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marco vedrietti.
Villeggiante


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Inserito - 17/09/2004 :  17:30:41  Mostra Profilo  Visita la Homepage di marco vedrietti. Invia un Messaggio Privato a marco vedrietti.
fosco entrò nell'asilo per prendere la sua nipotina: scricciolo treenne estremamente vivace.
l'asilo era lo stesso che lui aveva frequentato da bambino, molto bambino, iperbambino. Riconobbe il salone, ed ebbe una lieve vertigine, poiché del salone aveva ricordi precisi: suo padre o sua madre che lo venivano a prendere, le adunate, i giochi al chiuso e le messe. Durante le messe i bambini, ricordava, dovevano stare in piedi sulle piastrelle esagonali, che rano di tre colori: bianche, mattone e grigio nero, i maschi su quelle mattone, le femmine su quelle bianche (o diversamente, questo non lo ricordava, avrebbe potuto farci un gioco di logica di quelli che non riusciva mai a risolvere); quanto erano lunghe quelle messe, che scatolame, ed in fondo al salone c'era una nicchia contenente un busto in marmo, di un benefattore. Ricordava anche le aule, i bagni, i corridoi, il refettorio, ricordava che gli uffici del direttore e delle suore erano in cima ed in fondo ad una torre, ricordva con orgoglio che a lui ed ai suoi amici del cuore avevano permesso di usare il coltello a soli 4 anni y medio, ed una valanga di altre cose. Mentre usciva nel parco fece in tempo a ricordare che, avendo imparato a leggere prima delle elementari, riusciva aleggere una scritta che c'era sulla parete esterna, in un'area dipinta di bianco come un foglio, che diceva: "QUI SI RACCOLGONO QUELLI CHE UN GIORNO SARANNO LA SPERANZA DELLA PATRIA, IL SOSTEGNO DELLA VECCHIAIA, IL FUTURO DELLA CHIESA", l'asilo era stato ridipinto di nuovo e la scritta era sparita, per evitare esami di coscienza agli adulti? Mentre era fermo a guardare la parete bianca ed a pensare che sì, aveva fatto il militare, ma aveva sostenuto pochi vecchi ed in chiesa non ci andava, con scarso dispiacere, da un bel pezzo, venne distratto da un manipolo di bambini che giocavano ai suoi piedi. Si potevano facilmente distinguere le femmine dai maschi: avevano il grembiulino diverso (lui si ricordava camicioni bianchi immacolati, col relativo odore di bucato una volta ogni poco, sarà perché, essendo bianchi...). I maschi erano due, uno normalmente crinito, l'altro con i capelli a spazzola salvo un ciuffetto di tre diversi colori sopra la fronte, dedicò un pensiero ai genitori del colorato, un pensiero che sapeva di infastidito perché tentatore.
Trovò la nipotina, le fece una riverenza e lei trotterellò, fiera dello zio (almeno così voleva pensare) verso il suo armadietto all'interno del salone.
A differenza di metà degli anni settanta, le assistenti dei bimbi erano laiche, e stando in mezzo ai bimbi avevavo un sorriso pure bimbo, forse era quello a renderle così carine.
Cercò la betulla, a un ramo sporgente della quale si era appeso per dare un doppio calcio volante ad un bambino (potere criminogeno della televisione della seconda metà degli anni settanta), ma venne distratto da un ululato.
Il gruppo di bimbi che aveva visto prima si era sciolto, restavano solo i due maschi, uno a terra,quello col ciuffo tricolore, disperato, e l'altro, con i suoi onesti capelli scuri, in piedi lì vicino, affranto.
In qualità di adulto, Fosco si avvicinò, per vedere se era successo qualcosa di grave, ma l'unico liquido che vide, peraltro copioso, non era sangue, erano le lacrime del bimbo (che avesse un'emoraggia intena?).
Medico non era, Fosco, ma normale essere umano, e si sentì...non voleva ammetterselo, ma fu commosso, ebbe l'istinto di prendere in braccio quella piccola cosa colorata e consolarla, dirle che non era successo niente, e nel contempo carezzare sulla testa il colpevole che guardava annichilito la vittima.
Ma non fece niente, salvo chiamare l'assistente bionda: "Ehi, c'é un bimbo ferito" una bimba spiò, indicando l'annichilito "E' ttato lui".
L'assistente arrivò senza fretta (ah, l'abitudine che crea il distacco professionale) chiese alla vittima cos'era successo e lui, con aplomb tipicamente infantile: "M-M-MI- singhiozzo e respiro- HA F-F-ATTO -respiro e singhiozzo - MALE ALLA PANCIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH" Tranquillizzandolo che non era niente, l'assistente lo prese in braccio e lo portò con sè, il colpevole li seguì a distanza, lo sguardo pieno di richieste di perdono, una bambina un po' più grande lo accompagnò mettendogli, virilmente, una mano sulle spalle.
Fosco sapeva cosa sarebbe successo (era successo anche a lui, nei panni del boia, ma non ricordava di sentirsi così in colpa, anzi, doveva essere un bimbo ben carogna...) un rapido check- up, una caramella, due coccole ed il bimbo sarebbe tornato in pista, la sera averebbe raccontato tutto alla madre mentre lei, probabilmente, gli ricolorava il ciuffo e tutto sarebbe finito lì, con l'ovvia pace col coplevole, che avrebbe fatto, chissà se brevi, i conti col rimorso.
Chissà., forse da adulti, di fronte ad una birra...
Col cuore pieno di affetto inespresso Fosco andò dalla nipotina ad aiutarla a slacciarsi i bottoni della vestina, poi la aiutò a vestirsi e la fece roteare in aria un paio di volte (con di lei grande gioia)

Duro essere adulti, duro duro duro

   
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