"Ma ti vuoi sedere a leggerti i tuoi Asterix mentre parlo con la compagnia di navigazione?", è esplosa la mia segretaria esasperata dal mio inquieto camminare avanti e indietro per l'ufficio dopo aver finito di svuotare i cestini. "Ti devi trovare qualcosa da fare per tenerti impegnato fino a primavera, quando tornerà il sereno e potrai tornare a fare foto degli astri con il telescopio". La mia segretaria ha sempre una soluzione per tutto. Qualcosa da fare per tenermi impegnato."Farò una Tarte Tatin", le ho detto il giorno dopo mostrandole una ricetta che avevo trovato su internet. "Wang, ti richiamo, ho un'emergenza qui!" e la mia segretaria ha messo giù il telefono con la Cina, poi ha contato fino a dieci inspirando ed espirando con gli occhi chiusi e poi ha risposto con una calma innaturale e guardandomi fisso negli occhi :"va bene, immagino che tu sappia che oltre agli ingredienti indicati nella ricetta, sia necessaria una casseruola. Ora si dà il caso che le casseruole non sia facile trovarle, quindi visto che oggi è venerdì tu hai tutto il fine settimana per trovarne una, se non ci riesci, niente tarte Tatin, se ci riesci, cosa di cui dubito, ti darò una mano a farla sospendendo per qualche ora la gestione dei flussi commerciali del pianeta Terra". E scuotendo la testa ha ripreso in mano la cornetta del telefono per richiamare Wang.
E per tutto il fine settimana sono andato a piedi in giro per la metropoli intera a cercare un negozio che vendesse le casseruole. Fu da allora che l'antico detto :"è come cercare un ago in un pagliaio", fu sostituito dal moderno detto :"è come cercare una casseruola in una città".
Era domenica sera e io camminavo rasente ai muri ignaro della pioggia che cadeva da un cielo plumbeo con le auto che sfrecciavano e mi inondavano con l'acqua delle pozzanghere quando attraversavo. Avevo cercato dappertutto, dai ferramenta alle pasticcerie ai supermercati, ma più che risposte negative o incoraggiamenti di provare in una tipologia di negozi fantasiosa, non ricevevo. Non sarei ritornato in ufficio mai più. Avrei preso una borsa con dentro le cose più care e cioè la collezione di Asterix e sarei scomparso in qualche foresta del Sudamerica, non avrei certo potuto altrimenti sopravvivere alla vergogna di tornare in ufficio senza casseruola e senza avere la possibilità di trovarmi un impegno dopo aver finito di svuotare i cestini.
Vicino a casa, un negozio di macchine per caffè di una marca famosa. I miei occhi sono stati attirati da un oggetto in vetrina, mi sono avvicinato :"casseruole professionali di ogni misura", era indicato su un cartellino. Mi sono precipitato dentro e mi sono fermato di colpo, sembrava una gioielleria, sui banconi artistici c'erano articoli che sembravano composti da pietre preziose, fondi di pentole tipo mosaico. E prezzi da lingotto d'oro. "Vorrei una casseruola", ho mormorato alla commessa vestita elegantemente come se fossimo a Tiffany a New York. Mi ha risposto con accento di Oxford :"di che misura la vuole?". Ci ho pensato su un po' osservando i cartellini dei prezzi e ho risposto :"me ne dia una da un paio di once". "Dovrò dire alla mia segretaria di aumentare i prezzi dei nostri listini del duecento percento per rientrare nella spesa", ho riflettuto.
Sono uscito con la casseruola sotto braccio, sentivo il cuore battermi per l'entusiasmo, all'improvviso la pioggia lasciò spazio ad uno sprazzo di sereno e mentre correvo verso casa osservavo con affetto i miei concittadini che affollavano i marciapiedi, chi tenendo stretto un cagnolino, chi un bambino, chi la fidanzata e comprendevo cosa provavano, mentre io tenevo stretta la mia casseruola.
"Ti richiamo Wang", disse la mia segretaria posando delicatamente il telefono lunedì mattina, "bravo, hai compiuto una missione impossibile, avevo pensato di scommettere una cifra folle contro di te dai bookmakers di Londra!", quando la mia segretaria usa battute di spirito, lo fa con alta classe.
E mi ha guidato nella preparazione della Tarte Tatin en casserole.
Ho sbucciato otto mele, tolto il torsolo e le ho divise in quattro spicchi. Intanto la mia segretaria cospargeva di burro la casseruola, poi ne aggiungeva qualche ciuffetto sparso e poi ricopriva il tutto con due dita di zucchero. Una fila di spicchi di mele con la parte concava in giù, poi ancora zucchero e il resto delle mele con la parte concava in alto.
Sul fuoco per qualche minuto fino a che lo zucchero si è dorato, poi ha spento il fuoco e ha appoggiato nella casseruola attorno alle mele un confezione di pasta brisé, facendola bene aderire attorno ad esse. Poi abbiamo acceso il forno e inserito la casseruola per venti minuti a temperatura di 220 gradi, fino a che abbiamo notato che la pasta si stava gonfiando e poi per altri venti minuti a 180 gradi. Quindi abbiamo estratto la casseruola e l'abbiamo adagiata su un vassoio e l'abbiamo rovesciata, di modo che la composta di mele finisse verso l'alto e la crosta brisé verso il basso.
"Wang, dove eravamo rimasti?", ha sospirato la mia segretaria al telefono poco dopo, leccandosi le labbra con la lingua per ingoiare le ultime briciole della torta con espressione estasiata.
Sguardo estasiato che si è alquanto raffreddato appena ho esclamato :"adesso voglio imparare a fare tutti i dolci del mondo!".
Roberto Mahlab - Le ricette dell'ufficio