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 Una lettera d'amore - seconda parte
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Mercedes
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Inserito - 10/06/2003 :  18:32:32  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Mercedes Invia un Messaggio Privato a Mercedes
Il capodanno era passato e così pure tutte le feste che per solito recavano allegria a Matilde. Non si era mai interessata di politica, lei viveva beata nella sua famiglia circondata dall'affetto dei suoi cari e non immaginava neppure che intorno a lei ruotassero tanti avvenimenti importanti. Che avrebbero cambiato la sua vita e quella di tutti i cittadini del Rwgno. Nel giro di pochi giorni aveva perso l'appetito, era spallidita e la mamma non sapeva a cosa era dovuto quel turbamento. Pensò alla stanchezza, pensò all'eccessivo lavoro, pensò al freddo. Una sera dopo aver consumato il pasto tutti riuniti, come sempre, Federica chiese di parlare con il marito.
-"Noi andiamo in salotto - annunciò - vorrei parlare con vostro padre senza essere disturbata, ho questioni importanti da discutere con lui." Chiuse la porta alle loro spalle e si avviò verso il divano per sedersi.
-"Ti chiederai Pietro perchè io abbia chiesto i parlarti - esordì sedendosi - ma la Matilde mi preoccupa - alzò la mano per tacitare il marito che giratosi di scatto mostrò il viso sorpreso. - No caro, ascolta. E' qualche tempo che vedo la nostra figliola triste e taciturna, e per di più inappetente. Mi preoccupa, mangia come un uccellino e spallidisce sempre più. Non può essere per il lavoro - titubò un attimo - almeno non credo.....Ma è anche una ragazza giovane e forse ha pene d'amore - sorrise - Naturalmente quelle della sua età sono cose passeggere."
-"E chi ti dice che sino cose passeggere? - interloqui pacatamente il marito - Anche tu hai avuto quelle pene - Federica arrossì - quando io iniziai a corteggiarti. Hai forse dimenticato? - Il soriso malizioso e affettuoso di Pietro le fece tornare alla mente il periodo della giovinezza in cui tutto è rosa, tutto è slancio, tutto è amore. Eh, si, si era innamorata di Pietro vedendolo nella sua divisa militare. Poi però, finita la ferma aveva iniziato a lavorare nella tipografia del padre ed allora tutto si era sistemato. L'aveva chiesta in sposa, era subentrato alla direzione della tipografia dopo la morte del padre....insomma avevano creato una bella famigliola, finchè....Matilde che aveva sempre manifestato una voglia di indipendenza, di autonomia, si era trovata quel piccolo lavoro. Compiuti gli studi necessari, ma molto limitati per una donna, aveva chiesto di imparare il cucito. Ora però Pietro non capiva cosa volesse dire sua moglie.
-"Infine - disse - se anche nostra figlia si è trovata lo spasimante, tutto sta a vedere di chi si tratta. Io sò che Silvio la circonda di attenzioni, studia con buon profitto,e a me non dispiacerebbe proprio. In fondo è il figlio unico di Giacomo, il mio amico d'infanzia e " Ma Federica lo interruppe - "Magari fosse così semplice!!! Ilbello è che non so di chi si tratta, perchè lei di Silvio non se ne cura proprio!" - "Tu dici? - Pietro si girò di scatto - allora deve aver conosciuto qualcuno....No, no, è una ragazza assennata e non darebbe mai chiacchiera ad uno sconosciuto." Però la preoccupazione nei due genitori rimase. perchè da quella sera iniziarono ad esaminare ogni movimento della figlia. Ma Matilde all'apparenza era normale. Non riceveva lettere, non parlava con nessuno,andava al lavoro e veniva via dal lavoro sempre alla stessa ora, con una regolarità impressionante. Ma cosa c'era che non andava? Era il 1860 e malgrado il parere contrario del Conte di Cavour era iniziata la conquista del Regno delle due Sicilie, organizzata da Giuseppe Garibaldi. Aveva solo un migliaio di uomini quando sbarcò a Marsala e con l'aiuto delle popolazioni occupò tutto un regno. Le notizie che giungevano erano scarse e scarne, ma tra quelle camice rosse, una in particolare teneva in apprensione Matilde. Fabrizio era li, era a combattere. La causa del suo male era tutta li.La sua sola confidente era Clotilde, la quale cercava di procurarsi notizie perchè, in quanto figlia e nipote di una guardia papalina poteva averne di più. - "Matilde - le disse un giorno - cerca di non pensare a quel ragazzo, nella battaglia di Calatafimi sono morti molti garibaldini....no, non so nulla di preciso e poi con il solo nome come potrei avere notizie? Mio padre dice che la popolazione ha aiutato molto il "brigante" ma che questo fatto ha diviso il sud da noi. Ci sono malcontenti, disparità sociali......il governo ha deciso di reprimere le azioni di brigantaggio con la pena di morte".
