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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Pane
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riccardo resconi
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Inserito - 11/04/2009 :  16:03:28  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a riccardo resconi

Pane

Maria Antonietta quando pronunciò la famosa frase -“il popolo non ha da mangiare? Dategli le brioche.
Anche nel dire ciò fu molto superficiale.
La sofferenza del suo popolo venne maggiormente acuita dalla sua indifferenza.

Dopo qualche secolo ancora oggi, chi non ha pane muore.
Questo scritto non vuole assolutamente trattare dei rapporti tra la gente ed il pane, ma vuole essere una riflessione personale su di un cibo che offre nutrimento ma anche poesia.

Una poesia che nasce non solo nel sentire la musicalità dei vari idiomi regionali, ma anche nel fascino antico che rimane sopito, ma che esiste.
Una poesia che trabocca nel sentire il suo profumo, e nel vedere sue forme.

Ritengo che possa dare spunto a scrittori, di creare con la fantasia racconti,favole e qualsivoglia narrazione.
Non tralasciamo anche la semplicità della sua realizzazione con farina,acqua,sale,lievito e la giusta cottura.
Vi e’ inoltre la cura dell’artigiano, che crea prima di tutto un capolavoro visivo,olfattivo e gustativo.
Alimento unico ed essenziale suo nel genere.
Un riscontro lo si ha nel vedere i volti di coloro che strappano con le mani quel pane,in un rapporto molto intimo tra uomo e Dio.

L’ambientazione è una comune cittadina del centro Italia.
Un lui e una lei.
Entrambi insegnanti in pensione che si sono dedicati una settimana di vacanza.
La prima sistemazione in casa e la necessità di riempire il frigo e la madia con del cibo.
Si esce.

Si evita il grande supermercato.
Troppe macchine, troppa gente.
Vogliono qualcosa di diverso.
Il contatto con la gente che è ormai venuto a mancare.
Un nome da potere pronunciare quando gli si chiede l’aglio o le patate.
Una figura famigliare,possente,quando con da fare da chirurgo taglia le fettine di lombo per gli involtini.

Il potersi raccontare e sentire le storie degli altri, per sentirsi ancora far parte della gente.
Vivi.
Nessuna corsia,solo pochi metri quadri dove si ha difficoltà a girare anche solo con un cestino.
Mancava solo il pane.
Clara e Stefano si davano la mano.
Dopo così tanti anni nulla era mutato.
Si amavano ancora come anni fa,quando Stefano la conquistò menzionando i versi di Garcia Lorca, in piedi sulla sedia del bar centrale ad Arezzo.
Eccolo il negozio.

La Casa del Pane.
Il proprietario, un egiziano,era stato uno dei primi immigrati degli anni ’80.
Parlava un italiano fluente e aveva una chiacchiera infinita.
Era conosciuto in zona ma penso anche oltre confine ,riguardo la conoscenza sul pane.Era lui stesso un panificatore.
Tutti i ripiani erano colmi di pani,uno diverso dall’altro.
Ma quello che attrasse la loro attenzione furono i nomi.
L’elenco che fu stilato da Stefano al ritorno a casa lo espongo come lui lo scrisse.
Frettolosamente,con lo scopo di non dimenticare nessuno dei nomi.

20 marzo 08
Clara ed io nel negozio di pane.

Pane di cappella,mescuotte,u’ ficcilatidd,cicenielli,cafone,miseria.

Biga,ciappe,sciappa,brazzadela,luvadel,strabella,ungaracci,giaco,paisanotte duì druent.

Pudica,titilla,polifemo,cavazzas,cum belda,mafarda,papalina,pane cavallo,schiacciata di Aladino.

Pane di struttura,Ambrogino,trionfi,zoccoletti,rucculo,panarella,
pane con la giuggiullena,pane di pellegrina.

Pane di saragolla,pagnotte santa chiara,tortano,micha,grissa,gavasot,biova,pettola,tarallo.

Risero tutta sera ,nel solo pronunciare alcuni di questi nomi.
Nella loro lettura intravidero anche emozioni del passato.
Ogni singolo nome leggendolo dava adito a fantasie.
Ma questo è quello che compirà chi leggerà questo breve racconto.
Racconto che ricordo esserci per due ben validi motivi.
Adoro anche io il pane.
Il secondo e’ semplice ..
Grazie nonni.

patapump

   
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