolareParte prima
Creato dal popolo,nato per soddisfare una esigenza pratico-estetica ed unicamente per tradurre fonicamente una spontanea estrinsecazione della psiche umana, vanta origini protostoriche . La sua forma viene determinata da agenti esterni quali il clima , l’altitudine, la fauna. Esempi indiscutibili ci vengono da forme musicali create in epoche remote e presenti in ogni parte del globo: la ninna nanna e la barcarola. Queste forme comportano elementi ritmici e melodici che ripropongono il movimento fisico del remo,il movimento binario della culla o il il moto ascendente e discendente dell’onda in tutte le melodie di questo tipo. Altro esempio interessante consiste nella pratica dello jodler, presente nell’arco Alpino, in alcune zone della Sardegna e in Africa. Il canto, nelle sue più svariate manifestazioni , ripropone ad imitazione dell’ambiente in cui nasce, le alte vette, il profilo geografico, i rumori, i suoni della natura, il canto degli uccelli, le voci degli animali. Il canto popolare, tramandato da generazione in generazione, all’inizio aveva un individuo poetante, in effetti si tratta di un vero e proprio nomòs, cioè un’aria che subisce varianti ritmiche e melodiche e applicazioni di testi diversi. Troviamo perciò corretto parlare,a proposito di canto popolare, di etnofonia vocale. Sconosciuto e poco praticato, se non addirittura dissolto e trasfigurato, viene confinato in pochissimi spazi ristretti e ben definiti,sia per la difficoltà di diffusione a causa delle difficoltà dell’intonazione di microintervalli, poco seguito o ignorato nei paesi euro-occidentali soffocato da altri tipi di musica e oramai semi-scomparso. Il musicista ungherese Bartòk Béla ci racconta anche della difficoltà di trascrivere in notazione standard i ritmi bulgari o i microintervalli. Ecco l’esempio della trascrizione di un lamento ungherese. I suoni leggermente calanti vengono indicati con delle freccette. Viene spontaneo a questo punto domandarsi quando si iniziò ad interessarsi del canto popolare e dei problemi ad esso connessi. ...continua...
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Elena Fiorentini
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Inserito - 15/12/2004 : 19:06:49
Parte secondaI primi documenti moderni sul folclore si datano attorno alla fine del 1700 e sono opera di storici , filologi e amatori. Nel 1800 tra i nomi più insigni citiamo Hegel,Herder, Niccolò Tommaseo, Carlo Cattaneo, D'Indy, Costantino Nigra, e i questo secolo Liuzzi, D'Ancona, Barbi, Leydi. Gli studi dei filfologi erano all'inizio rivolti alla poesia popolare ed alla ricerca di un archetipo rivelatasi poi inutile . Infatti, per quanto riguarda quest'ultimo problema il Tommaseo dice: "...le varianti sono studio di estetica e di alta filologia..." Un solo canto con più varianti può essere per lo studioso più interessante di un numero maggiore di canti, due o tre o quattro in più.Nel 1800 gli studi miravano a ribadire il concetto di nazionalità e provocarono in tal modo la nascita delle "Giovani scuole nazionali" , che , pir accettando gli strumenti della musica moderna , inserirono elementi del folclore nazionale: la giovane scuola nazionale russa, boema, ecc. La disciplina della etnomusicologia, che si occupa delle tradizioni orali della musica è pervenuta assai tardi allo studio dei cnti euro-occidentali, essendo dapprima rivolto allo studio delle musiche africane e asiatiche, nel tentativo, non completamente fuori luogo,dato il patrimonio rimasto incontaminato e quantitativamente interessante, di riscoprire le origini del linguaggio musicale e non, dei popoli protostorici. Si evidenzia, nella ricerca del canto che a noi interessa, un genere vocale che per interesse storico e valore artistico, sorpassa di gran lunga altri generi minori , nati in cerchiepiù ristrette: la canzone epico-lirica le cui origini si fanno risalire all'alto medioevo. Dalla Francia settentrionale , dove è nata, si è rapidamente diffusa in Spagna e, per quanto riguarda l'Italia,in Piemonte, divenuto il centro di irradiazione, sia presso le lingue celto-romanze che presso altri dialetti -Veneto e Toscana -ed è divenuta l'unica forma di cnzone epica che abbia avuto l'Italia. Musica e testo sono caratterizzati da grande semplicità , varietà di contenuto, tratti vigorosi. Narra di fatti storici , casi romanzeschi, familiari e tragici. Ecco alcuni titoli: Donna lombarda La figlia del re di Francia La storia del Moro Saracino Il testamento del capitano La pesca dell'anello La contessa di Carisi e molte altre tuttora note. La canzone epico-lirica manca di elementi coltie manca di una forma fissa. Così il Barbi la descrive: " Canzone con i versi ordinatamente divisi in due membretti, uguali o no, con cesura piana, se la seconda parte finisce in ossitono o viceversa; assonanza, strofe rese più o meno complicatedalla ripetizione degli emistichi o dal ritornello. Sono monorime, a terzetti in modo che , se i versi assonanti sono ossitoni , il verso è piano o viceversa. " da "Storia di poesia popolare" Barbi Questo concetto è seguito dall'esempio seguente e :
La bergera ( La pasora e il lupo) descrizione e analisi Ha una stretta analogia con uno dei Carmina Buranadel XII e XIII sec. che inizia con le parole: "Lucis orto sidere..." Metro - - - - - - - ! / - - - - - ! - Cadenze nel I e nel IV verso . ossitone .Strofe polimetre (8+7) Nel secondo e nel IV verso , assonanti e parossitoneIl verso musicale presenta caratteristiche dell scala pentatonica . La tonalità è in re minore , il sib ha la funzione di evitare il Tritonus, di scomoda intonazione. S tratta piuttosto di un modo dorico con seso grado , il si bemol, abbassato. Il testo è proveniente da Cintano, nel Canavese, dettato a Costantino Nigra da Teresa Bertino.
La bergeraLa bergera larga i mutun al lung de la riviera E 'l sul levà l'era tant càud la sè setà a lìumbreta Jiè sorti 'l grand lùv dal bosc cun la buca ambajeja, a j'jà pià 'l pi bel barbin ch'à l'era 'nnt la trupeja La bergera s'buta a criar "Aj mi, povra fieta se quaicadùn a m'ajutèis, saria sua muruseta. Passa da lì gentil galnt con la sua bela spaja a j'a dàjje trei culp al lùv, barbin l'è sautè in terra. "Ve ringrassio gelntil galant, ve ringrassio d'vostra pena. Quand el barbin sarà tondù ve dunarò la lena" Mi n'a sun pà marchant du pann, nianca marchand de lena. Un basin del vost buchin me pagherà la pena. ***
Edited by - Elena Fiorentini on 15/12/2004 20:57:15
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