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luisa camponesco
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Inserito - 25/02/2009 :  18:11:49  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Urubamba


Il guerriero correva, i suoi piedi quasi non toccavano il terreno. Il condor volava alto e lanciava il suo grido. No, lui non poteva fermarsi. Da giorni masticava solo foglie di coca e beveva l’acqua di torrente. Aveva percorso tutta la costa dopo aver lasciato la valle di Moche, aveva qualcosa di prezioso da portare in un luogo sicuro, più prezioso della sua stessa vita.
Guerrieri chancay lo aveva inseguito, ma lui si era nascosto dentro una huaca ancora vuota. Aveva tremato per il freddo e per il timore d’essere catturato e perdere il suo tesoro.
La meta ancora lontana e ad ogni passo il respiro si faceva affannoso, ma nelle sua mente udiva ancora le parole dell’oracolo di Pachacamac, queste gli davano la forza di proseguire. Nella sacca di pelle di vigogna sentiva tutto il peso di ciò che portava con se; l’amuleto del Potere Celeste.
Era necessario porlo in un luogo protetto e sicuro, se fosse caduto in mano al nemico sarebbe stata la rovina di tutta la nazione Inca. La sua meta era il Tempio dei Custodi, nel cuore della foresta, regno del dio Giaguaro.
Il fiume scorreva lento in fondo alla valle. Il guerriero di fermò un attimo a cercare la via più facile e meno pericolosa per scendere. Aveva i piedi piagati e le mani congelate quando cercò di attraversare il fiume. Si accorse di non farcela, allora fece la sua scelta; estrasse l’amuleto dalla sua custodia e lo mostrò al sole sorgente. L’amuleto brillò per un attimo prima di scomparire, insieme al guerriero, nel vortice di un gorgo.

§§§

L’aeroporto di Lima era un via e vai di passeggeri e tutti si accalcavano al recupero dei bagagli. In attesa di vedere apparire la propria valigia sul tappeto mobile, il professor Amedeo Sandrelli, frugava nelle tasche alla ricerca dell’indirizzo dell’albergo, quando un giovane dal volto abbronzato gli si avvicinò.
- Professor Sandrelli?
- Si!
- Sono Alehandro Villas, il suo accompagnatore - Il giovane gli tese la mano con un ampio sorriso. – Mi manda il dottor Ludenas, l’accompagno in albergo, potrà riposare qualche ora ma stasera dovrà incontrare il resto del gruppo.
Nel parcheggio, una toyota tirata a lucido li aspettava. Amedeo si sentì sollevato, l’incontro con Villas gli toglieva qualche grattacapo.
L’hotel era situato nelle vicinanze del Museo Archeologico, una bella comodità, poteva raggiungerlo tranquillamente a piedi.
Nonostante le buone intenzioni di disfare i bagagli e mettere in ordine i documenti, appena si sdraiò sul letto, Amedeo cadde in un sonno profondo. Scherzi del fuso orario.
Un discreto bussare alla porta lo riportò alla realtà, indossava ancora gli abiti di viaggio ed era già sera inoltrata.
- Un attimo, vengo subito!
Alehandro, in giacca e cravatta, era davanti alla porta.
- Mi perdonerà, sono un po’ in anticipo, volevo solo sapere se aveva bisogno di qualcosa?
- Si Alehandro di cambiarmi; mi sono addormentato e…. ma prego entri pure faccio in un attimo.
Nella saletta riservata nell’hotel c’erano già tutti; Ludenas si affrettò a fare le presentazioni.
- Grazie d’essere venuto professor Sandrelli ecco le persone che la affiancheranno nella ricerca. Dottoressa Angie Ross dalla California, Ema Sanches da Bogotà, Cruz Torres e Enrique Rivera sono i miei più stretti collaboratori ed infine ma non meno importante Henry Hayes da Toronto.
Amedeo strinse le mani a tutti e pensò quanto fosse bene assortito quel gruppo.
- Bene signori, possiamo cominciare! - Ludenas fece segno a tutti di accomodarsi. – Il progetto lo conoscete, si tratta di passare al setaccio la zona che si trova sulla riva orientale dell’Urubamba al confine ed eventualmente proseguire verso l’interno e magari entrare nella amazzonica, dipende da ciò che troveremo.
La carta geografica era stesa sul tavolo e tutti chini su di essa, le teste quasi si sfioravano.
- Annoteremo tutto ciò che troveremo o scopriremo; da petroglifi a qualsiasi manufatto risalente all’epoca della caduta dell’impero inca.
- Mi perdoni dottor Ludenas. – Lo interruppe Amedeo - Nella sua lettera di invito non mi ha chiarito lo scopo di questa missione. -
Anche gli altri posero la medesima domanda. Ludenas abbozzò ad un sorrisetto soddisfatto; si aspetta quella richiesta.
- Il motivo ve lo mostro.
Srotolò un panno nero ed estrasse un vaso finemente dipinto che rappresentava un guerriero in fuga.
- Questo vaso è stato trovato in un recente scavo vicino Lima, forse è meglio dire che è stato recuperato. Per un caso fortunato era stato offerto, quale souvenir, ad un mio collega il quale, verificatane l’autenticità, mi ha subito avvertito. Il tombarolo, per evitare l’arresto, ci ha indicato il luogo del ritrovamento, e noi abbiamo proseguito i lavori esumando diverse mummie estremamente interessanti. Ma ciò che mi ha colpito non è soltanto la rappresentazione di un guerriero in fuga, ma osservate…
Con un lente ingrandì un particolare del dipinto.
- Vedete! È ciò che porta appeso al collo che è insolito.
- Ma perché dovremmo ispezionare proprio quella zona di foresta? – La domanda era stata posta da Angie Ross.
- Ci stavo arrivando. – rispose l’archeologo - vedete, nel proseguo degli scavi abbiamo trovato prove che inducono a pensare che l’uomo fosse diretto a Vilcabamba, l’ultima roccaforte incas. I miei collaboratori vi condurranno domani sul luogo degli scavi, ma non vorrei approfittare ancora di voi specialmente di lei dottor Sandrelli che sarò stanco per il lungo viaggio. Andiamo a cena?

