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 Il morso del lupo
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Roberto Mahlab
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Inserito - 05/09/2011 :  16:35:22  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Il 13 agosto era passato tranquillo, nel senso che non mi ero trasformato, forse a causa degli antibiotici per l'infreddatura che mi aveva ordinato di prendere il dottor Singh, forse perché ero su una riva del Pacifico occidentale e i miei sensi non erano riusciti a recuperare la percezione della luna piena. La prossima sarebbe stata il 12 settembre.

L'ultima settimana di agosto ero tornato in città, si stava riempiendo, quella sera decisi di andare al cinema, un thriller, "le regole della truffa" si intitolava, ne avevo sentito parlare molto bene.

Mentre camminavo, pensavo a come fosse bello e anche strano stare bene, dopo la faringite durante il viaggio di lavoro, l'imprevisto che mi ha impedito di unire le visite ai fabbricanti con le sospirate e vietate nuotate in piscina, riflettevo sulla fragilità dell'esistenza.

All'altezza del supermercato, duecento metri prima del cinema, era seduto un uomo massiccio, gli occhi penetranti, sedeva lì ogni giorno, probabilmente da sempre, non c'era abitante del quartiere che ricordasse lo scalino del supermercato senza quell'uomo che vi sedeva a chiedere l'elemosina. Spesso litigava con gli addetti al supermercato, spesso riusciva ad attaccare discorso con i passanti. Nessuno lo aveva mai visto sorridere e nessuno poi si ricordava di che cosa avesse parlato. Nessuno, a dire il vero, ricordava di aver mai più rivisto chiunque avesse parlato con l'uomo dagli occhi penetranti. Certo chi gli osservava gli occhi, non poteva comprendere che non erano quelli da osservare, che erano, come dire, sabbia negli occhi, per nascondere qualcosa di assai più penetrante. Ma nessuno mai tornò a contestare. Non credo possiate capire, almeno per quanto ho scritto fino ad ora, ma io avevo capito, ho esperienza, so che i loro occhi sono specchietti per le allodole. Nulla di personale, a parte durante le notti di luna piena.

Ma torniamo agli avvenimenti di quel tardo pomeriggio, ero in procinto di superare l'uomo seduto sullo scalino del supermercato, quando mi sentii spingere contro la vetrina dell'esercizio, il dolore al gomito destro fu un attimo, il gigantesco cane lupo pareva scatenato, il padrone tirava il guinzaglio, ma faceva una enorme fatica a trattenerlo, i suoi denti erano a pochi millimetri dal mendicante, o quello che si faceva ritenere un mendicante, che non abbassò neppure per un attimo gli occhi penetranti dal muso del cane che trascinava, cemtimetro per centimetro, il padrone che lo teneva al guinzaglio. La mia mano destra teneva stretto il gomito dolorante, non avevo compreso cosa mi avesse colpito, mi trovavo intrappolato tra il grosso lupo e il mendicante che si guardavano con odio mortale. Infine il padrone riuscì a trascinare via la bestia, alzai lo sguardo su di lui, non fui sorpreso, era Christopher Lloyd, lo scienziato del film Ritorno al Futuro, se non era lui, era la sua fotocopia. Non pareva che si fosse accorto di me, lanciava sguardi infuocati verso il mendicante e tirava il guinzaglio per allontanare il cane.
Non siete persuasi che potesse essere Chistofer Lloyd in persona? E se vi dicessi che passando per la stazione ieri ho intravisto Gwyneth Paltrow? Era lei in persona oppure la sua sosia?

Io avanzai di qualche passo, sempre tenendomi il gomito, una ragazza stava staccando la catena della bicicletta dal palo a cui l'aveva legata, mi guardava, ma non trovò il coraggio di chiedermi se stessi bene, se fossi ferito. E nessun altro lo fece, di tutti i testimoni che entravano e uscivano dal supermercato. Il sosia di Christopher Lloyd cercava di evitare di guardarmi e si allontanava, io lo superai, sempre tenendomi il gomito, :"ahia", dissi ad alta voce. Lo costrinsi a domandarmi :"si è fatto male?". Slacciai il bottone al polso della camicia a l'arrrotolai fino a sopra il gomito, il segno era piccolo, ma evidente, :"penso sia solo un graffio". La manica della camica non si era lacerata, dunque la piccola ferita era stata provocata dalla spinta della zampa o del muso o dei denti del cane lupo contro la stoffa. "Lo fa sempre, quando passiamo davanti a quell'uomo" e indicò il mendicante che non aveva dato segno di protesta alcuna, i suoi occhi penetranti sempre fissi sui passanti. "Non è nulla, credo", risposi ancora e l'uomo si allontanò su una via laterale insieme al cane.

Forse era comunque meglio disinfettarmi, pensai, c'era una farmacia pochi metri prima del cinema e vi entrai, mostrando la scalfittura al gomito, spiegai che cosa era accaduto alla farmacista dal viso molto pallido che si trovava dietro il bancone. Non rispose. Le si affiancò un'altra farmacista, anch'ella dalla pelle bianchissima e anch'ella mi osservò senza dire nulla. "Che ne pensate di darmi magari un disinfettante?", proposi con un calmo sussurro. Non risposero, mi osservavano con gli occhi penetranti, non ci misi molto ad associare il loro pallore agli occhi penetranti che non erano quanto era importante comprendere, anche perché non mi usciva sangue dal gomito, era un graffio superficiale, per questo le due donne erano immobili. Arrivò alle loro spalle un giovane uomo, il farmacista, spiegai nuovamente l'accaduto ed egli diede istruzioni alla prima ragazza di cercare un flacone di tintura di iodio, lei aprì un cassetto e me lo porse, "undici euro", disse seccamente. Feci fatica a tirar fuori il portafoglio, visto che avevo la mano destra premuta sul gomito sinistro. "E come si usa questo prodotto?", chiesi e le due donne non risposero. Il giovane farmacista scosse la seconda ragazza e le chiese di darmi una confezione di garze, lei lo fece e mi disse :"altri due euro" e con la costante difficoltà pagai anche quelle.

