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 Water war
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luisa camponesco
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Inserito - 10/09/2011 :  08:14:09  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Water war


Cent’anni erano trascorsi dall’ultima guerra dell’acqua e il mondo sembrava godere una relativa pace. Le zone di ripartizione dell”ORO BLU”, definite dal trattato di Washington del 2321 coprivano a macchia di leopardo ciascun continente, escluso quello australe, arido e disabitato da anni.
Jason Scott sorvolava la zona che un tempo si chiamava Yosemite con l’elimobile della Patrol Security, sezione operativa del Dipartimento Generale delle Acque. Doveva raggiungere la Pozza Powell situata a nord-est. Il suo turno era appena cominciato e già sentiva la nostalgia di Karen. L’aveva lasciata in cucina alle prese col nuovo forno riciclante, gli era costato la paga di un mese ma alla lunga si sarebbe rivelato prezioso.
- Non capirò mai come funziona! – sospirava
- Devi solo inserire i cibi avanzati, il forno li memorizza e li riproduce interamente e magari anche più saporiti.
- Cos’ha che non va nel mio modo di cucinare?
- Mia dolce Karen, nessuna sa cucinare meglio di te, ma il mio turno è già cominciato devo scappare, ci vediamo domani.
Karen lo minacciò con un mestolo e lui le mandò un bacio con la punta delle dita..

Appoggiato allo schienale, avvolto dai grandi silenzi, Jason si sentiva in pace lontano dal rumore assordante della megalopoli, un occhio al paesaggio sottostante e al rigagnolo color cioccolato che un tempo era stato il fiume Colorado.
Fra poco avrebbe incontrato il collega di ritorno dall’ispezione, un paio di giri insieme per il consueto saluto, poi ciascuno avrebbe preso la sua direzione.
Strano, controllò l’ora, del collega non c’era traccia, forse era in anticipo oppure in ritardo chissà, ma il fatto di non averlo incontrato come al solito lo mise in allarme. Un guasto meccanico? Un attacco dei ribelli?
Da qualche tempo si erano fatti temerari, attaccavano le torrette di controllo delle dighe e rubavano, rubavano acqua.
Un rumore strano in coda all’aereo, un led rosso si accese ad intermittenza segnalando perdita di carburante. Impossibile, prima della partenza i controlli erano stati accurati. Poi l’aereo si inclinò sul lato destro ed iniziò a virare.
Jason escluse ogni automatismo ma pareva che la cloche fosse animata da vita propria. Qualcuno o qualcosa controllava l’elimobile.
Il carrello toccò terra con un impatto violento, Jason venne sbattuto più volte contro il sedile, poi il silenzio.

Terra rossa, terra rossa ovunque, com’era sempre stata fin dagli albori del tempo. La testa gli doleva, il corpo sembrava prendere fuoco, doveva uscire dall’abitacolo e subito anche.
Il suolo era duro e secco, le ginocchia si piegarono nella caduta, dette uno sguardo all’elimobile che pareva una libellula ferita , poi cercò un riparo dal sole.
Uno spuntone di roccia, uno spicchio d’ombra per il momento poteva andar bene. Jason cercò di riordinare le idee e dare un senso a quanto gli era accaduto. Il rumore di un motore, forse i soccorsi, impossibile non era riuscito la lanciare il mayday, ma di sicuro un veicolo si stava avvicinando.
Un fuoristrada nero munito di parabola e armi laser, scesero uomini in tuta e caschi integrali neri. Gli uomini si avvicinarono per esaminare l’elimobile dopo di che si allontanarono e la distrussero, Jason rimase senza fiato, quelli non erano ribelli ma il fatto che avessero distrutto l’aereo non li collocava nel novero degli alleati.

