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 I corrispondenti/Il Sarto di Panama
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Roberto Mahlab
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4 febbraio 2003 - Dalla redazione della Concerto News System

Nel novembre del 2001, Concerto di Sogni era in via di creazione da parte del nostro Beppe, ma gia' avevamo chiara la linea editoriale che avremmo seguito dall'atto dell'apparizione della nostra rivista letteraria.
Parte di tale linea avrebbe dovuto essere una apertura di canali informativi da piu' aree del mondo.
Tra le mail che allora ricevemmo, una di quelle che ci stupi' di piu' ci pervenne da un nostro corrispondente in un'area sensibile del Mediterraneo, confesso che non osammo pubblicarla perche' era un'analisi cosi' precisa che non riuscivamo a giudicare l'autorevolezza della fonte.

Poco tempo dopo ci dovemmo ricredere, perche' la fonte non era solo di prima qualita', ma anche particolarmente corretta.
A poche settimane dall'orrendo attentato alle Torri Gemelle di New York, un rapporto lucidissimo da parte di colui che identificheremo come :"Il sarto di Panama", ci raccontava in esatto dettaglio quanto avremmo appreso dai notiziari nel corso dei mesi successivi.
Negli scorsi giorni abbiamo chiesto al nostro amico di continuare a seguire la parte informativa del nostro concerto, sperando che divenga solo uno dei nostri tanti corrispondenti dalle aree calde o interessanti del pianeta.

Ci ha inviato nei giorni scorsi un'analisi sulla crisi attuale nel Medio Oriente ma, prima di pubblicarla, desideriamo portare alla vostra conoscenza, con l'accordo del nostro "Sarto di Panama", quanto ci scrisse nel novembre del 2001.

Ringraziamo il nostro amico e gli diamo un pubblico benvenuto su Concerto di Sogni.

Roberto

Roberto Mahlab
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Servizio inviato da uno dei nostri corrispondenti dal Medio Oriente il 9 novembre 2001.
Il Sarto di Panama ci scriveva alla vigilia della guerra in Afganistan:
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Il punto.

