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Roberto Mahlab
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Inserito - 06/04/2003 :  14:37:01  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
6 agosto 2000 all'alba. Passo del Brennero.
Due colonne.
Da sud a nord: una sola auto con me dentro, in viaggio di lavoro verso la Germania.
Da nord a sud: migliaia di roulottes, auto, moto, biciclette, carrozzine cariche di centinaia di migliaia di persone in viaggio di lavoro verso l'Italia.
Per un attimo mi scopro a pensare :"Forse che in Italia pagano di piu'?"

Ore 12 (ora standard Europa Centrale). Tratto Innsbruck-Monaco di Baviera.
Sosta autogrill.
"Bonciorno, qvale noztro piatten possiamo pordare a foi?"
Io parlo correntemente la loro lingua :"Qvalunkue kosa, ma nein wurstel und krauti!"
"Noi afere zolo nofantaqvattro piatten und tutten essere wurstel und krauti"
"Alloren tu portare me krauti und wurstel!". Mai dare soddisfazione. Ho pensato di non tradurre in italiano lo scambio, affinche' i lettori possano apprezzare l'originalita' del dialogo in lingua originale.

Ore 12 e 15
Una lotta impari tra la mia forchetta e la durezza della pelle dei wurstel dei nostri alleati Nato.
Loro si mangiano i nostri spaghetti con il cucchiaio, no? E allora cosa c'e' di male se io mi mangio quello che rimane dei loro wurstel dopo averli sbucciati, esattamente come si fa con una banana? Rimane poco, e' vero, ma meno rimane, dato il gusto, meglio e'.
Alla fine del pasto, il padrone della locanda non ha il coraggio di presentarmi il conto. Io a lui si'.

Ore 15 e 20. Verso il centro di Monaco alla ricerca del parcheggio della fiera.
Non c'e' gusto. Ad ogni angolo e' indicato tutto. Dovunque si voglia andare c'e' un cartello che vi accompagna fino alla destinazione che desiderate. Nessuno spazio alla fantasia, come da noi. Com'e' bello quando, imboccata l'autostrada per Genova, cercando disperatamente un'indicazione, ci si ritrova secoli dopo in uno sperduto villaggio del Sahara.
I tedeschi sembrano proprio un popolo triste, che non ama i festeggiamenti. Come da noi, quando qualche turista con targa estera non conosce la strada e si sposta da destra a sinistra a due all'ora: la gente e' felice e lo dimostra con una sinfonia di clacson e buffi soprannomi che gli affibbiano. Li' invece si fermano tutti e, anzi, scendono dalle loro macchine e ti accompagnano verso la corsia giusta. Niente musica, niente parole.
Poi le strisce: li' e' impossibile migliorare il proprio record di abbattimento pedoni sulle strisce. Io ho dovuto litigare con una signora che si era fermata con l'auto a dieci metri da me che attraversavo a piedi. L'ho implorata :"Du fenire me addossen, io cerco zaltare fia prima che du schiaccia me, ti preco, altrimenten perdo exercizien!". Niente, duri come tedeschi in queste cose.

Ore 18. Spese.
Cerco di far capire loro le regole di base dell'economia. C'e' un giornale che costa cinque delle loro monete. Io dico che sono disposto a pagare con ben mille delle nostre! E come faranno a creare un paese prospero se non sanno neppure approfittare delle occasioni?

Due giorni di fiera.
Un mio caro amico mi ha raccomandato di dare un'occhiata alle ragazze tedesche. Dovrebbero abolirle. Nuocciono agli affari. Mentre io spiegavo ad un cliente i vantaggi che avrebbe avuto la sua attivita' ad utilizzare un mio nuovo prodotto, quello strano tipo guardava invece le decine di ragazze che passavano tra gli stand, annuendo con convinzione. Visto che annuiva, gli ho fatto firmare il contratto. Prima o poi lo dovro' avvisare che non e' come pensa lui e che non gli ho venduto le ragazze che passavano.

Ore 21. Citta' vecchia.
Sotto i portici, la musica. Suonano il commovente "canon" di Pachelbe. Mi accorgo di una ragazza in lacrime dietro ad una colonna. Corro verso una bancarella di fiori e le compro un giglio. Quando mi volto, lei non c'e' piu'.
Poi Mozart, Bach, Beethoven. Un complesso di tre violini ed un contrabbasso all'aria aperta. Due ore di musica che ti fanno sognare di non essere il solo a sentirla. E tutti intorno sorridono, pare che non si ricordino piu' che hanno perso la guerra, ma solo che hanno vinto i mondiali. E mi chiedo, proprio io che discendo da chi ha subito, se il male avrebbe potuto contagiare qualcunque altro popolo. E comprendo che la risposta' e' purtroppo si'. Puo' succedere ancora ad altri, e' successo, succede, pare che dopo un po' il mondo non sappia piu' dove sono andati a finire gli anticorpi.
E nazioni e individui sono entita' diverse.
E Mozart, Bach e Beethoven e tutti i migliori di ogni popolo, in fondo non facevano parte di nessuna nazione, ma dell'umanita' intera.

Roberto

   
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