Attese che il sole calasse e dopo aver controllato che nessuno fosse nelle vicinanze si avvicinò all’aereo o meglio a ciò che n’era rimasto. I rottami erano ancora tiepidi nonostante la temperatura scendesse rapidamente. Non c’era nulla da recuperare, ora il problema era ripararsi dal freddo. Il suo mancato ritorno alla base avrebbe messo tutti in allerta, questione di tempo prima che lo rintracciassero, ma lui forse questo tempo non lo aveva, tremando si diresse verso est dove si trovavano alcune caverne dove trovavano spesso rifugio i discendenti della tribù Obi.
Batteva i denti ad ogni passo, il pensiero di Karen gli dava la forza di andare avanti. Una notte senza luna, bastavano le stelle ad orientarsi, pensò ai navigatori dell’antichità quando solcavano gli oceani e quando la Terra era un pianeta ricco d’acqua; le riserve d’acqua dolce si erano ridotte notevolmente negli ultimi cento anni a causa dell’inquinamento radioattivo in seguito alla quarta guerra mondiale, l’oro blu, come ora veniva chiamato, l’elemento più prezioso del pianeta.
La priorità di Jason una sola, sopravvivere.
Apparvero in lontananza le ombre scure delle rocce, unici rilievi a rompere la monotonia del terreno piatto, il freddo ora si faceva più pungente.
L’apertura della grotta, simile ad una bocca spalancata era lì, pareva attenderlo, Jason entrò e fu inghiottito dal buio. Si lasciò cadere a terra mentre ombre vaghe e sfuggenti scorrevano sulle pareti, gli occhi si abituarono poco a poco e divenne l’oscurità meno intensa.
Il freddo intenso intorpidiva gli arti, prese una laser-torcia dalla tasca del giubbotto. La puntò su alcuni sassi che divennero incandescenti, si avvicinò per goderne il tepore anche se per poco, infatti il set di emergenza era rimasto sull’aereo, perduto insieme ad esso.
Jason aveva sete era consapevole d’essere disidratato ma la pozza d’acqua si trovava molto più a nord e senza l’aereo impossibile arrivarci. Che il suo destino fosse quello? Morire in una oscura caverna, non l’avrebbero mai trovato.
Un fruscio, un’ombra diversa dalle altre e subito si mise in allerta, i suoi sensi percepivano una presenza, il tocco di una mano e si alzò mettendosi sulla difensiva. Anche l’ombra si era spaventata e stava per dissolversi nel nulla.
- Chi sei? Non voglio farti del male ma ho bisogno di aiuto.
Silenzio ma l’ombra o qualunque cosa fosse era ancora lì.
- Il mio aereo è precipitato sono solo non ho armi con me.
Silenzio
- Non sto mentendo i resti del mio aereo li puoi trovare giù sulla piana. Non sono un tuo nemico, avresti potuto attaccarmi e non lo hai fatto. Dimmi chi sei.
Silenzio.
Jason si lasciò cadere nuovamente per terra tenendo la testa fra le mani rinunciando a sperare.

- Ka-ra-mù
La voce risuonò nella caverna, dapprima esitante poi sempre più sicura.
-Ka-ra-mù.
Jason usò la laser-torcia sui sassi che ripresero vigore illuminando parte della grotta e così lo vide. Un bambino, un bambino spaventato da quel raggio verde che aveva incendiato i sassi.
- Non aver paura, guarda! – mise le mani sopra le pietre calde strofinandole.
Il bambino si avvicinò e stese le mani verso il calore.
- Ka-ra-mù
- Ka-ra-mù? È il tuo nome? Io sono Jason.
- Ja-son
- Si, si – La speranza si accese nell’uomo che con i segni fece capire di aver bisogno d’acqua.

Il bambino scattò in piedi e uscì di corsa dalla caverna, Jason lo inseguì ma era troppo veloce e lo perse, tornò sui suoi passi, il latrato di un coyote ruppe il silenzio

Forse si era addormentato e stava sognando perché si trovò avvolto in una termocoperta, pareti ricoperte di pelli, nenie in sottofondo. Cercò di sollevarsi, si sentiva decisamente meglio, si toccò si pizzicò e si rese conto di essere vivo. Una tenda si sollevò ed apparve una giovane donna con una ciotola fra le mani.
- Questo l’ aiuterà a reintegrare l’idratazione e ….non si preoccupi sono un medico.
- La ringrazio ma mi può dire come sono arrivato qui?
- Ce lo hanno portato. Sarebbe morto in quella caverna.
- Non era quello che volevo sapere.
- L'ha trovata il figlio dello sciamano e ha dato l’allarme,
- Ka-ra-mù
La donna sorrise, i tratti del volto tradivano la sua origine obi.
- Non è il suo nome, la indicava come straniero. ma nessuno comprende bene il suo linguaggio.
- Senta…
- Sappiamo cosa le è accaduto abbiamo visto i rottami dell’elimobile lei è un membro della Patrol Security per questo che è ancora vivo.
- Sono prigioniero?
- Fosse stato un blackhelmet l’avrebbero rinchiuso in una gabbia sospesa.
- Gli uomini che mi hanno attaccato portavano caschi integrali neri.
L’arrivo di alcuni uomini interruppe la conversazione.
- Può camminare? – chiese uno dei due in tono brusco. La dottoressa fece un cenno affermativo col capo.
- Bene signor Scott possiamo andare.
- Voi sapete chi sono?
- Sappiamo molte cose ma le sue domande dovranno attendere.

