"Stasera devo portarci la mia bimba e rimanere con lei a vedere il film delle Winx, il cartoon delle fatine per le bambine piccole, mi ha tormentato tutto ieri e anche stamattina prima che uscissi per venire in ufficio", ha proseguito con tono esasperato, come per sfogarsi di una ingiustizia che era costretta a subire.

"Le Winx, tu andrai a vedere le Winx? ma se ti piacciono i film di avventura, ti piace Brad Pitt, ti piacciono i thriller, come farai a stare sveglia..... mmmfmmmffmffffff". Faccio fatica ad esprimermi quando mi imbavaglia per punizione perché parlo troppo.

All'ora di chiusura dell'ufficio, squilla il telefono, "ci vado io, tu vai pure a vedere le Winx con la tua adorabile bimba"; ho affermato cooperativo. Mi ha strappato la cornetta dalle mani, "no, preferisco rimandare il momento".

Infine si è avviata abbattuta alla porta e io le ho sussurrato con tono accorato e viso sofferente di solidale partecipazione :"mi dispiace". Insomma la classica frase di circostanza che si dice per confortare qualcuno che ha appena perso dodici milioni di dollari per un investimento sbagliato sui semi di lino alla borsa merci di Vancouver.

Stamattina è arrivata in ufficio con il volto che sprizzava furore, si è seduta al computer mormorando commenti poco lusinghieri su chi ha inventato le Winx e ha costretto le mamme ad andare a vederle con le loro bambine.

Ho riflettuto un poco per trovare una soluzione che la risollevasse e le ho fatto una proposta che reputavo intelligente :"senti, una volta ho visto un thriller, sai quelli che di solito vai a vedere anche tu quando la tua bimba non ti obbliga a portarla a vedere le Winx", non sono stato attento all'occhiata di avvertimento che mi ha lanciato e ho continuato :"la protagonista ha subito un trauma psicologico e per superarlo la costringono a ripetere l’esperienza. Ti spiego come procederemo : adesso tu stai cercando di rimuovere il film delle Winx dalla tua psiche, invece dovresti affrontare il problema e andare a rivederlo così lo shock mffff mfffff mffffff mmmmffff....”

Sono un incompreso imbavagliato io.

Roberto Mahlab - I racconti dell'ufficio