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 Pianeta K
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luisa camponesco
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Pianeta K


Le nanosonde penetravano l'ammasso stellare GSP246p. Kor, dalla sua consolle, analizzava i dati che man mano giungevano sullo schermo. Viaggiava ormai da molto tempo, anche se nello spazio il tempo è relativo. Aveva annotato la posizione di ciascun tunnel, di ogni galassia, di ciascun sistema solare abitabile per la sua razza, e...doveva fare in fretta.
Si appoggiò allo schienale e chiuse l'occhio posto in mezzo alla fronte e sognò.
Sognò il suo mondo, un mondo colorato dove i piccoli giocavano nelle rosse foreste di Nock, dove i verdi corsi d'acqua percorrevano le azzurre vallate irrorandole e dove Vert, la nana rossa, mandava il suo calore. Così Kor sognava, e si perdeva nei ricordi della sua infanzia felice.
Felice prima del loro arrivo, prima dell'arrivo degli invasori.
Tutto era cominciato in una trasparente mattinata, l’arcobaleno dai dodici colori rendeva tutto più rallegro, lui correva, insieme alla sorella sul sentiero che portava al Tempio quando nel cielo, una nube oscurò Vert. Uno sciame di insetti si posò sui campi ed incominciò a distruggere i raccolti e dopo i raccolti attaccò tutta l’altra vegetazione.
A nulla valsero i tentativi per arginare quella calamità, mentre una nuova specie arborea si sostituiva a quella indigena, con conseguenze disastrose.
Gli insetti si riprodussero e i nocksiani furono costretti a costruire cupole protettive
Col passare del tempo il clima mutò ed anche la composizione dell’atmosfera e delle acque. Le nuove piante immettevano nell'aria quantità sempre maggiori d’ossigeno, mentre la sua razza respirava diossido di carbonio e azoto e si abbeverava con un composto liquido a base di ammoniaca. Poichè il processo di trasformazione del pianeta era risultato irreversibile, non rimaneva altra soluzione che cercare altrove un habitat a loro compatibile.
Migliaia di navette, come la sua, furono lanciate nello spazio in ogni direzione, nella speranza di trovare una nuova casa. L'occhio si inumidì ed i sette tentacoli tremarono.
Solo, in quell’immenso vuoto con il silenzio, rotto unicamente dal ticchettio delle strumentazioni e dalla voce roca del computer di bordo.
- Analisi del settore gamma completata. Rilevata nebulosa a diecimila anni luce.
Una strana sonnolenza lo colse all’improvviso, la percentuale di diossido di carbonio era scesa a livello di attenzione. L’occhio si chiuse lentamente.

°°°

- Svegliati Kor, è l’ora della lezione!
Sulla porta della camera sua madre lo sollecitava ad alzarsi.
Si sedette sul pseudoletto e si guardò attorno. Incredibile aveva solo 10 giri di Nock.
- Mamma… - ma lei se n’era già andata. La rincorse, era già in fondo al vialetto.
- Mamma!!! - Si girò
- Cerca la strada Kor, cerca la strada.
- Quale strada?
Troppo tardi, era scomparsa.

- Kor! Kor! - la voce veniva da lontano - vieni giochiamo!
Kralia agitava i piccoli tentacoli, in ciascuno teneva un giocattolo, a malapena si teneva in equilibrio sulle gambette. Kor voleva raggiungerla ma non riusciva a muoversi nonostante si sforzasse di camminare. Poco dopo, sulla porta di casa apparvero i loro genitori. Kal il padre e Kilia la madre.
Una struggente nostalgia lo pervase. Poi la loro immagine sfumò


