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 La torre del tormento
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 20/02/2007 :  07:40:07  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
La torre del tormento

In un antico paese medioevale, esiste una torre comunemente chiamata del tormento. La sua strana storia è poco conosciuta, anzi è addirittura ignota ai più e solo pochi ricercatori ne hanno scoperto l’esistenza. Vi fu anticamente rinchiusa una splendida dama, moglie del castellano di quei luoghi. Egli era innamoratissimo e talmente geloso da tenerla sempre lontana dagli sguardi di tutti. Dunque la poverina viveva sempre isolata e vedeva la luce soltanto affacciandosi da una delle finestre della torre. Quella solitudine era per lei un vero tormento, un eterno calvario. Aveva sognato di essere liberata da un uomo coraggioso e, nel sogno, s’era innamorata perdutamente del suo eroe. Un giorno giunse in quei luoghi un ardito cavaliere e non appena alzò gli occhi verso la torre, incontrò il volto della castellana, la cui bellezza era davvero eccezionale. Ne fu folgorato e l’amò a prima vista.
Il signore era partito per combattere contro un nobile vicino che seminava terrore e rovina nelle sue terre. Quella guerra era sanguinosa e stava mietendo numerose vittime tra i suoi sudditi senza per altro alcun risultato concreto.
Quando il cavaliere si presentò dinanzi al castellano, questi l’accolse e lo fece combattere al suo fianco. Si mostrò valoroso e tali furono le sue prodezze che riuscì ben presto a catturare il nemico e a riportare la pace in quei luoghi.
Enorme fu la riconoscenza di tutti e fu invitato a fermarsi con grandi onori e ricompense. Così prese a trascorrere i giorni tra feste e banchetti, tintinnare di calici e sollazzi. Ma i suoi pensieri erano sempre rivolti alla torre ed il suo cuore batteva per la bella dama che v’era rinchiusa. Scoprì ben presto che avrebbe potuto scavare un tunnel sotterraneo che giungesse sin dentro la sua stanza.
Si mise a scavare ogni notte ed il suo lavoro indefesso rimase nascosto agli occhi di tutti, poiché riuscì a celare l’ingresso del passaggio segreto con degli arbusti e delle piante. Quando giunse a scavare sotto la stanza, udì gli urli di terrore della sua amata, ma la tranquillizzò dicendo: “Non temete signora! Sono un nobile cavaliere che viene a liberarvi.”
La dama fu sorpresa di vederselo comparire davanti e lo riconobbe. Era l’uomo dei suoi sogni! Fu felice al pensiero di essere stata raggiunta in maniera così ardimentosa e, in men che non si dica, furono l’una nelle braccia dell’altro.
Ogni sera, al calare delle tenebre, lui l’andava a trovare ed il loro amore cresceva sempre più.
Il castellano non s’era accorto di nulla, cosicché i due si facevano sempre più arditi e sapevano nascondere a chicchessia la loro tresca.
Durante un banchetto, il cavaliere fece travestire la dama e la presentò al suo signore dicendo che si trattava della nobildonna di un regno vicino.
Quello fu sorpreso della somiglianza con la sua sposa e volle andare a controllare nella torre.
In fretta, la signora vi fece ritorno attraverso il passaggio segreto. Riacquistò le sue solite sembianze ed il castellano la ritrovò, rimanendo gabbato e continuando a non avere sospetti. I calici continuavano a tintinnare ed il vino scorreva a profusione senza che nessuno si avvedesse della reale identità della nobildonna.
Poi un giorno il cavaliere chiese al castellano di consentirgli di partire. In realtà, avrebbe voluto portare via lontano la donna del suo cuore. Per far questo, aveva bisogno di una nave. I due progettavano di fuggire insieme per sempre.
