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 Una porta che si chiude
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Mercedes
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Inserito - 05/04/2006 :  19:04:43  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Mercedes Invia un Messaggio Privato a Mercedes


Una porta che si chiude


Le orme che lasciava dietro di se sulla battigia, venivano rapidamente riempite e cancellate dal flusso delle piccole onde. Il mormorio leggero del mare accompagnava i suoi pensieri, i suoi ricordi.
Come era iniziata la storia non è facile dirlo, era stata una serie di circostanze legate ad episodi quasi dimenticati. Il fatalismo era sempre stato il suo credo, perché tutto è scritto sul libro del destino. Spesso tornava indietro ad avvenimenti passati, cercando di collegare episodi accaduti. Non ricordava come lo aveva conosciuto e neppure perché lo avesse amato, lui, così diverso di carattere…di tutto. Ma era poi stato veramente amore il suo? Forse, ma così lo aveva vissuto, sperando, dopo un lungo buio di aver trovato finalmente uno spiraglio di luce. Esuberante, invasivo…..il suo compagno era stata la figura prepotente e predominante dei suoi giorni.
“Ciccina, ma che dici!!!!” Lei era sempre la sciocca che sbagliava. Malgrado ciò la personalità dell’uomo le aveva riempito la vita. Cinque anni, cinque lunghi anni …..
a volte d’inferno. Viaggiavano spesso perché lui aveva uno stupendo casale del trecento nella campagna di Cortona, ma non era di origini toscane. La sua città di nascita era Bari. Una bellissima città del Sud che aveva visto una sola volta con il suo compagno, in occasione del viaggio che li aveva portati a raggiungere due loro amici trasferitisi per lavoro a Trani. E Trani, piccolo gioiello del Sud l’aveva affascinata. Avevano alloggiato all’Hotel Salsello di Bisceglie molto ben tenuto accogliente ed organizzato, dove aveva mangiato piatti pugliesi molto buoni, profumati di mare e del sole del Sud. Partiti da li erano arrivati a Vieste, altra incantevole località. Nell’albergo di Pizzomunno avevano avuto un’accoglienza principesca. Erano stati quattro giorni di sogno. In fondo lui qualcosa le aveva dato, ma lei, a ben pensarci, le aveva restituito in cambio molto poco. Povero Enzo, forse lui l’aveva amata veramente.
Continuava a camminare, mentre alle sue spalle le orme sparivano cancellate dalle onde che spegnevano sulla riva la loro corsa. Il lieve mormorio dell’acqua accompagnava i suoi pensieri. Il cielo azzurro non aveva la benché minima traccia di nube, neppure un piccolo bioccolo bianco. L’estate si prolungava, il caldo era, come sempre, violento. Un’estate lunga, imprevista ed imprevedibile, stressante e pesante da sopportare. Unico refrigerio in quel momento, erano i suoi piedi che s’immergevano ritmicamente nell’acqua e quella distesa di mare, azzurro e limpido dal quale saliva un borbottio lento, profumato di salsedine. La sua mente riprese a vagare…..
I primi giorni del loro amore Enzo le aveva proposto un piccolo viaggio di nozze a Napoli. Aveva vissuto quei pochi giorni come in un sogno, uno splendido sogno in una città romantica, allegra, solare. Dove il suono del mandolino accompagnava i pensieri più teneri in una eterna serenata. Dove anche un semplice piatto di spaghetti offriva al palato un gusto saporoso e vellutato. Appena arrivati erano andati a pranzo al porto, un bel locale dove erano state servite ostriche e champagne! Era un uomo dalle mille sfumature il suo Enzo! E la sera a cena in Via Caracciolo…..Aveva chiamato al loro tavolo il cantante e aveva chiesto una canzone per lei……”Tu si na cosa grande pe me” e lei aveva chiesto “Io t’a voglio bene assaie”……
Continuava a camminare, mentre gli occhi lucidi fissavano il mare, quieto e azzurro che col suo mormorio sommesso sembrava cullarla nei suoi ricordi dolci e dolorosi. Anche il cielo così limpido le ricordava quei giorni ormai passati, lontani, perduti tra i ricordi della sua vita. Un ricordo si, Enzo ormai era un ricordo. La nube scura era di nuovo scesa sui suoi giorni e per la seconda volta aveva portato via l’uomo della sua vita. Camminava e sentiva che alle sue spalle due presenze la seguivano. No, non era sola, le presenze invisibili e silenziose dei due uomini che l’avevano amata, la seguivano.Sempre, e così per sempre avrebbero avuto un posto nella sua mente, nei suoi ricordi, nel suo cuore. Enzo….Aveva dato poco di se, ne era conscia, o forse nel dolore della solitudine accusava se stessa d’essere stata poco affettuosa….ed ora avrebbe voluto colmare di attenzioni quell’uomo che non era più li al suo fianco. Non poteva più dirgli quanto bisogno aveva di lui, delle sue parole, anche delle liti! Era pur sempre un vivere, sia pure turbolento in una atmosfera d’amore. Ma……

Come una porta che si chiude

come un velo che cala

come un sonno che ti coglie

ella arriva e copre col manto scuro

il rosso cuore che pulsava.

Si fermò, il respiro s’era fatto rapido, ansante. Fissò lontano un puntino all’orizzonte, una piccola vela bianca che correva sulle onde, allegra e guizzante, sfrontata e monella, signora del mare si lasciava abbracciare e cullare dal vento. Avrebbe voluto sentirsi felice e libera, e padrona dell’aria come quella vela……
“Ciccina, ti ho portato i gianduiotti, e ti ho portato anche le caramelle che ti piacciono tanto” Tutte le volte che andava da lei aveva un pensiero affettuoso. O i dolci o le rose, il suo fiore preferito. Povero Enzo, povero bambino grande sognante e romantico con il cuore malato e operato, ma sempre capace di provare sentimenti d’amore intensi e delicati!
Riprese a camminare….i piedi affondavano nella sabbia, il respiro del mare accompagnava i battiti del suo cuore. Col mento proteso in avanti e il volto offerto all’aria marina, indurita nell’espressione quasi a opporre resistenza ad un invisibile ostacolo, proseguì il cammino.
Ricominciare, ricominciare ancora. E come poteva essere altrimenti?Non avrebbe mai permesso alla vita di piegarla. Doveva riprendere contatti e amicizie, doveva esaminare e scrutare al di la di ogni dubbio cosa era meglio fare. Dire e agire. Un capitolo di era chiuso, un foglio era stato girato, una pagine del grande libro della sua vita. Pensò che una volta tornata in città avrebbe telefonato a lui, un lui conosciuto da poco, gradevole, gentile. Sollevò gli occhi verso il cielo….era azzurro splendente, assolato, come aspettando una risposta dall’alto…..Chissà forse era l’uomo giusto e quest’idea l’entusiasmò. Pensò alle tante cose che avrebbe fatto e nella mente ideò un programma. Un parrucchiere, una pettinatura diversa, un look moderno, e così si sarebbe rinnovata e forse questo era il segreto della sua eterna giovinezza. La capacità di risorgere dalle proprie ceneri come l’araba fenice, o più semplicemente dire, novella Rossella O Hara….” Domani è un altro giorno”.

Mercedesmarconi

   
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