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 "Islam, la guerra e la speranza"
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Roberto Mahlab
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"Islam, la guerra e la speranza, intervista a Bernard Lewis" di Fiamma Nirenstein, editore Rizzoli.

Gli avvenimenti contemporanei hanno radici nel procedere della Storia. Apprendere la Storia dalle parole di grandi studiosi, testimoni e divulgatori, consente di comprenderne il moto, trarre lezioni dallo studio del passato permette di coltivare la speranza del futuro.

In questo libro a dir poco fondamentale per la conoscenza di quanto sta avvenendo, la famosa scrittrice e giornalista Fiamma Nirenstein intervista uno dei piu' autorevoli studiosi della Storia del Vicino Oriente, un professore di fama internazionale, Bernard Lewis. Domande e risposte ci aprono un mondo intero, in un libro in cui ogni riga e' un capitolo su cui riflettere.

Questa recensione si compone di due parti, nella prima, che segue, daro' un riassunto del volume. Nella seconda parte potrete leggere l'intervista telefonica che l'autrice, Fiamma Nirenstein, ci ha concesso da Gerusalemme, come approfondimento per i lettori di Concerto di Sogni.

Il primo capitolo si intitola :"Gli opposti fraintendimenti"

Si ripercorrono gli avvenimenti delle conquiste e riconquiste dall'Europa al Vicino Oriente ad opera di volta in volta degli europei e degli arabi. Fino al settimo secolo il bacino del Mediterraneo era cristiano. Quindi tocco' agli arabi che giunsero fino in Spagna e il loro dominio in tutta l'area del Mediterraneo duro' per otto secoli, le nazioni europee in seguito rioccuparono gli stessi territori con le cosiddette "crociate". Dunque l'avvincente tesi e' che dal punto di vista storico e fino al diciottesimo secolo due avversari si siano fronteggiati sugli stessi territori, portandoseli via di volta in volta.
Il capitolo contiene anche una interessantissima analisi sui comportamenti dei due conquistatori, viene descritto come i musulmani si comportassero in modo piu' tollerante di quanto abbiano fatto i loro avversari, garantendo alle diverse etnie un rispetto delle autonomie religiose e legali.
La svolta nella Storia si ebbe alla fine del millesettecento, l''invasione dell'Egitto prima da parte dei francesi a cui poi il territorio fu tolto dagli inglesi, dunque un paese arabo che passo' da un occupante europeo all'altro, la prima volta in cui ad un paese arabo veniva tolta la possibilita' di essere riconquistato dai musulmani stessi.
Di qui l'inizio del risentimento degli arabi verso l'occidente e la ricerca degli arabi stessi della collaborazione con il nemico dell'occidente, di volta in volta fino alla Germania nazista e poi l'Urss.
In questo stesso capitolo Bernard Lewis ricorda come avesse previsto la rivoluzione in Iran in un articolo e la sorprendente ragione del perche': lo studioso aveva letto le tesi scritte da Khomeini e aveva constatato che era semplicemente sensato credere alla sincerita' di cio' che una persona avvisa che fara', cosi' come credette a quanto Bin Laden affermava di voler compiere, gia' nel 1998.

Il secondo capitolo si intitola :"La rabbia dell'Islam"

Ovvero : come si arriva dall'antagonismo alla rabbia?

Dopo la seconda guerra mondiale gli arabi si accorsero che l'indipendenza dall'occupazione europea non regalava la liberta' all'interno dei loro paesi, prima fallirono i regimi nazionalisti, poi fallirono i regimi che tentarono di applicare il sistema socialista, rimaneva aperta solamente la strada della religione come riscatto, la strada imboccata da circa trent'anni. Questo fu il messaggio di Khomeini, la rivoluzione rappresento' un terzo tentativo, dopo nazionalismo e socialismo, di opporsi all'occidentalizzazione, considerata come apostasia, accusa che costo' la vita ad esempio al presidente egiziano Sadat. Khomeini non lottava per la liberta', ma per un regime islamico.
Le precise domande di Fiamma Nirenstein conducono Bernard Lewis a parlare dell'importanza dei nuovi media, la tv mostra agli arabi il fallimento della modernizzazione e li spinge a quell'odio che alcuni hanno cercato di incanalare.
Bin Laden e' wahabita, l'Iran di Khomeini sciita, idealmente li unisce un grande nemico e cioe' il mondo occidentale, la differenza e' che la rivoluzione sciita fu un successo interno, il piano di Bin Laden prevedeva un successo verso l'esterno, il tentativo di un califfato mondiale.