So che puo' sembrare strano dirlo, ma la guerra puo' essere gia' finita, o meglio non e' mai cominciata. Il dramma e' stato l'attentato iniziale, quello che avviene adesso e' la fuga di un pazzo di fronte alla rabbia di chi e' stato colpito, se fosse finita come nel '93 con cinque vittime, Bin Laden sarebbe andato avanti a fare il ricco per secoli e secoli. Ma ci sono stati migliaia di morti e quindi il gesto suo e della piovra che si dipana intorno a lui diventa la ragione per un tentativo di sradicare quella che
e' una mafia finanziaria, di spiacciatori di droga, di un pugno di furbi ma sciocchi protagonosti reali di un crimine su scala planetaria. Puo' aver drogato cento, duecento persone per farli divenire kamikaze, e' possibile che qualcuno di essi decida di immolarsi ancora inutilmente. Ma l'errore che ha commesso lo condanna, perche' come tutti i pazzi visionari era accecato dalla brama di potere, il suo scopo era il trono dell'Arabia Saudita, scacciato da la' aveva ripiegato su quello dell'Afganistan
schiavizzato da una banda di altri personaggi dispotici. Gli afgani non moriranno per un saudita. Hitler aveva imparato dai suoi primi errori, ce lo ha lasciato scritto, dopo il putsch fallito della birreria di Monaco aveva compreso di avere bisogno di un territorio per andare avanti, una serie di sviluppi storici incredibili gli regalarono questo territorio e solo dopo questo obbiettivo raggiunto inizio' la sua folle marcia di conquista, ma il mondo era troppo grande anche allora per cadere sotto un singolo uomo.
Ma Bin Laden il territorio non ce l'ha, una popolazione che lo segue fino alla morte non ce l'ha.
Ma allora perche' e' successo tutto questo? La sera dell'attentato alcuni missili uscirono dai silos pronti a reagire, c'era il timore in diversi paesi che fosse in corso un tentativo di decapitare il governo americano per dare il via ad una azione preordinata di conquista del potere in un'altra zona del mondo, ma questo non avvenne. In questo mese in cui non e' successo nulla, gli americani con l'appoggio totale di cinesi, indiani, russi e europei si sono mossi per presidiare punti strategici del pianeta, proprio per il timore che il sovvertimento di un governo di un territorio abbia luogo, evidentemente nessun governo di nessun paese desidera essere
cacciato e quindi gli americani sono, anche se non possono dirlo,
benvenuti.
Quali sono i rischi allora? Oltre ad un improvviso colpo di stato in un paese, esiste la possibilita' che un gruppo di terroristi sfugga alla cattura e colpisca, ma piu' l'intervento del resto del mondo si sviluppa, piu' gruppi terroristi cercheranno di fuggire nell'ombra e di salvarsi. Le polizie di tutto il mondo stanno correndo contro il tempo e ancora una volta la polizia europea, piu' addestrata di quella americana per l'esperienza che si sono fatti contro mafia e terrorismo, sta facendo la parte del leone, sono dappertutto, in borghese e instancabili.
Oggi la polizia fa quello che prima non faceva, perche' nessuno aveva mai pensato ad un attentato di quelle proporzioni e cosi' i gruppi
fondamentalisti noti da molti anni sono stati arrestati con l'accusa di complicita', prima non era possibile arrestarli perche' l'accusa non era supportata da fatti accaduti.
Una figura simile a quella di Bin Laden e' Saddam Hussein, certo piu'
vicino a Hitler nell'idea di partire da un territorio, tanto poi alla fine gli e' andata anche bene perche' lui e' sempre li' a vivere come un imperatore mentre il suo popolo e' allo stremo.
Intanto tanto tempo viene perduto, tempo che avrebbe dovuto essere usato per iniziare a rendersi conto dei bisogni di chi manca ancora di tutto, l'Africa, il buco nero dell'umanita', dopo che l'Asia si e' gettata interamente verso il futuro, certo con una voragine di una generazione perduta, ma cosi' e' andato il mondo.
I soldi di Saddam e quelli di Bin Laden da soli avrebbero risolto il
problema della fame nel mondo, ma ci vorra' tempo prima che i paesi e le opinioni pubbliche che avranno raggiunto un certo grado di benessere, sapranno decidere di voltare lo sguardo al di fuori della loro sala da pranzo, oh certo, lo stanno gia' facendo da molto, ma e' stato come gettare un sasso in uno stagno, con l'affacciarsi di altri paesi sulla scena economica, paesi giganteschi, tutto cambiera'.
Peccato che un pugno di criminali internazionali abbia messo in
scena un incubo da film e abbia fermato l'orologio.
A questo momento questa e' un'analisi possibile, certo l'imprevedibile e' sempre in agguato, come a Bin Laden nel suo cervello ridotto pareva imprevedibile che gli altri paesi del mondo rifiutassero di piegarsi al suo ricatto. Non e' un Vietnam, perche' la guerra del Vietnam fu una follia degli Stati Uniti che la persero mancando di qualsiasi motivazione, qui e' davvero come Pearl Harbour, come l'invasione del Kuwait, qui le esistenze stesse di tutti i paesi del mondo sono state messe in pericolo, con la conseguente decisa reazione.
In quanto alle reazioni di piazza in Pakistan o altri paesi della regione, secondo me bisogna sempre tarare le immagini delle dimostrazioni, anche centomila dimostranti violenti non possono mettere sotto paesi con cento milioni di abitanti, a meno che non abbiano complici al potere, ma finche' gli altri paesi saranno decisi nella loro azione di polizia, complici non ce ne saranno, perche' gli uomini forti locali staranno sempre dalla parte di chi e' piu' forte.
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Qui finiva il servizio del nostro autorevole amico in Medio Oriente, servizio che siamo stati lieti di poter finalmente pubblicare sulla Concerto News System.

La redazione.



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