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Roberto Mahlab
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Inserito - 29/01/2013 :  21:19:13  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Progetto “Cultura Donna”

Anziché essere costretti a legiferare per far rispettare il diritto naturale alla maternità come risorsa e non come problema per il lavoro, anziché essere costretti a legiferare riguardo alle quote rosa con il loro discusso carattere meritocratico, non vale la pena creare una cultura razionale per superare a monte queste deformazioni della logica appartenenza al genere umano con pari dignità per la donna?

In 5000 anni di vita organizzata diffusa, ciascuno di noi ha alle spalle all’incirca cento progenitori, meno delle persone che normalmente conosciamo, dunque l'evoluzione umana è ancora giovane e i diritti generali delle donne, rispetto alla politica di una società organizzata moderna, risalgono a pochi decenni e non abbiamo ancora finito di chiederci come sia possibile che metà dell'umanità portatrice di vita e quindi capace doppiamente sia in senso lavorativo che in senso psicologico, venga invece considerata metà di quanto può offrire l'uomo. E' un errore addirittura matematico, di stampo opportunista maschile, che riduce la ricchezza possibile e diffusa, mentre all’opposto l’opportunità della risorsa che è la donna renderebbe tale spazio, in tutti i settori, quello economico compreso, aumentato.

Il “gender gap”, la disuguaglianza di genere, è un concetto recente, si è ridotto certamente con l’acquisizione di consapevolezza sociale e non va valutato come diversità, ma anzi come strada ancora da percorrere per la parità che infine esalta le capacità della donna. Per consentire il balzo ulteriore della società esso deve essere annullato fino alla parità nel rispetto nel differente percorso identitario. Nel resto del mondo industrializzato “the female factor”, il fattore donna ancora da utilizzare come motore, è in prima pagina sui media e nelle agende governative : mentre la democrazia arretra e l'economia è in crisi, viene indicato come la terza leva non ancora utilizzata per far ripartire la ruota, con una collaborazione sentita tra uomo e donna per lo stesso obiettivo.

L’obiettivo è una società più ampia e più libera, l’opportunismo sostituito dall’opportunità del raddoppio degli spazi economici, le maggiori istituzioni internazionali sono unanimi del riconoscere il legame diretto tra la piena partecipazione delle donne al mondo del lavoro e la crescita del prodotto interno lordo, il risultato delle ricerche riguardo al microcredito, alla migliore gestione del denaro, il successo negli studi, indica che le donne non sono il problema, ma sono la via di uscita per lo sviluppo dell’umanità e ormai la lotta contro la povertà globale adotta la donna come soluzione. La diffusione di tali argomenti consentirà all’uomo di togliersi il velo che acceca i suoi propri occhi, quando lo impone alla donna e consentirà alla donna di non dover più competere con metodi maschili e perdendo la sua capacità di proposta che deriva dalla psicologia del portare la vita e della sofferenza diretta e da quello che si definisce come solidarietà di una minoranza che di solito porta a schemi mentali assai profondi e superiori a schemi mentali vissuti in superficialità.

Sensazione aveva fatto l’articolo pubblicato sull’International Herald Tribune nell’agosto del 2009 in cui giornalisti premiati con il pulitzer, Nicholas Kristof e Sheryl Wudunn, hanno indicato che se la sfida del diciannovesimo secolo fu la lotta contro la schiavitù e quella del ventesimo secolo fu la lotta contro il totalitarismo, la sfida del nostro secolo è la lotta contro la brutalità inferta contro così tante donne e ragazze attorno al mondo, il traffico delle donne, gli attacchi con l'acido alle ragazze che vanno a scuola, i falò delle spose e gli stupri di massa.
Una stupefacente statistica riporta inoltre che più persone di sesso femminile sono morte negli ultimi cinquanta anni, solo per il fatto di essere di sesso femminile, di quanti uomini siano stati uccisi in tutte le guerre del ventesimo secolo.

Se riconosciamo dunque che sia un problema di cultura e di informazione della nostra società, si può individuare un momento educativo e dunque si può proporre un progetto “Cultura Donna” nell'ambito della comunanza sociale che è la scuola. Fare cultura nei giovani riguardo alla donna come chiave della psiche, dell'integrazione e dello sviluppo sociale ed economico diventa una opportunità di diffusione di una tipologia di educazione civica fino ad ora probabilmente non ancora considerata e dalle conseguenze da valutare.

Si porranno da approfondire diverse questioni : le condizioni al contorno nella società, perché è necessaria una informazione diffusa, che cosa fare, come e a che momento, quali saranno le conseguenze e quali problemi eviterà e consentirà di proporre diverse soluzioni per eliminare la superficialità nelle decisioni e l’incomprensione per la perdita di occasione.

Proponiamo a margine convegni pubblici su temi quali :”la donna, chiave dell’integrazione e dello sviluppo economico”, con la prospettiva di attirare l’attenzione delle donne che si identificheranno in “quella donna sono io” e degli uomini che hanno da tempo chiara la strada da percorrere.

Non dovremo correre il rischio di esagerare in aree in cui il “gender gap” è in via di superamento, ma non possiamo nasconderci che in diverse altre è in corso un ritorno indietro, come l’impedimento all’istruzione femminile in alcune aree del mondo.

Abbiamo riconosciuto che tra le donne esiste una solidarietà che possiamo indicare di “genere” come fossero consapevoli di appartenere ad una minoranza e una amarezza diffusa che proponiamo possa essere superata con il “racconto”, raccontare le donne come si racconta una minoranza incompresa per dimostrarne l’uguaglianza a coloro che ne dubitano, il problema culturale è di chi ha paura di ascoltare, quindi generalmente dell’uomo. Il racconto della donna non sarà ovviamente di carattere affettivo, ma storico, sociale, economico, psicoanalitico. Nelle società che privano le donne dei diritti di uguaglianza, la psicologia è bandita proprio per impedire la comprensione che la donna sia la psiche dell’uomo, colei che gli consente di aprire gli orizzonti mentali e i comportamenti.

Abbiamo riscontrato che in Italia l’argomento è considerato un tema politico di cui è difficile parlare diffusamente, anche se è ormai sentito dall’opinione pubblica. Le conseguenze positive ricadrebbero anche sulle donne immigrate, che abbiamo rilevato essere la chiave dell’integrazione.

Il risultato delle nostre proposte è far decadere la ghettizzazione di coloro che vogliono capire e parlare, un rovesciamento di valori con l’uomo chiamato a partecipare in prima persona perché è un tema comune, non è un tema femminile. “Cultura Donna” è la differenza tra una società ferma e una società che si allinea a quanto sta avvenendo in altri paesi che intanto avanzano socialmente ed economicamente.

La proposta è che questi divengano i pilastri, a partire dalle generazioni in formazione, mai più in discussione di una società che si vuole mettere alle spalle i suoi errori e ripartire nella sua totalità.

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Roberto Mahlab
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