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 Una sera con i lanzichenecchi
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luisa camponesco
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Inserito - 03/07/2011 :  12:08:28  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco
Una sera con i lanzichenecchi

Un invito improvviso e poi la decisione, a Castel San Giovanni di Bondone, il primo di luglio, si sarebbe esibito il gruppo storico dei “Lanzi Lodron” per me una cosa nuova, soprattutto la visita al castello che avevo visto solo in lontananza e non sospettavo fosse così bello e suggestivo, con un panorama mozzafiato.
Li abbiamo incontrati sul lungo lago di Baitoni, uomini e donne qualcuno alle prese con cinturoni, spade, i costumi dai vivaci colori , riproduzione fedele di quelli storici, cuciti con abilità da sorelle mogli e nonne e via dicendo. Mi ha sorpreso la loro voglia di comunicare di raccontare com’è nato il gruppo, preparati sulla storia che li riguarda di cui ne parlano con competenza. Li ascolto mentre narrano dei conti di Lodrone e dei contadini di Storo che si sono uniti ai Lanzichenecchi perché la paga era buona e poi Georg von Frundsberg aveva sposato una contessa di Lodrone credo si chiamasse Anna.
: “I veneziani della Rocca sono stati ingannati dai fuochi accesi sulle rive del Caffaro.Pensavano fossero ancora accampati invece avevano percorso la riva opposta del lago per dirigersi verso Treviso bresciano, erano in 20mila, ma erano sempre più numerosi mentre si dirigevano verso a Roma” Così dicono mentre completano la vestizione.
Altri si avvicinano, ognuno racconta un pezzo di storia e si preparano a salire al castello.
Incontriamo Ernesto Romiti, colui che guida il gruppo, il suo costume è nero e lo distingue dai soldati, infatti lui è quello che comanda. Invita me ed Oscar Zanardi a seguirlo sul loro pulmino ma è già al completo, una donna ci suggerisce di salire per un tratto con la macchina e di fare a piedi gli ultimi 600 mt.
È stata una bella passeggiata, la strada di terra battuta attraversa un fitto bosco, sprazzi di lago si intravedono fra le fronde basse. Intenso profumo di ciclamini e legno. Cammino insieme ai lanzichenecchi ogni tanto il rullo di un tamburo rombe il silenzio della montagna e poi eccolo apparire dietro una curva il castello col suo ponte levatoio.
Rimango affascinata, il tempo si è fermato.
Situato in posizione dominante sulla valle del Chiese il castello non era mai stato attaccato, così spiega il prof Poletti che racconta la sua storia, e di come, in seguito ad un crollo parte delle pietre furono utilizzate per costruire case. Il restauro comunque ha restituito gran parte della sua originaria bellezza.
Una giovane donna annuncia l’ingresso dei lanzichenecchi, devo ammetterlo incutono timore.
Inizia la rievocazione storica, simulazione di battaglie, con picche, spadoni, bombarde. Attacchi frontali, difese a “riccio” il tutto sottolineato da un crescendo di tamburi che fanno vibrare l’aria e il cuore.
Mentre le donne al seguito dei lanzichenecchi raccolgono i feriti, i vincitori inneggiano con grida alla vittoria.
Alla fine sparano.
“ Siete pronti? Non sarete mai pronti” - sussurra la presentatrice.
E’ proprio vero il fragore delle armi è incredibile, vicino a me una bimba impaurita scoppia in lacrime.
Non sempre i mercenari percepivano regolarmente la paga, coloro che sottraevano con l’inganno il denaro venivano messi alla gogna. Così abbiamo assistito ad una punizione e relativo lancio di verdura sulla testa del malcapitato.

La sera avanza, nubi rosate si riflettono sui vetri delle finestre, da sotto una tenda le donne preparano il cibo e poi si mettono a danzare. Movenze antiche delicate, ritmiche, saltelli e girotondi.
Nell’aria il profumo della polenta si mescola con quello della polvere da sparo. I moschetti vengono riposti è l’ora della cena, i lanzichenecchi si mescolano con gli ospiti chiacchierano, ridono, brindano con boccali di birra. Un paio di loro si avvicinano e mi chiedono se mi è piaciuto, rispondo che sono rimasta colpita, e ricordo loro l’appuntamento ad Anfo per il 31 di luglio.
“Ci saremo, andremo alla Rocca”
Già , alla Rocca, ma poi coi veneziani come la mettiamo?

Sulla strada del ritorno incontriamo un gruppo di ragazze.
“E’ questa la strada per il castello?”
Impossibile sbagliare è solo quella.
Gli alberi disegnano figure cupe che incutono timore e ancora permane nell’aria l’eco dei tamburi e le grida dei soldati, l’aria è fresca e frizzante..

In questo luogo stasera si è fatto un percorso a ritroso di 500 anni raccontando di un evento che al di là del giudizio storico o personale ci appartiene, sempre e comunque.

Luisa Camponesco

   
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