La caverna era buia ma gli era familiare. C’era già stato anche se non ricordava quando, non aveva scelta doveva andare avanti. A tentoni, sfiorando le parete, si addentrò in un cunicolo che sembrava senza fine. Non aveva freddo anzi il tepore era gradevole.
-“cerca la strada Kor”- di nuovo quella voce, questa volta con un tono accorato, quasi implorante.
- Come faccio a trovare la strada se non so nemmeno dove sono ora! – si accorse di non aver parlato ma solo formulato il pensiero e la risposta venne immediata.
- Sei dentro al lato oscuro del tuo io. Non lo riconosci?
Stava impazzendo, si appoggiò alla parete. Il lato oscuro dell’io era stato oggetto di una lezione di meditazione tenuta al Tempio della Sapienza.
- Imparate ad esplorarlo – aveva detto Hok, il loro insegnante – in questo modo sarete presto in grado di individuarne i punti deboli ed infondere la forza necessaria. Io vi dirò come fare.
Ma quella lezione, Kor, non l’aveva seguita, aveva preferito godersi la giornata steso sui prati della Quiete. Ora si pentiva della sua negligenza, ora…che aveva bisogno di sapere.
Che scelta aveva? Rimanere lì, in quella specie di limbo o proseguire? In fondo cosa aveva da perdere? Si fece coraggio e avanzò nella galleria. Il buio, il buio gli faceva paura, incominciò a tremare, qualche goccia di ammoniaca gli scese dall’occhio. Riprese a camminare, sempre rasente al muro. Coraggio Kor non fermarti! Ad ogni passo aumentava il desiderio, misto a rabbia, di andare avanti, sempre più avanti, e, un urlo silenzioso gli uscì dalla bocca.

Ecco … le colonne del Tempio della Vita si ergevano, davanti a lui, imponenti. La costruzione incuteva, nello stesso tempo, timore e rispetto. Kor si trovò a camminare lungo la navata, si fermò nel centro, davanti al bracere dell'Armonia.
- Cosa cerchi Kor? - le fiamme, come lingue incandescenti, gli parlarono.
- Se cerchi la strada di casa dovrai fare ancora molto cammino. - dissero lanciando lampi di luce tutt'intorno.
Kor era confuso, udiva le voci nella sua mente.
- Cerco un nuovo mondo per vivere con la mia gente. - Aveva preso coraggio forse le fiamme potevano aiutarlo, suggerirgli una direzione...
- Molti lo stanno cercando, cosa ti fa pensare d'essere tu quello che lo trova?
Kor arrossi d'imbarazzo, le fiamme crepitarono senza più parlare, ma una lingua bluastra guizzò verso l'alto e colpì il cerchio che raffigurava Vert.

- Forse abbiamo esagerato, abbiamo spinto troppo – disse una fiammella – forse no! E’ importante che lui impari per sé stesso e per tutti noi .– risposero le altre.

Il tempio scomparve e Kor si trovò sospeso nel centro dell'universo.
Vertigine, smarrimento, paura di quello spazio senza confini.
- Sono morto- questo pensiero prese forma nella sua mente, prima in modo inquietante, poi rassegnato.
Allargò i tentacoli e iniziò a volare.
Sensazione di libertà mai provata, non ebbe più timore del buio, volava fra le stelle, le vide nascere e morire. Osservò i pianeti, alcuni agli albori altri brulicanti di vita.
- cerca la strada Kor, cerca la strada - La voce nella sua mente, come brezza leggera e persistente, continuava fastidiosa e martellante.
Kor galleggiava in un vuoto ovattato, come se tutto l’universo fosse raccolto attorno a lui, con lo sguardo poteva abbracciarlo, poteva muoversi in ogni direzione, era sufficiente desiderarlo.
Mai aveva provato emozioni simili, una sensazione di benessere lo pervadeva e sperava non finisse mai. Ma la visione rassicurante dell’universo sparì risucchiata in un gorgo oscuro.
La forza di quel gorgo lo attirava giù, sempre più giù.
Cercò invano degli appigli e quando pensava di non avere più speranza ecco….una sottile corda di luce cui aggrapparsi e lui l’afferrò con tutte le forze.

