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 "Fare come Roberto"
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Roberto Mahlab
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Inserito - 15/08/2012 :  09:57:34  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"Ma... stai facendo come Roberto ?", esclamò meravigliata la mia preziosa collaboratrice in azienda rivolta alla mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante che stava sistemando un punzone su una lastra di gomma in modo lievemente storto.
"Cosa..?", ribatté la mia segretaria con tono indignato, "sto solo verificando che il punzone sia diritto, non faccio certo come Roberto che l'avrebbe utilizzato senza controllare e rovinando l'intero rotolo di gomma".
"Meno male, per un attimo ho pensato che ti fossi ridotta a fare come Roberto", "ah sì, e allora fallo tu!", il battibecco tra le due signore proseguiva in crescendo.

"Scusate, mi sfugge qualcosa", intervenni con un nodo allo stomaco, "ma quando qualcuno dice a qualcun altro che sta 'facendo come Roberto', non è un complimento?"

Le due donne smisero di discutere tra loro e alzarono gli occhi al cielo con esasperazione e risposero all'unisono : "no". A me fa piacere riuscire a mettere sempre d'accordo tutti, ma devo ammettere che mi rimase un senso di qualcosa che mi sfuggiva.

Mi resi conto di essere impallidito, con una mano mi appoggiai ad una catasta di cartoni e mi passai l'altra lungo la fronte per concentrarmi, :"ma allora quando metto il nastro adesivo attorno alle scatole per cercare di dare una mano e mi guardano sospirando? E quando imbusto e mi tolgono i fogli dalle mani? E perchè i rappresentanti quando chiamano mi dicono subito :'passami la tua segretaria'"?, riflettei con angoscia tra me e me.

"Fare come Roberto, significa fare male le cose?", bisbigliai con voce più udibile, "è divenuto un modo di dire comune?". Mi guardarono semza rispondermi, il che compresi essere una risposta. La risposta.

Avvertii la commozione che mi sopraffaceva, uscii dall'ufficio e saltai in macchina, rituffarmi nella realtà mi avrebbe sollevato dalla tristezza. Mentre ero fermo al semaforo, osservai un gruppo di bambini che giocava a pallone dentro un cortile e rimasi di sasso quando uno dei piccoli gridò ad un altro :"passami quel pallone, non tirare come Roberto!".

Un'oasi verde all'angolo del marciapiede, seduta su una panchina una mamma che imbocca il suo figlioletto :"dai, apri la bocca, non fare come Roberto".

Deve essere un incubo, mi sfrego gli occhi con le mani, parcheggio l'auto e vago per la città. "Come l'hai chiamato? Non Roberto spero!", una signora domanda ad una donna che spinge una carrozzina.

Mi ricordo che dovevo mandare una raccomandata ad un cliente, entro in un ufficio postale, l'addetta prende un modulo e mi domanda :"come si chiama il mittente?". Dietro di me due persone in coda stanno scherzando :"figurati che ieri l'impiegata mi ha chiesto se per caso mi chiamavo Roberto!" e l'altro si mette a ridere fino alle lacrime. Sento la gola inaridirsi e la lingua immobilizzarsi , "come si chiama? Non certo Roberto, vero?", mi ripete l'addetta "io... non mi chiamo" e scappo via.

Entro in un bar, forse una bibita fresca mi schiarirà le idee, la televisione in un angolo trasmette il telegiornale, la notizia è un importante discorso di un amnbasciatore alle Nazioni Unite :"dobbiamo evitare che la situazione degeneri facendo come Roberto", sostiene il diplomatico. Su uno dei banconi del locale un quotidiano aperto su una pagina con il titolo :"tamponamento a catena sulla statale, il responsabile guidava come Roberto".

Dallo schermo passano ad un programma sulle ricette di cucina, lo chef che conduce la trasmissione pare che guardi proprio me mentre spiega agli spettatori :"non versate la salsa come fa Roberto".

Corro fuori, risalgo in maccbina e mi dirigo verso il lago di montagna, l'aria è fresca, entro nella foresta di pini, i meravigliosi scoiattoli mi attorniano, porgo loro dei biscottini che avevo preso al bar ma i piccoli animali mi lanciano occhiate di fuoco e si spostano verso una radura e accettano briciole di pane da altre persone che mi osservano con sguardi accusatori, metto la mano in tasca in fretta e mi nascondo dietro ad un albero fino a che non se ne vanno.

