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 La scelta sbagliata
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Roberto Mahlab
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Inserito - 11/05/2020 :  00:23:48  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
C'è un ufficio in cui avvengono fatti inspiegabili, al di là di quelli che un essere umano può ritenere possibili, un ufficio in cui il tempo e la ragione sono sospesi, tra la realtà e la fantascienza, tra l'angoscia dell'irrazionale e l'evidenza del paradosso, un ufficio che si trova ai confini della realtà...

"La scelta sbagliata".

Stamattina, una giornata in cui le cateratte del cielo si sono scoperchiate scatenando sulla metropoli un diluvio inarrestabile, la mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensate sta digitando i dati del bilancio nel data base del computer, mentre io sto dando il mio solito contributo leggendo un thriller sulla poltrona vicina alla grande finestra del terrazzino. Le foglie delle nostre piante di rose sono di un verde acceso in contrasto con le foglie già gialle degli alberi del vialone all'esterno. "Non dovevo lasciare la biancheria appesa fuori sul balcone di casa mia, le tute dei miei bambini anziché asciugarsi, saranno fradicie", osserva la mia segretaria con la coda dell'occhio rivolta all'abbattersi sul vetro di una cascata d'acqua.

Normale riflessione di una normale giornata di autunno che scorre nella tranquillità.

"Chiudila!", mi grida all'improvviso, mentre la grande finestra si spalanca e una ventata gelida penetra nella grande stanza. "Non sono stato io", replico senza muovermi mentre i fogli posati sulla scrivania svolazzano per l'ufficio. "Tu c'entri sempre", ribatte lei con tono deciso.

Mi alzo svogliatamente e chiudo la finestra, serrando la maniglia, "è come le altre volte, te l'ho detto", riprendo, "qualcosa la sfonda e poi entra, adesso è qui". Lei non alza neppure lo sguardo dallo schermo, :"come le altre volte ? come questa primavera, vero ?", risponde con tono ironico, convinta che io mi inventi sempre tutto quanto. "Sì e il giorno dopo c'erano sette ragni sui diversi spigoli dei muri", le ricordo.

Non li toccammo, erano tutti diversi, li lasciammo tessere le loro tele fino a che un giorno non c'erano più, se ne erano andati tutti insieme.

"E che vorrebbero da noi questi esseri misteriosi?", mi domanda trattenendo a stento una risata.

"Lo scorso agosto, quando tu eri in vacanza", le racconto con il tono lugubre da presentatore dei film di fantascienza della serie 'ai confini della realtà', "io ero seduto dove adesso sei seduta tu, di fronte al computer, erano le quattro del pomeriggio, all'improvviso la fotocopiatrice appoggiata sul tavolino vicino alla parete della grande finestra a cinque metri di distanza, si è accesa rumorosamente e ha cominciato a lampeggiare, come se qualcuno ne avesse premuto il tasto di copia. Poco dopo è uscito un foglio, bianco".

"E che ne hai fatto di quel foglio?", mi incalza curiosa.

"Be', l'ho buttato, era bianco, non c'era fotocopiato nulla", le spiego,

"Eppure, se le tue teorie sugli esseri misteriosi sono corrette, forse era una scrittura che i nostri occhi non riescono a vedere, come gli infrarossi o gli ultravioletti, così come con i nostri sensi non riusciamo a cogliere la presenza in una dimensione parallela degli extraterrestri che tu racconti entrino nel nostro ufficio spalancando la grande finestra", ogni volta che la ascolto dare una spiegazione scientifica ai miei apparenti deliri, rimango ammirato, almeno fino a che non scoppia a ridere.

"Vuoi dire che ho buttato via il foglio in cui c'erano i dati che gli esseri spaziali volevano far conoscere all'umanità per permetterci di entrare in contatto con la loro civiltà aliena?", esclamo preoccupato.

"Sì e pensa che il mondo potrebbe essere diverso adesso, gioioso e rigoglioso, solo che hanno scelto te per aprire il contatto, questo è stato il loro errore", conclude sorridendo.

Un poco turbato torno ad immergermi nel mio thriller mentre lei prosegue a gestirmi il bilancio dell'azienda.

Si è fatta sera, la mia segretaria è a casa sua ormai, a raccogliere gli indumenti umidi dei suoi bambini dallo stendino sul balcone. Esco sul terrazzino dell'ufficio e guardo verso il cielo ancora nuvoloso e rifletto. Forse in questo momento, ad una distanza di anni luce dal nostro pianeta, degli esseri che hanno lavorato per centinaia di generazioni per riuscire ad entrare in contatto con il nostro pianeta, si staranno domandando scoraggiati quale sia stato il loro errore.

Aver scelto me tra sette miliardi di esseri umani : la scelta sbagliata.

Quel foglio che io avevo scambiato per bianco, uscito dalla fotocopiatrice del nostro ufficio, ai confini della realtà.

Roberto Mahlab - I racconti dell'ufficio


   
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