Il signore magnanimo, s’impegnò di fargli trovare l’imbarcazione necessaria, ma si mostrò triste di perderlo e vederlo partire. Si fidava di lui e provava nei suoi confronti una sincera amicizia.
Quando tutto era ormai pronto e la nave attendeva nel porto, il castellano s’ammalò gravemente. I medici disperavano di salvarlo. I due amanti non ebbero più cuore di lasciarlo poiché in fondo era stato generoso. Il cavaliere fu avvicinato da un vecchio che gli rivelò che avrebbe potuto salvargli la vita solo facendogli bere un’acqua miracolosa che sgorgava dentro il cortile di un castello assai lontano.
“La troverò e la porterò da bere al mio signore. Egli è buono e generoso. Deve vivere!” esclamò disponendosi a partire.
Lungo la strada, incontrò un altro vecchio e a lui chiese dove si trovasse il lontano castello in cui sgorgava l’acqua dei miracoli. Questi glielo spiegò e soggiunse: “Quando vi arriverai, non potrai entrarvi se non con l’aiuto di questa spada d’argento. Bussa con essa al portone del maniero e ti sarà aperto.”
Gli consegnò una spada splendente e s’allontanò.
Il cavaliere riprese il suo viaggio e giunto al castello, bussò usando la spada, entrò ed attinse l’acqua dal pozzo del cortile.
Fece ritorno dal castellano il quale, dopo aver bevuto, si sentì subito meglio e cominciò a guarire. Purtroppo però fu chiaro che il suo povero cuore era ormai compromesso e non avrebbe più potuto sopportare alcun dolore.
I due amanti a malincuore compresero che non avrebbero più potuto mettere in atto il loro piano di fuga. Avrebbe significato la morte per il povero signore del castello. Così, in preda a grande disperazione, si dissero addio per sempre e l’unico a partire fu il valoroso cavaliere.
La castellana continuò a vivere rinchiusa dentro la torre che, come non mai, divenne per lei luogo di tormento. Pensò ogni istante al suo perduto amore ed al sacrificio che erano stati costretti a compiere.
Deperì lentamente e il consorte se n’avvide supponendo d’averne colpa. Infatti la poverina non respirava mai l’aria pura e non vedeva la luce del sole se non attraverso una finestra. La fece dunque uscire e volle che fosse libera di passeggiare e vivere tranquillamente al castello. Ma tutto fu inutile. Ella continuò a deperire irrimediabilmente e ben presto perse le forze ed ogni spirito vitale, finché un giorno esalò l’ultimo respiro.
Il castellano, in preda a tremendi rimorsi e disperato, s’ammalò anch’egli gravemente e questa volta, non ci fu nulla da fare. Morì entro pochi mesi.
La notizia della loro tragica morte si diffuse per ogni dove e giunse alle orecchie del cavaliere. Egli tornò affranto e pianse amaramente senza trovare mai più alcun conforto. Volle rinchiudersi dentro la torre e non ne uscì mai più fino alla morte. Anche per lui divenne la torre del tormento!
Come già detto, nessuno è a conoscenza di questa antica leggenda, tranne un gruppo di ricercatori che avevano fatto degli studi sulle origini e sulla costruzione della torre. Ma il caso singolare consiste nel fatto che essi trovarono, in alcuni documenti consunti, tutta questa storia e mentre s’apprestavano a trascriverla, quelle vecchie carte scomparvero come volatilizzate. Le cercarono per mari e per monti. Erano sicuri d’averle lette, d’averle esaminate, analizzate. I ricercatori erano certi d’averle con loro ed invece non esistevano più, non erano più in nessun luogo. Era come se le avessero sognate, viste in un sogno collettivo. Qualcuno di loro prese a dire che tutta quella vicenda l’aveva già sentita narrare da altri, che la conosceva da prima. Ma come? Chi l’aveva mai raccontata?
Ancora una volta, l’antica torre meritò il suo famoso appellativo: per i suoi studiosi fu più che mai la torre del tormento.


Gabriella Cuscinà

   
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