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Roberto Mahlab
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Inserito - 16/08/2003 :  05:56:14  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Penang, Malesia - 16 agosto
La giovane alzo' il coltello verso la gola dell'uomo e gli rivolse il classico schiocco con la lingua ad indicare le sue intenzioni. Scoppiammo a ridere tutti e tre, lei lui e io, riuniti dopo il lavoro nella caffetteria ai bordi della piscina, mentre gli scrosci violenti e improvvisi ci ricordavano di essere in piena stagione delle piogge.

La coppia di miei amici, musulmani, aveva messo in atto quella pantomima dopo che nella sala era entrata una famiglia di turisti provenienti dal golfo arabico, un uomo in short e cannottiera e dietro di lui una coda di donne completamente avvolte da capo a piedi in vesti nere, anche gli occhi vi erano nascosti, tanto che l'uomo doveva ogni tanto prendere tra le sue mani la manica della veste di una di loro affinche' non inciampasse. Si sedettero ad un tavolo vicino al nostro e le vesti impedivano alle donne di poter mangiare, con una mano dovevano leggermente sollevarle all'altezza della bocca per poter inserire nell'apertura la forchetta.
Il mio amico aveva chiesto scherzosamente alla moglie che cosa avrebbe fatto se lui avesse preteso di applicare quella parte della legge islamica che trattava le donne in quel modo e la ragazza gli aveva fatto capire con il coltello a che cosa sarebbe andato incontro.

Un comportamento come quello del turista del golfo non e' possibile nella moderna Malesia, dove la maggiorparte della popolazione musulmana non riesce a perdonare i costumi dei loro correligionari di alcuni paesi arabi. In Malesia le donne sono rispettata parte, come in occidente, di ogni processo economico e amministrativo, donne volano sugli aerei dell'areonautica militare, sono presidenti di grandi banche, occupano ministeri e il diritto di famiglia e' esteso e diffuso e difeso come in qualsiasi altro paese libero al mondo.
I miei interlocutori mi dicono di rendersi conto del pericolo incombente da parte dei fondamentalisti islamici, quanto avvenuto alle donne dopo la presa del potere da parte dei talebani in Afganistan e la notizia di ieri che i "guardiani della rivoluzione" in Iran hanno respinto la firma alle Nazioni Unite di un documento che propone l'eliminazione della discriminazione verso le donne perche' lo considerano contrario alla legge islamica.

In una delle regioni costiere orientali ricoperte dalla giungla della Malesia, nel corso di consultazioni locali, ha vinto il partito panislamico di tendenza fondamentalista e nel piccolo territorio la scorsa settimana e' passata una legge che impedisce alle donne di cantare e ballare. Ha fatto impressione il fatto che il divieto e' stato emesso non solo per le donne musulmane, ma e' stato esteso anche alle donne di tutte le altre origini che fanno parte della composita popolazione che vive in tutto il paese, i malay musulmani sono il sessanta percento, trentacinque percento i cinesi e cinque percento gli indiani, il totale e' di circa ventisei milioni di persone.
I giornali vicini al governo islamico moderato si sono scagliati contro gli amministratori della regione costiera e hanno riportato la decisa protesta del governo centrale.

Mentre piove sempre piu' forte attorno al nostro leggero pasto di mezzogiorno, i miei amici mi fanno presente che la guerra tra l'Islam moderato e veritiero e quello fondamentalista ha una chiara linea del fronte: la donna. La donna che i fondamentalisti ritengono come appartenente ad una razza diversa e inferiore, secondo le parole che aggiunge la mia amica.

In Malesia vigono due codici, quello civile e quello della legge islamica, tale legge e' applicabile solo ai musulmani, per esempio negli alberghi c'e' un avviso ai turisti che indica che gli uomini musulmani non possono ricevere massaggi da parte di massaggiatrici donne, altrimenti verranno denunciati.
Nei giorni scorsi ha fatto sconcerto la notizia di una pattuglia di agenti della stradale che ha fermato una coppia perche' si teneva per mano in pubblico, il furore dell'opinione pubblica e del governo e' stato riassunto dagli editoriali dei giornali che chiedevano agli agenti di polizia se non considerassero di dover utilizzare il loro tempo pagato dai contribuenti per stanare delinquenti piuttosto. La coppia e' stata rilasciata con tante scuse e per un po' e' divenuta la beniamina della stampa.

Benche' dunque in Malesia istituzionalmente donne e uomini godono dell'assoluta parita' di diritti e doveri, i giornali ospitano spesso lettere molto dure di donne che protestano contro dichiarazioni irrispettose di uomini politici e esponenti religiosi legati al fondamentalismo e indicano che, come del resto in tutto il mondo, il rispetto della figura femminile come assolutamente uguale a quella maschile stenta ad imporsi, a causa di storiche abitudini che vorrebbero far ritornare la donna in casa, senza lavoro, denaro, proprieta' ed educazione scolastica.
Le corti dei tribunali civili spesso annullanno le decisioni di quelli religiosi e un articolo ribadisce sul New Strait Times che ci sono tanti veri studiosi che interpretano la legge islamica correttamente nel senso di salvare i sacri vincoli matrimoniali e non di dare la possibilita' all'uomo di rescinderli a suo piacere e gradimento, con l'appoggio dei tribunali islamici.

Soprattutto nel nord del paese c'e' l'abitudine per le donne musulmane di portare un colorato velo a coprire la testa, mentre spostandosi verso il centro e poi il sud anche questa tradizione e' meno sentita.

La moglie del primo ministro malese ha celebrato insieme a molte autorita' i successi ottenuti da una organizzazione denominata :"Sorelle dell'Islam".
E' composta da donne che studiano i testi sacri e trovano la dimostrazione che l'interpretazione fondamentalista riguardo alla donna e' del tutto appositamente priva di fondamento. Sono ovviamente avversate dall'establishment ultraconservatore che le attacca da siti web e mette in dubbio il loro attaccamento alla religione, accusandole di non portare il velo. La risposta della presidente dell'organizzazione e' stata lapidaria :"Mia madre, devota musulmana, non lo vestiva se non alle cerimonie religiose. L'uso del velo ha cessato di essere una questione personale e gli ambienti fondamentalisti usano la questione per fini politici e questo da poco, le donne che hanno contribuito alla costituzione della Malesia negli anni sessanta e settanta, non lo portavano".

Ovviamente, a parte la questione ormai politica del velo, le donne malesi sono convinte che sia non solo possibile, ma necessario dopo l'undici settembre, ritrovare nelle radici e nei testi della religione quell'Islam compassionevole e tollerante che permette all'intera societa' di partecipare allo sviluppo globale e stanno aprendo canali di contatto con le organizzazione femminili del nuovo Afganistan.

La moderna parte musulmana della societa' malese e la consapevolezza delle donne rientrano, a mio parere, nel commento del collega del New York Times, Thomas Friedman, che in un editoriale dell'undici agosto, dopo un incontro con i religiosi islamici progressisti iracheni, riporta il pensiero comune che sia necessario opporsi ai due totalitarismi che dirottano l'Islam, quello religioso dei Bin Laden e quello secolare dei Saddam Hussein che usa l'Islam come copertura. E' un compito che attende i moderati e progressisti del mondo musulmano, solo essi sapranno come sconfiggere i due estremismi.

La donna, campo di battaglia per chi usa la violenza perche' incapace di conoscenza, sapra' avvisarci quando questa epica lotta all'interno dell'Islam sara' terminata con la vittoria della ragione umana.

Bob Porter - South East Asia - Cns Concerto di Sogni - @2003


   
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