La cena fu una occasione per conoscersi e scambiare opinioni.
- Ho letto tutti i suoi saggi professor Sandrelli!
- Ed io il suo studio sui mochica , signorina Sanchez.
- Mi chiami Ema. – rispose.
La cena si concluse con un brindisi a base di sangria e, data la sua gradazione alcolica, tutti fraternizzarono a manate sulle spalle.

La visita sul sito del ritrovamento del vaso e delle mummie descritte da Ludenas si rivelò estremamente interessante. Tutti convennero che la missione era più che opportuna.
- Il percorso per raggiungere il luogo stabilito nella foresta, non è né agevole né facile. Useremo i fuoristrada finchè sarà possibile, poi a piedi; attraverseremo ponti sospesi sul fiume….
- Intende dire tipo “ponti tibetani”? – chiese Angie preoccupata.
- Diciamo che gli somigliano.
Era chiaro orami che non sarebbe stata una passeggiata.

Non era ancora l’alba quando si trovarono fuori dall’hotel a caricare sacche, zaini, tende ad igloo, nonché l’attrezzatura necessaria a quel tipo di ricerca, un pc portatile, un telefono satellitare e un kit medico su di un fuoristrada mentre l’altro mezzo, più comodo, era riservato ai passeggeri.
- Avremmo potuto prendere l’aereo per Cusco, e risparmiato tempo ma dobbiamo fare una fermata a metà strada e raccogliere un altro componente la missione.
- Questo non lo sapevamo! È forse un collega, un ricercatore? – chiesero all’unisono Rivera e Torres
- Sarà la nostra guida nella foresta, è un quechua, e chissà magari un discendente del nostro guerriero.

Nessuno può sottrarsi al fascino del paesaggio andino, Amedeo ne rimase rapito. Fecero varie soste prima di raggiungere il luogo dell’incontro con la guida. Poi lo videro, li attendeva sul ciglio della strada avvolto in un coloratissimo poncio.
Ludenas scese dall’auto e gli si avvicinò, dopo aver scambiato alcune parole lo condusse a conoscere il resto del gruppo.
- Vi presento Pedro, questo è il suo nome di battesimo ma….
- Il mio nome quechua è Tupac, è un nome importante e forse non ne sono degno, ma potete chiamarmi Pedro.
- Penso che Tupac siamo molto meglio. – soggiunse Amedeo strappando un sorriso compiaciuto all’uomo.
- Bene allora Tupac per tutti. – concluse Ludenas.

Giunsero a Cusco sul far della sera, solo il tempo di cenare e poi a dormire, il giorno seguente avrebbero affrontato un lungo e disagevole viaggio.

- Vi consiglio di cospargervi abbondantemente di repellente anti-zanzare e mosquitos, ne incontreremo a sciami.
Ludenas era sempre il primo ad alzarsi.
- Ma quello non dorme mai? – Angie si stropicciò gli occhi ancora assonnati.