°°°

- Situazione d’allarme! Percentuale d’azoto scesa al 30%. Si suggerisce di attivare serbatoi di emergenza. Situazione d’allarme! Percentuale d’azoto scesa al 25%...
Si trovò steso sul pavimento della navetta, boccheggiava, l’aria si stava rarefacendo, se non faceva qualcosa in fretta, sarebbe asfissiato.
Allungò, a fatica, un tentacolo verso un pulsante situato sul lato sinistro dell’abitacolo. Psss …. Un sibilo e l’atmosfera tornò respirabile.
Ansimando si sedette ai comandi, era fuori rotta di tre gradi. Incredibile, la mancanza di azoto gli aveva procurato una serie di allucinazioni, si augurava di trovare presto un pianeta adatto, prima di esaurire anche le riserve.
Le nanosonde incominciavano a trasmettere informazioni, alcune interessanti, altre da elaborare ed analizzare, ed erano proprio su queste ultime che si concentrava l’attenzione di Kor.
La speranza si alternava alla visione del suo mondo infestato dagli insetti, dalla devastazione che avevano procurato, tanto da rendere necessaria l’evacuazione dal pianeta, ed infine la ricerca di una nuova terra in cui vivere, dove poter veder crescere i piccoli, correre, respirare senza la paura di minacce di alcun genere, ed infine stendersi sui prati fra i fiori verdi di Jantor.

La vide sullo schermo, una scia biancastra, luminosa, una misteriosa percezione, un sottile stato d’ansia fece accelerare entrambi i piccoli cuori. Corresse la rotta e puntò dritto verso quella galassia.

I primi dati apparvero sullo schermo.

Galassia a spirale barrata, quattro braccia che partono dal centro. Approssimativamente 350 miliardi di stelle….

Iniziò l’esplorazione, e, in effetti, di pianeti abbastanza simili ne aveva trovati parecchi tutti memorizzati nella banca dati. Si diresse verso il braccio più esterno sino a giungere ad una stella di medie dimensioni, con un sistema di nove pianeti più tre nani. Fu preso nuovamente da quella eccitazione che precede una nuova scoperta. Analizzò i pianeti, alcuni erano privi di atmosfera, inospitali e freddi. Si avvicinò alla stella.
Segni di vita biologica gli giunsero dal terzo pianeta, si mise in orbita alta. La composizione dell’atmosfera e la temperatura lo rendevano inadatto alla sua specie, ma la delusione durò poco.
Il secondo pianeta si presentava con una atmosfera densa e impenetrabile. Venti forti spazzavano la superficie, misurò la temperatura, 730-740K, sopportabile, analizzò la composizione dell’atmosfera; diossido di carbonio 96%; azoto 3,4%; vapore acqueo 0,01%. L’acido solforico in misura leggermente superiore a quelle di Nock ma l’aria era decisamente respirabile. Nessuna forma di vita senziente.
Non doveva commettere errori, rifece l’ analisi più volte prima di sentirsi sicuro al punto di inviare il messaggio in codice, con la sigla K, lettera iniziale del nome della sua famiglia. La speranza di miliardi di esseri dipendevano dalla sua scoperta. Si mise in orbita di parcheggio e attese.
Il pianeta K scorreva sotto di lui, con i suoi canyons, crateri, valli e uragani. Non era Nock, nessun altro pianeta avrebbe potuto esserlo ma era quello che più gli somigliava.
La sua colonizzazione si presentava faticosa e impegnativa, nulla sarebbe stato più come prima. Niente arcobaleni o prati azzurri, niente più corse lungo i torrenti ma una vita nuova sarebbe cominciata.
Kor fiero di essere riuscito nell’impresa che gli era stata affidata, volse lo sguardo al pianeta vicino fiorente di vita così diversa dalla sua, forse un giorno le loro razze si sarebbero incontrate, e chissà, scambiato informazioni scientifiche, magari stretto un’alleanza contro invasori esterni, vivere in pace e in armonia.
Forse un giorno sarebbe stato tutto diverso, forse …..un giorno….

°°°

A distanza di un miliardi di anni luce, l’ultima navetta lasciava il pianeta d’origine con la consapevolezza che alla fine del buio avrebbe trovato la via di casa.

.



Luisa Camponesco

   
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