A questo punto Bernard Lewis osserva che la cristianita' e' in vantaggio di sei secoli sulla nascita dell'Islam e solo recentemente sono cessate le lotte interne all'interno di essa, come dire che essa e' al 21o secolo di storia, mentre l'islam e' ancora al 15o, si deve ancora porre cioe' il problema della separazione tra stato e chiesa nell'Islam.
Viene affrontata la questione del terrorismo, sovente i leader vengono creati dai media occidentali, come Arafat, ogni atto di terrore, il piu' possibile sanguinoso, e' pubblicita' per gli schermi televisivi, serve a far domandare gli occidentali a se' stessi :"che cosa abbiamo fatto per farci odiare tanto dagli arabi?"
E una delle colpe dei media e' la selettivita', Israele viene messo di fronte alla tv, mentre c'e' il silenzio, ad esempio, verso il Sudan.

Il terzo capitolo si intitola :"Conflitto israelo palestinese e rifiuto arabo"

L'ostilita' verso Israele e' la canalizzazione dello sfogo del malcontento delle masse arabe ad opera dei loro governanti, altrimenti le popolazioni attaccherebbero i governanti stessi che li opprimono.
Per l'Europa e' un'opportunita' da cavalcare per lasciarsi alle spalle il senso di colpa per l'Olocausto.
L'antisemitismo viene scomposto in periodi storici, dapprima fu teologico, poi fu razzista, dall'Inquisizione al nazismo, poi quello odierno ravvisabile nella sinistra che e' ideologico, non razzista, ma piu' vicino all'antigiudaismo medievale, come allora l'ebreo che rinnega la propria appartenenza, per esempio concorrendo alla demonizzazione di Israele e del sionismo, viene considerato il benvenuto, come nel Medioevo venivano accolti gli ebrei che abiuravano la propria religione.
Ma allora, si chiedono gli autori, quale e' la linea di divisione, quando e' lecito legittimamente criticare Israele senza scadere nell'antisemitismo? Quando non si usa il doppio metro, quando non si condiscende alle stragi commesse dagli arabi, come se si considerassero gli arabi subumani, che tanto sono incapaci di comportarsi in altro modo. E' un razzismo doppio, verso entrambi i popoli.
Gli autori ricordano che per Sadat la guerra fu una tattica e la pace fu invece una strategia, per Arafat e' l'opposto, non ha mai chiarito se vuole lo stato Palestinese a fianco o al posto di Israele, un esempio fu la sua risposta alle proposte di Barak, non con una controproposta, ma con una guerra, con la pace Arafat non potra' giustificare la dittatura e la corruzione.
Nelle societa' chiuse i dittatori, come Saddam, interpretano il dibattito all'ovest come debolezza e credono alle loro stesse parole.

Il quarto capitolo si intitola :"Una democrazia per l'Islam"

Nell'ultimo capitolo si contestano le tesi che affermano che la democrazia non si puo' instaurare nel mondo islamico, per confutare tale tesi gli autori definiscono prima di tutto dal punto di vista storico che cosa si definisce come democrazia, il cui significato varia con il trascorrere delle epoche.
Ci fu un tempo in cui la democrazia in occidente conviveva con l'impedimento del voto alle donne e con la schiavitu', oggi sono cose inaccettabili, dunque la democrazia e' un processo lungo che deve svilupparsi nel tempo.
Nel mondo arabo ci sono elementi democratici che si possono sviluppare secondo la tradizione classica dell' Islam, la grande speranza e scommessa sono il ritorno alla tradizione del governo islamico, non fascista o comunista o dittatura partito.
Fu la modernizzazione che nei paesi musulmani indeboli' la borghesia che equilibrava il sovrano islamico, Bernard Lewis cita come esempio l'impero ottomano, guidato da un governo consensuale e contrattuale.
Lo storico propone di avere fiducia nell'opposizione irachena, cosi' come avvenuto in Afganistan, raccomanda che l'Iraq diventi amichevole e non sottoposto agli Stati Uniti per avere cosi' influenza su altri paesi arabi, con la marcia della democrazia nei paesi arabi, Israele non sara' piu' il nemico esterno usato per catalizzare la protesta antigovernativa dell'opinione pubblica.
E infine le grandi domande: siamo a ridosso di rivoluzione nel mondo islamico o di un nuovo conflitto con islam? Bernard Lewis dice di avere fiducia nel futuro, anche se ritiene che il processo democratico sara' lento e difficile, ma le basi ci sono.
Gli Stati Uniti rimarranno come ago della bilancia o si ritireranno stanchi, lasciando il vicino oriente nelle mani di una potenza diversa?
Bernard Lewis conferma che l'America non punta al petrolio nella guerra di liberazione dell'Iraq, cosi' come non cercava certo il petrolio in Normandia e in Bosnia e la guerra a Saddam e' di difesa per impedirgli di giungere alle sue mire, secondo lo stile di vita dei dittatori.

Sono solo alcuni degli avvincenti punti che Fiamma Nirenstein e Bernard Lewis affrontano, un libro che Concerto di Sogni vi consiglia senz'altro di leggere.



   
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