I due fuoristrada uscirono dalla città per prendere una pista in terra battuta strettissima, pareva intagliata nella montagna e dopo la salita la discesa, lungo una serie infinita di tornanti..
A sera si accamparono in un pianoro e si prepararono a trascorrere la notte.
- Le stelle in questa parte del pianeta sembrano più luminose che altrove.
- E’ l’assenza di inquinamento luminoso che le rende così, caro Henry. Ma che freddo!
Angie si strinse nella coperta ma rimase ad ammirare il cielo.
- Secondo voi è vero? – chiese all’improvviso Ema. – che una astronave sia atterrata da queste parti.?-
- A molti piace crederlo. - soggiunse Torres – Poi pensando all’immensità dell’universo, chissà quali e quante forme di vita ci potranno essere.
Restarono sdraiati ad ammirare un spettacolo davvero unico.
- Avete visto Tupac? - Chiese Amedeo.
Solo allora si accorsero dell’assenza del quechua.
- Non preoccupatevi per lui - rassicurò Ludenas - Tupac è figlio di questa terra. Lo rivedremo domattina.
Il profumo di focacce svegliò tutti e, con sorpresa, videro Tupac che le coceva su di una pietra piatta scaldata in un rudimentale forno.
- Geniale! – esclamò Henry – Come gli antichi incas.
La giornata prometteva bene il buon umore contagiò il gruppo che, a piedi, ripresero la marcia verso l’interno.
La vegetazione era cambiata come pure il grado di umidità dell’aria; nugoli di moscerini tormentavano i viaggiatori che non vedevano l’ora di farsi un bagno.
Fu un vero sollievo quando giunsero in vista dell’Urubamba, anche se erano consapevoli che la loro meta era ancora lontana.
Riposarono sulla riva e si rinfrescarono.
- Come lo attraversiamo? Non vedo ponti. - Amedeo si guardava attorno,
- Seguiremo Tupac lui sa come fare.
Ludenas fece segno al gruppo di seguire la guida; camminarono per un paio d’ore costeggiando il fiume, salirono su di un dirupo dove trovarono una robusta corda che congiungeva le due sponde, appesa ad essa una sorta di cesto.
- Non ditemi che dobbiamo entrare lì dentro! – esclamò Angie preoccupata.
- Proprio così! Credetemi sarà come andare in seggiovia. Prego, prima le signore!
Ema si fece coraggio e, aiutata da Tupac, entrò nel cesto. La corda venne tirata, il cesto ondeggiò mentre transitava al centro del fiume strappando un gridolino alla donna. Ma tutto finì bene.
Ora il percorso era più faticoso e disagevole, ad ogni passo gli zaini si facevano più pesanti e i moscerini più fastidiosi
- Forza! – li incoraggiò Ludenas – Tra poco ci accamperemo.
Tupac indicò una zona sovrastante il fiume, ben asciutta e riparata dai venti
- Finalmente, non ce la facevo più!
Angie si lasciò cadere a terra, Ema la imitò.
- Sai Angie ho notato una cosa curiosa, noi tutti portiamo i segni degli attacchi dei moscerini, tranne Tupac.
- Forse perché noi siamo più appetibili. - replicò l’amica. – Coraggio adesso montiamo la tenda.
Attorno al fuoco discussero sul modo migliore per condurre le ricerche.
- Sappiamo che il guerriero ha attraversato questo fiume, infatti le tracce conducono qui, e qui si sono perse.
Ludenas mostrò l’ingrandimento fotografico del vaso e di altri dipinti trovati a Pachacamac inerenti alla vicenda.
- Ci divideremo in gruppi di due, ecco le mie proposte: Sandrelli e Ross; Ema e Hayes; Torres e Rivera, io e Tupac. Perlustreremo tutta questa zona, ciascun gruppo segnerà l’ area di sua competenza con il nastro rosso ed inizierà a sondare il terreno.
- A proposito dov’e Tupac? – Angie si guardò attorno – Non lo vedo!
- Ve l’ho detto, non dovete preoccuparmi per lui.
Angie scosse il capo poco convinta., Ludenas sorteggiò le aree da assegnare ai vari gruppi poi tutti si ritirano nelle tende.

Amedeo si svegliò con la netta sensazione che qualcosa sarebbe accaduto. Era quel formicolio alla base della nuca, lo percepiva sempre prima di una grande scoperta. Turbato si recò al fiume voleva lavarsi con calma, vide Tupac osservare intensamente qualcosa sotto il pelo dell’acqua. I raggi del sole appena sorto accarezzarono l’Urubamba. Lievi onde si infransero a riva e piccoli mulinelli si illuminarono di sfumature dorate. Tupac si tuffò, così, all’improvviso, lasciando Amedeo sorpreso ad osservare.
- Fermati! – urlò – Ti ammazzerai!
Lo vide lottare contro la corrente al centro del fiume e poi sparire. Amedeo si guardò attorno nella speranza di trovare qualcosa che potesse aiutarlo a soccorrerlo.
Nel frattempo anche gli altri, richiamati dalle sue grida, lo avevano raggiunto.
- Ecco una corda – disse Ludenas ansimante per la corsa. - fissiamola al tronco di quell’albero, legatemi ben stretto, cercherò di raggiungere il centro del fiume.
- Allora è meglio legare me. – intervenne Torres. – Sono un sub esperto ho più possibilità di tutti voi.
Torres era appena entrato in acqua quando Tupac riemerse. Teneva qualcosa di scuro serrato fra i denti.
- Aiutiamolo!
Fecero una cordata, l’acqua del fiume divenne improvvisamente più impetuosa costringendo gli uomini a combattere contro di essa.
Tupac si dimostrò un abile nuotatore, riuscendo alla fine ad afferrare la mano tesa di Torres.
Stremati ed infreddoliti ripresero fiato seduti sulla piccola spiaggia.
- Un momento! – Ludenas raccolse il sacchetto scuro portato da Tupac – Ma questo è…..
Con mano tremante lo aprì e ne estrasse il contenuto.
- Non è possibile, non può essere! Questo oggetto non dovrebbe trovarsi qui!
Sotto gli occhi spalancati e sorpresi di tutti apparve l’amuleto raffigurante il simbolo del sole.


