Fragile e in camminoDurante il mio primo pellegrinaggio a Medjugorje ho deciso di affrontare la salita al Krizevac, il monte delle stazioni della Via Crucis. Era una sfida che già dall’inizio mi sembrava più grande di me: il sentiero roccioso, la fatica del corpo e il timore di non riuscire ad arrivare in cima mi rendevano pessimista.
Alla terza stazione, quella che ricorda la prima caduta di Gesù, ho pensato seriamente di fermarmi. Poco prima ero scivolato, senza conseguenze, ma con dentro la netta percezione della mia fragilità. Avevo quasi deciso di rimanere lì, aspettando il ritorno degli altri pellegrini del mio gruppo, ignaro che sarebbero scesi da un altro percorso.
In quell’attimo di debolezza ho ricevuto però un dono inatteso: la consapevolezza di poter diventare piccolo. Fragile come un lombrico che cade a terra, ma anche capace di andare avanti come un millepiedi, passo dopo passo. A sostenermi c’erano mani, sguardi e incoraggiamenti di tanti altri pellegrini, sconosciuti eppure vicini.
Non era più solo una salita faticosa, ma il segno concreto di una Chiesa in cammino, dove nessuno resta indietro e anche la debolezza diventa parte del viaggio.
Beppe Andrianò
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