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 IN FONDO ALLA STRADA
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zanin roberto
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Inserito - 13/02/2013 :  23:38:29  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
IN FONDO ALLA STRADA

La sera invernale aveva esalato una fredda umidità che aggrediva il respiro, i lampioni ingiallivano il buio chiazzando di coni lattiginosi la strada bagnata da una patina di vaporosa foschia. La mia automobile correva senza alterare l'andatura, quella strada fatta quattro volte al giorno per trentacinque anni era una compagna silente e fedele, me ne stavo a riflettere sulla stanchezza della giornata lavorativa, sulla insopportabile probabilità di dover aspettare ancora sei anni prima di accedere alla pensione. Erano passate le sei del pomeriggio e il tramonto consumato da poco rimarcava il più che percettibile allungarsi delle giornate, gli occhi mi bruciavano forse per il sonno arretrato, il motore scoppiettava regolare come il battere del cuore. Alla periferia di Cordovado, la mia meta, iniziavo a rilassarmi, il lungo vialone di via Casette era il preludio del ritorno a casa, qualche cosa mi pizzicava la gola e mi ero ripromesso di prendere dell'aspirina appena rincasato, più per tenere lontano il raffreddore che per curare la faringite. Le prime case con le finestre che proiettavano fasci di luce all'esterno, il profilo del lago della cava, la pizzeria con i furgoni degli artigiani parcheggiati all'esterno per l'ultima birra della giornata scorrevano come in un film, superato il passaggio a livello ferroviario, una macchina in senso contrario di marcia all'improvviso mi alza i fanali abbaglianti, controllo i miei ma sono normali, ancora un segnale di fari alti, insistito, c'è qualcosa, c'è un'anomalia, c'è un guasto .... chissà cosa vuol dirmi quell'automobilista ! .... poi, il tempo si è fermato!
Sulla mia destra, al margine della mia corsia vedo a non più di cinque metri in linea di collisione un uomo, tutto vestito di nero, con un cane per ciechi, una macchia scura invisibile che sto per investire ... mio Dio ... sono a pochi metri e ho la lucida percezione di falciare quella sagoma senza possibilità di sbagliarmi. Un brivido freddo come la notte, un perdimento siderale, un'angoscia cupa e una paura profonda mi assalgono in un vortice implacabile. L'altra automobile ora è ferma nella corsia contraria quasi avesse già intuito la dinamica dell'evento, sospesa nello scorrere del tempo e in attesa di esistere. Sterzo e freno come su un'autoscontro delle giostre, l'ultimo tentativo di evitare il disastro, sento un leggero impatto, impercettibile, l'auto sbanda e si ferma al centro della strada, quasi di fianco ecco l'automobile che mi segnalava con i fari, è la vettura dei carabinieri in servizio. Ho il cuore che mi pulsa in gola, le mani tremano e non so più coordinare i movimenti per riaccendere l'automobile, istanti di panico e di confusione. Un carabiniere scende pacato e mi rassicura che non è successo niente, scendo e vedo l'uomo con il cane parlare con l'altro militare, tutto normale, nessun ferito. Il buio, la flebile penombra nasconde i colori, i contorni, gli umori, tutto sembra scritto in un copione, sento il battito cardiaco ritornare a frequenze normali, me ne vado contento di non aver ammazzato nessuno ma consapevole che siamo oggetti impotenti di un disegno incancellabile, di un destino non plasmabile. Rientro a casa, accendo la luce del garage, osservo incredulo i paraurti laterale destro ma non vedo impatti, eppure ho sentito qualche cosa, alzo gli occhi e vedo lo specchietto destro divelto, non c'è più ! Ecco, mi spiego, la sensazione d'un impatto, mi distendo sul divano del soggiorno e ringrazio Dio di avermi salvato da un incidente che mi avrebbe segnato per sempre. Mi riprometto di ringraziare i carabinieri che si erano accorti preziosi attimi prima che quell'uomo era impossibile vederlo ed era sulla corsia di marcia e mi avevano allertato con i fari. Grazie dunque, mentre un crampo allo stomaco si dissolve, il tempo di un lungo respiro e chiudo gli occhi libero di riposarmi. Una strada d'asfalto nero pece, una sera di un inverno freddo e ostile, un dolore lungo un respiro, l'inferno che ti inghiotte in uno spasmo incontrollabile e poi il paradiso che ti accoglie nel suo sereno gioire perchè l'irreparabile è stato evitato. Siamo fragili destini che si possono spezzare per un batter di ciglia, sono gli attimi che ci danno l'immortalità.

Zanin Roberto

zanin roberto

   
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