"Omicidio sull'Orient Express, è il terzo giallo che vedo in una settimana!", rispondo entusiasta.

"E stasera cosa vai a vedere?", ribatte con tono fatalista.

"Star Wars!", esclamo.

"Ti è mai venuto in mente di provare ad andare a vedere un film impegnato?", insiste.

"Vuoi dire senza buoni e cattivi e senza battaglie nello spazio?, no, certo che no, non li capirei, perché dovrei andarci?", ribatto con tono di ovvietà.

"Ma no, la questione non è andare per capirli, sei un caso disperato in questo, ma per stare in società, per incontrare gente, per parlare con gli altri", mi spiega.

"E perché non ci viene la società a vedere i miei film?", a me sembrava logico, ma la mia segretaria ha nascosto la testa tra le mani e dai suoi occhi iniziavano a scendere delle lacrime.
E' struggente la sensazione di essere in grado di commuovere il prossimo.

La sera dopo ho deciso comunque di incontrare la società a metà strada, tutti dobbiamo fare dei sacrifici e ho deciso di andare a vedere un musical :"The greatest showman", con Hugh Jackman in una parte insolita, lontano dagli X-Men della Marvel. Un film con tanti altri grandi attori e con tre nominations per i Golden Globe. Mi sono vestito di conseguenza con un bel cappotto e una sciarpa nuova, morbida e di un misto di colori molto elegante, per entrare in società bisogna vestirsi bene e come al solito ho preso anche un libro, ovviamente un thriller, non è che io voglia appiattirmi totalmente alla società senza mantenere la mia individualità.

In fila alla cassa ho notato che le persone compravano i biglietti per gli altri film, tutti impegnati, per la mia sala da duecentocinquanta posti ero l'unico acquirente. Sono entrato e mi sono seduto al posto che preferisco, l'ultimo di lato in fondo e ho appoggiato cappotto, sciarpa e libro sulla poltrona vuota vicina. Mentre si spegnevano le luci ho notato che nella mia stessa fila, all'altro angolo, si sedeva una ragazza, difficile non notarla perché aveva un aspetto molto attraente, era elegante e due occhi azzurri che illuminavano il buio che stava avvolgendo la sala. "E' da sola, speriamo che non tiri fuori il cellulare per leggere le chat di un suo fidanzato", i cellulari che si illuminano improvvisamente non sono l'ideale per chi vuole gustarsi un film in pace. Ha tirato fuori il cellulare e un piccola luce è comparsa sotto il suo soprabito.

"Ecco", ho pensato, "lo sapevo", e ho considerato chiuso il mio tentativo di entrare in società, ho raccolto cappotto e libro e mi sono spostato tre file più avanti, con la vaga sensazione che mi mancasse qualcosa e sospirando :"peccato e poi forse ha tirato fuori il cellulare per spegnerlo", diceva una voce sensata dentro di me. E infatti durante tutto il film non è mai arrivata una luce dalla parte della ragazza.

Il film era bellissimo, Hugh Jackman un attore eccezionale anche nel ruolo di P.T. Barnum, il creatore del circo con lo stesso nome, le avventure sue, del suo gruppo di fenomeni e della sua famiglia mi hanno esaltato e spesso mi veniva voglia di applaudire e alla fine del film ero pronto a dire alla società :"che bello!". Ma la società non c'era, mi sono ricordato della ragazza da cui mi ero allontanato e ho provato dispiacere per non poterle parlare e dirle semplicemente che il film era stato bello. Ho raccolto il cappotto e il libro e mi sono avviato verso l'uscita della sala. E all'improvviso ho sentito la sua voce che si avvicinava e le sue mani che mi porgevano... "la tua sciarpa", sussurrava dolcemente e quegli occhi che illuminavano la sala... "Grazie", ho balbettato prendendo la sciarpa e poi ho osato :"un film splendido!". E lei ha risposto :"sì!" ed è tornata a raccogliere il suo soprabito. E io sono uscito dal cinema volando e sulla strada verso casa canticchiavo :

"Matchmaker, matchmaker
make me a match..."

sull'aria del musical "Il violinista sul tetto" e carezzavo la mia soffice bellissima sciarpa che per vie misteriose avevo dimenticato nel posto originale e che era riuscita a farmi parlare con la bellissima ragazza dagli occhi azzurri. Una sciarpa matchmaker!
E alzando gli occhi al cielo ho visto il sorriso di Lu. "Erano tuoi gli occhi di quella ragazza!", ho esclamato e lei mi ha sorriso e abbiamo camminato insieme verso l'infinito con la saggia sciarpa che ci teneva avvolti entrambi. E la scena è stata immortalata al solito dalla mia Canon 750D con obiettivo Tamron 75/300.

Roberto Mahlab