Gli esseri umani hanno sempre lasciato tracce di sé, dai disegni nelle caverne dell'epoca preistorica alle immagini di cosa hanno mangiato a cena nell'epoca dei social. Lasciare tracce di sé serve per farsi ricordare nel futuro, dai disegni nelle caverne sappiamo dell'esistenza dei nostri antenati, di cosa facevano e come vivevano, un eventuale visitatore di altri mondi un giorno saprà chi eravamo e cosa facevamo da tutto quanto noi creiamo e lasciamo a testimonianza della nostra esistenza. Poter lasciare tracce di sé è raro tra gli abitanti dell'ecosistema del pianeta Terra, non esistono altre specie che siano in grado di farlo volontariamente e coscientemente, lasciare tracce di sé può essere quindi considerato il riferimento delle specie intelligenti. Specie che sono favorite da determinate caratteristiche fisiche in grado di trasformare in segni e oggetti le formazioni di pensiero della mente, fino a intrecciarsi a vicenda nello sviluppo dell'esistenza.
I miliardi di altre specie non sono così fortunate, dagli strani esseri che esistono in fondo agli oceani agli adorati gatti non ci sono specie che hanno caratteristiche fisiche in grado di trasferire pensiero a testimonianza per il futuro. In verità potreste dire che per il gatti non è proprio così, visto che i social sono pieni di loro foto, essi probabilmente hanno la capacità di manipolare le menti e gli arti degli esseri umani affinché riportino le loro tracce.
Perché è così importante capire quali esseri sanno lasciare tracce di sé per i nostri obiettivi di ricerca spaziale? Perché utilizzando le analogie di come esseri intelligenti sanno lasciare tracce di sé possiamo cercare altre civiltà intelligenti comprendendo come eventualmente lascerebbero tracce di sé. Ovviamente questo non esclude la nostra capacità di cercare nell'universo esseri che non sono in grado di farlo usando sempre le analogie di che cosa cercheremmo sul nostro pianeta.
Nella conferenza del 4 settembre i relatori del gruppo scientifico del Germoglio-KLab hanno accompagnato il pubblico in un percorso alla caccia delle tracce che lasciamo nell'universo e che l'universo lascia in noi, nell'immensamente grande con le astrofotografie di Fulvio Fabbiano e nell'immensamente piccolo con i microscopi di Irene Quaglia. Certo gli spettatori si sono domandati allora cosa ci facessi io tra i conferenzieri, visto che gran parte del genere umano vorrebbe che si perdessero le tracce di me....
(Tratto dalla presentazione della conferenza "Tracce di noi" che i relatori più belli che bravi del Germoglio K-Lab sono stati invitati a tenere a Inzago il 4 settembre).
Roberto Mahlab - Cns - Concerto News System