"Che faccio, metto il prodotto sul graffio?", chiesi senza mostrare alcuna esasperazione. "Sì, è meglio, non si sa mai, i cani mordono e magari i germi...", la prima ragazza pronunciò quelle parole con insensibilità, o forse era spavento che fossi contagioso? O forse era per un'altra ragione, la ragione degli occhi penetranti e altro ben più penetrante, ma nascosto.
"Versi un poco della tintura su una garza e la prema sulla ferita", il giovane farmacista pareva molto imbarazzato, si trovava dietro le due donne e forse non riusciva a comprendere perché mai fossero così distanti e non collaborative, dopotutto era una farmacia e io ero una persona che aveva chiesto soccorso, non era certo un comportamento consono a gestori di farmacia quanto stava accadendo, ma non protestai, perché ne conoscevo le ragioni e sapevo che dovevo stare al gioco, almeno quel pomeriggio, almeno fino alla prossima luna piena.

Ma una cosa la potevo fare. Presi con lentezza una garza, vi versai sopra qualche goccia di disinfettante, tentai di tenermi su la manica della camicia azzurra, ma riuscii solamente a macchiarla con il rosso della tintura, gli sguardi delle due donne erano fissi su quel colore, parevano voler uscire dalle palpebre. Erano brave a tenere la bocca ben chiusa, ammirai la loro professionalità, forse perché c'era ancora la luce del pomeriggio, forse perché c'era il giovane farmacista. Mi ci vollero parecchi minuti prima di riuscire a porre la garza con la tintura sopra il gomito. "La devo tenere per un po'?, domandai. Le due donne non risposero, :"sì, un poco", intervenne il sempre più perplesso giovane titolare.

Non mi mossi fino a quando, cinque minuti dopo, riuscii a tirar giù la manica e abbottonarla al polso, nessuno si mosse per darmi una mano. Maglio per me e per loro, riflettei. Feci per andarmene, ma il giovane mi disse :"prenda almeno un sacchettino per quanto ha acquistato" e me lo porse, io vi riposi anche la garza macchiata di rosso, gli occhi delle due donne la seguirono mentre si inseriva nel sacchetto. Gli occhi, mentre le bocche erano serrate, a fatica, non avrebbero resistito per molto, compresi, era meglio andarsene, per quel giorno. Avvertivo il gomito leggermente dolorante, mentre mi incamminavo verso il cinema e anche durante la visione del film, le scene sanguinarie erano parecchie, insomma, anche il film era in tema, non avrei potuto scegliere di meglio.

Tornato a casa, osservavo il mio viso nello specchio del bagno, sentivo un tremolio, i denti che cercavano di digrignare, le unghie delle dita che lottavano per uscire, lunghe, letali, la barba sul volto era cresciuta, certo, dal mattino ovvio che fosse cresciuta, direte voi. No, non per questo.

Ma non era più il 13 agosto e non era ancora il 12 settembre. Le mie fattezze non potevano cambiare.

A volte gli umani immaginano situazioni e avvenimenti usando una fervida fantasia, spesso non si rendono conto che tale fantasia è causata da reminiscenze dimenticate nei meandri del tempo, quando anch'essi furono testimoni. Poi ci fu chi dimenticò e ci fu chi non poté raccontare a nessuno. Rimase la fantasia, l'inspiegabile fantasia.

E rimanemmo anche noi, o meglio sia noi che loro. Non vi dice niente la parola :"twilight"?

Volete sapere che sarebbe accaduto se tutto quanto vi ho esposto si fosse svolto il 13 di agosto o il 12 di settembre, nel cielo la luna piena? Se uscite di casa il 12 settembre e incontrate Christopher Lloyd che tiene al guinzaglio un cane lupo, noterete che la belva strapperà la corda e si avventerà contro il mendicante. No, non fissatevi sui suoi occhi penetranti, ma sulla bocca, che si sarà aperta e mostrerà due aguzzi e lunghi denti, assai più penetranti. Ma non sarà lo stesso cane che il padrone era riuscito finalmente a trattenere quel pomeriggio in cui io sono stato casualmente ferito? Sì, certo, ma quel cane mi ha morso e si è infettato. Le due farmaciste non mi rispondevano perché sapevano benissimo che non ero certo io a dover temere di essermi infettato e del resto avevo chiesto il disinfettante solo per eccesso di sicurezza, per questo anche io non reagivo alla loro mancanza di collaborazione. O forse volevo solamente sfidarle. Perché io so che cosa erano e so che sono dappertutto, come siamo noi. I vampiri dagli occhi penetranti e dai volti pallidi e noi lupi mannari, che trasmettiamo la trasformazione a chiunque venga in contatto con la nostra pelle. E' buffo, vero, che un cane lupo si sia trasformato perché casulamente ha graffiato un lupo mannaro?

Ecco, ho finito. Solo un suggerimento : se fosse un pomeriggio o una sera o una notte di luna piena, non leggete questo testo. E come potete sapere di non doverlo leggere prima di aver letto questo suggerimento? La ruota della fortuna, l'incontro tra casualità, il calcolo delle probabilità, l'imprevisto della vita, un istante siete im cammino contenti verso un cinema, l'istante successivo vi tenete un gomito dolorante con la mano e, per puro caso, si riaccende lo scontro infinito tra vampiri e lupi mannari.

Roberto Mahlab

   
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