La povera Matilde a queste notizie si sentì svenire. Se Fabrizio fosse stato preso....non osò pensare alle conseguenze che ne sarebbero derivate. Forse più che per garibaldino sarebbe stato scambiato per un brigante e giustiziato. Mio Dio! Ma cosa mai poteva fare lei? Se almeno fosse riuscito a fuggire e a raggiungerla! In primavera l'esercito piemontese in marcia conquistò Marche e Umbria. E a Teano Giuseppe Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuale il Regno delle due Sicilie. Nasceva il Regno d'Italia. Fu deciso che Matilde sarebbe andata a passare l'estate in casa di parenti in Ciociaria, dai vecchi zii che avevano ancora degli appezzamenti di terreno, in quella terra generosa e fertile. Ma alla vigilia della partenza arrivò un contadino con una missiva.
-"Mia cara Federica - diceva - qui le cose stanno andando a rotoli, noi siamo barricati nelle case, perchè i briganti compiono razzie tutti i giorni.Non far venire la ragazza perchè non potremo difenderla, noi siamo vecchi e la nostra vita è qui, e moriremo qui se questa è la volontà di Dio. Le scorribande ci impediscono di vivere tranquilli, ma a noi ci lasciano stare perchè siamo vecchi. Passano di qui tutti i deliquenti e rubano animali e soldi, e tra loro ci sono disertori, camice rosse e contadini...E' uno spettacolo desolante." Questa lettera colpi Pietro come una mazzata. Ma allora che cosa era accaduto? Lui che si era sempre tenuto fuori dalla politica, che aveva stampato solo libri di storia, lui non sapeva???? Il profondo conflitto tra la sua anima e la sua ragione lo tennero per giorni occupato a compilare articoli che poi per un motivo o per l'altro cestinava. Ma cosa scrivere? Come rendere consapevole quella classe di persone che non sapeva quanta fame, e miseria, e soprusi stavano avvenendo nel sud? La voce del suo giornale poteva molto e poteva poco, se fosse stato per lui....ma aveva famiglia. Ed allora, raccolti attorno a se i pochi operai che, come lui amavano la verità, fondò un giornale, una piccola pagina clandestina stampata di notte e che chiamarono "La libertà". Matilde intanto continuava il suo lavoro di sartina. Era una bella ragazza, e la direttrice un giorno le chiese di indossare uno dei capi eleganti per mostralo alla baronessa Serpieri.
-"Ma - obiettò la giovane - io non sò come ci si muove, non l'ho mai fatto".
-"Mia cara Matilde, tu hai la figura adatta a questo abito, sei alta, slanciata....- le porse l'abito - indossalo e vediamo come ti sta." Quando uscì sulla passerella il brusio della sala cessò d'incanto. Dapprima incerta, poi sempre più disinvolta sfilò dinanzi a quegli occhi curiosi, e sembrava fosse nata per fare l'indossatrice. Gli applausi la sorpresero e sussultò, si era per un istante persa in un mondo ovattato e silenzioso, quello dei suoi pensieri. La signora Floriana, la direttrice, l'abbracciò commossa e le disse - "Sei splendida mia cara, tu sei nata per indossare abiti eleganti - poi con un buffetto la spedì nel camerino - vai, indossa anche l'abito da gran sera, sarà il tuo trionfo". E fu veramente un trionfo quando uscì all'ammirazione del pubblico. Un trionfo di raso, di pizzo, di pietre, che la fasciavano nel corpino, come il calice d'un fiore e si aprivano a raggiera in una gonna a corolla. Le piume di asprit acconciate sui suoi capelli creavano un effetto aureola che incorniciava il suo pallido volto appena rosato sulle gote, prezioso come una porcellana rara. Quell'avvenimento l'aveva distratta per un attimo dal suo problema e le aveva ridato un equilibrio che negli ultimi tempi le era mancato. Era euforica quado rientrò a casa quella sera, e con slancio e abbondanza di particolari raccontò ai genitori la sua giornata. Non si accorse quindi della faccia seria del babbo e del sorriso forzato della mamma. Ma nonna Ida era così dolce e le fece tanti complimenti.....Non s'accorse neppure che nella casa c'era aria di cospirazione, che l'operaio preferito del babbo saliva spesso (la tipografia era al piano terra del palazzo) a portare campioni di scritti. anche nelle ore non lavorative. Erano già passati tre anni dalla partenza di Fabrizio, e per un attimo aveva dimenticato quegli occhi neri....Nei giorni seguenti Silvio la cercò spesso, le partava mazzolini di fiori che lei accettava con garbo, ma anche con indifferenza. Pensava ad un omaggio di un vecchio amico, voleva credere che fosse un vecchio amico, compagno della sua infanzia. E non era così. Silvio le voleva bene, ma non come ad una compagna di giochi. I genitori di entrambi incoraggiavano questa simpatia, ma Matilde preferiva non vedere quei sorrisini compiaciuti, preferiva sempre credere che tutto fosse normale. Un giorno accettò di andare a prendere un gelato al Pincio. Le piaceva quella grande terrazza affacciata su Roma. Li si sentiva padrona del cielo, le sembrava di poter volare, e volava, volava con la sua fantasia fino a raggiungere col pensiero "occhi neri". Ma dov'era? Ogni volta che questo pensiero la sfiorava sentiva una stretta al cuore, da tre anni non sapeva nulla di lui: Forse l'aveva dimenticata, o forse era morto: Rabbrividì pensando a questo ma poi scacciò via la nera nebbia e pensò che l'avrebbe rivisto, presto, forse prima di quanto pensava. Sorrise, e Silvio s'illuse che sorridesse per lui.


Mercedesmarconi

   
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