Li seguì, un 'hovercraft di ultima generazione era posato dolcemente sul terreno, Jason si domandò come fosse possibile, la Patrol Security aveva fatto richiesta per averne in dotazione almeno un paio, ma poiché troppo costosi la richiesta era stata respinta. Jason si domandò come potessero un gruppo di ribelli possedere simili risorse.
L’hovercraft si sollevò e, accarezzando il terreno si diresse verso est.
- Si starà domandando chi siamo in realtà. Le dico subito che non siamo noi i nemici.
- Qualcuno sta rubando acqua e attacca i nostri avamposti ….
- Noi non facciamo cose così stupide se ne renderà conto fra poco.
Il viaggio finì sul fondo del canyon , gli uomini, cinque in tutto si diressero verso la parte rocciosa. Una apertura coperta da un cespuglio segnava l’ingresso di caverna molto simile a quella dentro la quale si era rifugiato Jason la notte precedente, ma questa non sembrava del tutto naturale.
- Quello che vedrà ora signor Scott la sorprenderà.
A sottolineare queste parole una parete si spostò mostrando una balconata dalla quale si vedeva una moltitudine di persone alle prese con macchinari, postazioni computerizzate e piccoli robot che portavano le più svariate attrezzature.
- Numi del cielo cos’è tutto questo? – Jason spalancò gli occhi dalla meraviglia.
- Questo si chiama futuro. Venga!
Un ascensore lì portò giù e attraverso un dedalo di corridoi entrarono in un‘area talmente vasta da poter contenere una piccola città solo che lì c’erano campi coltivati.
Campi coltivati, irrigati e rigogliosi come li mostravano le illustrazioni degli archivi storici.
- Tutto questo potrebbe essere ricreato anche in superficie.
- Ma è sensazionale bisogna annunciarlo al mondo intero.
- Ci abbiamo provato signor Scott, ci abbiamo provato. Cinquant’anni fa David Palmer uno dei nostri scienziati aveva portato i risultati di questa ricerca ai responsabile del Dipartimento Generale delle Acque, ma dopo aver illustrato il progetto scomparve. E dopo di lui molti altri fecero la stessa fine..
- Ma perché?
- Abbiamo fatto molte ipotesi , ma non abbiamo prove tangibili
- Ditemi chi ha abbattuto l’elimobile
- Contrabbandieri d’acqua, la vendono al mercato nero con profitti enormi.
- Possibile che nessuno faccia niente?
- Qualcuno ci prova ma non è abbastanza.
Jason prese a passeggiare fra i campi coltivati e i frutteti, quando una leggera pioggerella gli bagnò gli abiti. Era la prima volta nella sua vita che assisteva ad un simile fenomeno.
- Si tratta di una composizione di cristalli che lanciati nell’aria si combinano con ossigeno e azoto, e provocano la pioggia. Il loro grado di concentrazione determina la quantità e l’intensità della perturbazione.
- Potete controllare il clima?
- In un certo senso.
Un senso di disagio pervase Jason, si sentiva fuori posto tutto ciò che lo circondava gli era estraneo. Gli avrebbero permesso di tornare a casa? Oppure…..
Il suo accompagnatore gli lesse il pensiero.
- Il figlio dello sciamano ha voluto che ti mostrassimo le piantagioni sotterranee. Lui è speciale vede cose che noi non vediamo.
- Anche il mio collega è stato abbattuto?
- Si, non è stato fortunato, siamo arrivati troppo tardi.
Il senso di angoscia gli strinse la gola. Poi la curiosità prevalse.
- Ma quello è un missile.
- Esattamente ed è carico di cristalli
- Quindi se lanciato ……
- Potrebbe innescare una reazione a catena nell’atmosfera.
- E provocare la pioggia. – Jason finì la frase e rimase a bocca aperta. – Lo farete?
- No! Noi stiamo bene così.
L’esclamazione egoistica gli fece storcere il naso pensando ai miliardi di esseri umani assetati e affamati. Nell’oasi sotterranea non mancava nulla a parte l’altruismo. Non gli avrebbero certo permesso di rivelare ad altri ciò che aveva visto. Che sarebbe stato di Karen? Il Dipartimento lo stava cercando? Doveva cercare una via di fuga, ma come?
Un cicalino si mise improvvisamente in funzione.
- Devo assentarmi un minuto – disse all’improvviso la sua guida – non si muova di qui torno subito.
Forse un colpo di fortuna, Jsaon non perse tempo ed incominciò a correre per il corridoio, un corridoio cieco infatti finiva con una porta metallica sulla quale c’era scritto. “Sezione di lancio” accanto una tastiera alfabetica , probabile chiave per l’accesso. Si sentì in trappola.
Ripercorse con la mente le vicende dell’ultimo giorno; l’atterraggio imprevisto, la caverna, il bambino…..così senza nemmeno accorgersi digitò la parola Ka-ra-mù.
Un sibilo e la porta si aprì.. Più che mai stupito entrò, una luce si accese immediatamente e con essa l’allarme.
Allarme Intrusione alla sezione lancio- intrusione alla sezione lancio

Agì d'istinto, sedette alla consolle c’erano pulsanti di varie dimensioni e colori, ma qualcuno stava già correndo nel corridoio, non c’era tempo da perdere e li premette tutti.

La montagna tremò così forte da scaraventarlo per terra. Voci convulse, qualcuno gridò, poi solo polvere e roccia.

Una nube nera comparve all’improvviso sulla megalopoli accompagnata da lampi e tuoni. La gente terrorizzata correva al riparo.
Dall’alto del grattacielo del Dipartimento Generale delle Acque, seduto davanti alla vetrata del suo attico, un uomo guardava torvo l’evolversi della situazione ed accarezzando un casco nero integrale esclamò a gran voce : “ SIAMO ROVINATI”




Luisa Camponesco

   
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