ophelja |
Millenovecentocinquantatre: avevo cinque anni e il mio giocattolo preferito era una bambola. Ne avevo una che mi sembrava grande, con i capelli neri cotonati come una parrucca della Pompadour e un vestito celeste a piccoli fiorellini blu, con tre balze. Sugli occhi azzurri di vetro si chiudevano delle palpebre movibili dalle lunghe ciglia nere; quando la reclinavo all'indietro un cicalino emetteva una specie di vagito…Saranno state così le bambole delle allieve del prestigioso Wellesley College? Forse. Certamente erano simili le aspettative di tutte le ragazze di quel tempo: matrimonio, famiglia, figli. Eppure c'è qualcuno - nel film è un'insegnante di storia dell'arte -che incrina quelle certezze insegnando loro a vedere oltre, perché spesso "tutto non è come appare." L'importante è seminare: qualcosa resterà. E infatti resterà nel cuore di quelle allieve che ama ma che lascerà per non abdicare alle sue idee. Un film bello, dove le comprimarie sono tutte ugualmente brave come la Roberts. Belle le ambientazioni e le musiche. Ophelja
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