E torno nel mondo a testa bassa, non esiste luogo dove mi posso nascondere, mi vengono in mente pagine dell'"Incompresorob", ma non posso fare altro che accettare fatalisticamente la realtà, i bambini vengono educati con frasi del tipo :"quando fai le cose, non le devi fare come Roberto", nessuno si chiama più come me. Di buono c'è che il mondo diventa perfetto, un paradiso, nessuno fa più le cose come Roberto.

Alzo gli occhi al cielo e rifletto sulla mia vita fino a quel momento, penso a tutti coloro che ho conosciuto e che mi hanno sempre trattato con incoraggiamento e invece dietro le mie spalle, dietro ai sorrisi, la realtà era opposta, non ero mai stato accettato in alcun modo in alcun mondo.

Mi sveglio in ufficio, allora era un incubo?
"Puoi svuotare il cestino?", mi chiede la mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante, "ma cerca di farlo bene per una volta, non come Roberto".

Se quello precedente era un sogno, la realtà non è dissimile.

Quella sera mi ritrovo con il morale a terra, seduto in un angolo in cucina, sorseggiando un succo di melograno e uva, quando avverto un dolce tocco sulla spalla, alzo gli occhi e con sorpresa vedo una donna dal volto celestiale e dai lunghi capelli turchini, con una veste illuminata dalle stelle e in mano una bacchetta.

"Non mi stupisco più di niente", fu la mia prima sincera reazione.
"Ok", rispose lei pratica librandosi in aria e finendo seduta sulla mia tavola in legno di ciliegio, "ti è andata bene di non essere finito in Cappuccetto Rosso e che io non sia il lupo cattivo che ti mangia, vedi che fortuna hai e che le cose non sono mai così nere come le si immagina?".
"Vuoi dire che tu sei lato positivo della mia catastrofe umana?", ribattei con un briciolo di ironia. In risposta lei indirizzò la bacchetta magica verso di me e sussurrò alcune parole dolcissime e io mi ritrovai in un elegantissimo smoking.

"Ho tramutato una mozzarella che avevi nel frigorifero in carrozza e i soldatini di plastica che tenevi in un armadio in ricordo della tua infanzia in cavalli e scudieri e ti aspettano fuori dalla porta di casa e ti accompagneranno alla festa da ballo organizzata dalla principessa al di là dei mondi incantati, ballerete tutta la sera insieme e scoccherà tra voi la scintilla che finalmente cambierà la tua vita e diventerai il principe Roberto e il tuo nome verrà riabilitato", elencò tranquillamente, come fosse una parte che conosceva a memoria.

"Però devo fare attenzione al rintocco della mezzanotte", aggiunsi con tono convinto ed entusiasta, "altrimenti mi ritrasformerò come ero prima in mezzo alla sala, devo correre giù dalla scalinata e perderò una scarpa e poi la principessa mi cercherà e mi troverà e mi amerà per quello che sono, anche senza lo smoking e la carrozza".

"Ehi, complimenti, sei ferrato nelle favole", approvò la fatina dai capelli turchini.

"Oh sì, sono passato dall'Incompresorob, al Cenerentolorob," mi sollevai di scatto per l'improvvisa sensazione che la vita fosse meravigliosa e, inavvertitamente, rovesciai il bicchiere con il succo di melograno e uva sullo smoking, la macchia umida si allargò lungo la preziosa veste e in stato di schock domandai alla fatina :"non viene via, vero?".

"Ma nemmeno nelle favole sei capace di non combinare guai e devi sempre fare tutto proprio come Roberto?", sbottò la fatina furiosa e con un tocco di bacchetta spalancò la finestra e si apprestò a volare via.

"Ma... mi abbandoni così, senza speranza?", balbettai, "ma almeno nelle favole, non c'è sempre il lieto fine?".

"Caro mio", rispose, "anche nelle fiabe, c'è un limite minimo per essere soccorsi dalla fata dai capelli turchini. E' scritto molto in piccolo nei contratti, perché nessuno va al di sotto del limite minimo, nessuno si comporta come Roberto" e, mormorando delle parole magiche dolcissime, sparì nel cielo della notte.

Roberto Mahlab
I racconti dell'ufficio

   
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