Elena Fiorentini
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Inserito - 04/01/2009 : 16:40:08
La ciòsa dialetto brescianoNa nidada de pulzì Quand ga manca la galina I vedom töta matina Dent e föra dal sò nì. Inquiecc de sà e de là I scorasa zo per l'era E, puarì! 'l ga par gna era. Che la mamma la sies vià. I và inans, i turna 'ndré, I e varda d'ogni banda , el pìo pìo l'è na domanda Do l'è 'nada e se la vé?
Finalment de l'ös del bröl Dove l'ia sarada denter La ve föra e la 'sfa senter Col clok colk a ciama i fioi.
A quel clok un po i sta möcc A scultà e po tö insema, Anca quei che ga la rema A le gambe, i cor là töcc.
Nog'nè gìù che reste 'ndre, E pìo pìo de töta lena Chi ga salta su la schen Chi 'l ga pesta ensima ai pè.
Animacc d'amur sincer Vers la so cara galìna, El par fina che la manfrina I gà bale del piaser.
G:B: Zani dal "Lombardia" ed. Paravia - Milano della collezione di Almanacchi regionali, dedicati alle scuole del popolo. 1925 Queto è il libro di scuola per le "scuole del Popolo" e rappresenta uno spaccato della vita di tutti i giorni dove i piccoli scolari apprenderanno le regole della vita, del lavoro dei campi degli usci e costumi della regione dove vivono. Ogni capitolo porta il nome di un mese. Qui i ragazzini possono trovare consigli per la semina e informazioni sulle città della regione da loro abitata. L'interessante è che questo volumetto, trovato nella libreria di una maestra, è stato curato in modo eccezionale in ogni sua parte. E' elegante, non contiene errori o imprecisioni, e, anche se non è a colori come i libri del giorni nostri, le illustrazioni sono gradevolo. Ci sono i proverbi del mese, le canzoni popolari, ( parole e musica)e le posie dei grandi autori italiani da Manzoni, Carducci, Pascoli e altri, non trascurando notizie di illustri uomini italiani, da Leonardo da Vinci a Galileo Galilei. Non mancano le poesie dialettali. La poesia che potete leggere oggi è un omaggio alla citta di Brescia. Il bresciano, come altri dialetti, è una lingua che ha ceduto il passo all'italiano, non per questo è abbandonata, semmai si evolve con nuove parole che si aggiungono. Il bresciano non è difficile da capire per chi abita in Lombardia, tuttavia la traduzione potrebbe essere importante. Elena Fiorentini
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luisa camponesco
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Inserito - 05/01/2009 : 09:35:13
Traduzione letterale con qualche dubbio su alcuni termini.
La chiocciaUna nidiata di pulcini Quando ci manca la gallina Li vediamo tutta mattina Dentro e fuori dal suo nido. Inquieti di qua e di la Scorazzano giù per l’aia E, poverini non ci par vero Che la mamma sia via. Vanno avanti e tornano indietro Guardano da ogni parte Il pio pio è una domanda Dove è andata e se viene? Finalmente dietro l’uscio dell’orto Dove era stata chiusa dentro Viene fuori e si fa sentire Col clok colk a chiamare i figli A quel clok un po’ stanno muti Ad ascoltare e poi tutti insieme Anche quelli con la tremarella (rema?) Alle gambe, corrono là tutti. Non c’è n’è nessuno che rimane indietro E pio pio di tutta lena Chi le salta sulla schiena Chi le pesta sopra i piedi. Animati d’amor sincero Verso la cara gallina Sembra persino che la danza (manfrina?) Sia un ballo di piacere. Luisa Camponesco
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Elena Fiorentini
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Inserito - 05/01/2009 : 13:53:54
"Uffa, che noia, è la solita manfrina", sbuffò Gabriella, quando la mamma le ripetè come avrebbe dovuto comportarsi in casa della signra Giulia, dove avrebbe passato una settimana di vacanze! Avrebbe potuto dire anche : " Ufff,la solita musica". La manfrina deriva il suo nome da "monferrina", danza in 6/8, originaria del Monferrato. In realtà monferrine con il nome di manfrine se ne trovano in varie regioni. Come si sa, nella danza in gruppo o in tondo, la musica è ripetuta finchè i danzatori hanno eseguito tutti i passi. Sarà per questo motivo che si parla di "manfrina" quando si dice che una cosa è ripetuta più volte? Sarà anche per questo motivo che il poeta bresciano Zani, parla della manfrina con il significato di "noiosa ripetizione" . El par fina che la manfrina I gà bale del piaser. scrive il poeta bresciano Zani.
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