Passata la sorpresa ciascuno volle dire la sua.
- Popoli che non si sono mai incontrati hanno costruito piramidi….
- In quasi tutte le culture ci sono riferimenti al diluvio universale….
- E quella nave vichinga trovata in amazzonia????
- Ma come ha fatto un simbolo egiziano arrivare fin qui! Non sapevo che gli egiziani fossero tanto abili da spingersi oltre l’oceano.
- E chi ha detto che abbiano navigato!
- Non avranno certo volato!
La discussione si era fatta alquanto animata. Ci volle tutta la pazienza e l’autorità di Ludenas per richiamarli all’ordine.
- Non combineremmo nulla in questo modo. Le risposte a questo dilemma le troveremo svolgendo ulteriori indagini….professor Sandrelli a cosa sta pensando?
Amedeo si distolse dai suoi pensieri.
- Scusate, mi era venuta in mente un’ipotesi assurda.
- Più assurda di questo? – chiese Angie indicando l’amuleto.
- E se qualcuno l’avesse portato a piedi!
- Sull’oceano Atlantico?
- Se non ci fosse stato l’oceano!
- Stai pensando al mito di Atlandide….
- Si, è proprio un’ipotesi assurda, non so nemmeno come mai mi sia venuta in mente.
Amedeo si sentì sciocco e anche imbarazzato.
- L’ipotesi più assurda potrebbe essere anche la più vera. – Henry Hayes cercò di accendersi un sigaro, ma poiché era bagnato rinunciò.
- Bene amici – concluse Ludenas- Mettiamolo al sicuro e prepariamoci a tornare a Lima, là avremo gli strumenti necessari allo studio ed alla sua datazione.
Tutti trovarono la proposta più che sensata e, spinti da nuovo entusiasmo dedicarono il resto della giornata esplorando i dintorni alla ricerca di nuovi indizi.

A sera, nella loro tenda Angie ed Ema si scambiarono impressioni sugli ultimi avvenimenti.
- Ema, sai per caso come si sono incontrati il professor Ludenas e Tupac?
- Ora che mi ci fai pensare la cosa fu abbastanza strana, ero presente quel giorno. Tupac si presentò alla porta chiedendo di Ludenas.
- Si conoscevano già?
- Niente affatto, Ludenas non voleva nemmeno riceverlo, ma Tupac si è messo a dire qualcosa nella lingua quechua, allora il professore ha chiuso la porta dello studio. Tupac se n’è andato un’ora dopo e l’ho rivisto solo il giorno della nostra partenza.
- Hai ragione Ema la cosa è proprio strana.
Le due donne spensero la lanterna e si misero a dormire. E il silenzio della notte calò sul campo.

Un grido svegliò tutti di soprassalto, al primo chiarore dell’alba Ludenas era in piedi vicino alla sua tenda.
- Non c’è più, non c’è più!
Lo diceva in continuazione.
- Cosa non c’è più?
- L’amuleto, è sparito! – l’uomo si mise le mani nei capelli in segno di disperazione.
- Non è il solo ad essere sparito, anche Tupac non c’è più.
- Che farabutto! Andiamo a cercarlo. – propose Enrique Rivera
- Non lo troveremmo e rischieremmo di perderci. – Amedeo aveva pensato ad alta voce.
- Perché dici così?
- Perché il guerriero dipinto sul vaso non aveva portato a termine il suo compito, finendo nel fiume, qualcun altro doveva farlo per lui.
Amedeo Sandrelli concluse la frase in un sussurro.

§§§

Il guerriero correva, i suoi piedi quasi non toccavano il terreno. Il condor volava alto e lanciava il suo grido.
……….., aveva qualcosa di prezioso da portare in un luogo sicuro, più prezioso della sua stessa vita.


Luisa Camponesco

   
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