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 Io, lei e la religione
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Malak Mankarious
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Inserito - 25/06/2011 :  21:03:48  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Malak Mankarious
Come fa una religione a separare due persone che si amano?

Mi è rimasta dentro una storia vera d'amore, condannata ad essere nascosta per colpa della religione. Lei si chiamava Aia, che vuol dire "miracolo" in arabo, per me lo era sicuramente.

Un giorno andavo a lavorare e, mentre salivo ad Al Fayum sul treno con un gruppo di amici, ho visto questa ragazza, i nostri sguardi si sono incrociati per un attimo, io avrei dovuto scendere alla fermata successiva, ma non riuscivo a non guardarla, era con un gruppo di amiche, ma era l'unica senza velo. Dunque all'inizio pensavo che fosse cristiana, perché anche da noi in Egitto, soprattutto negli anni dal 1990 in poi, è diventata una moda per le ragazze musulmane indossare il velo. Oppure un obbligo? Sinceramente non lo so, però la mia incertezza sul fatto che fosse cristiana oppure musulmana, è sparita subito quando ho sentito le sue amiche chiamarla Aia, allora ho capito che era musulmana, ma il suo sguardo mi aveva già catturato e non ho pensato ai rischi che avrei potuto correre. Poi ho ragionato un po' e ho cambiato il solito vagone su cui salivo, per non vederla più. Ho fatto così per poter dimenticare il suo sguardo. Ho pensato che fosse una storia già morta prima di nascere, perché sapevo che non poteva esserci una storia d'amore tra un uomo cristiano e una donna musulmana. Il vagone l'ho cambiato per un giorno, il giorno successivo ero l'uomo più felice del mondo.
Perché?

Sabato l'avevo vista, domenica avevo cambiato vagone, lunedì lei e le sue amiche sono salite sul mio vagone.

Da allora passò un anno intero, ci vedevamo tutti i giorni sullo stesso vagone per cinque minuti al giorno, ma io non ho osato mai avvicinarmi a lei. Fino a che ho deciso di confidarmi con un mio amico musulmano del tutto moderato, esistono i musulmani moderati, anche se sono purtroppo pochi. Ho raccontato a questo amico che ero innamorato di questa ragazza, ma non sapevo cosa fare. Faceva l'insegnante di musica nello stesso paesino nel quale facevo l'insegnante di musica anche io, lui in una scuola maschile, io in una scuola femminile. E lui mi ha detto :"domani non andiamo a lavorare", gli ho chiesto il perché e mi ha risposto :"domani andiamo a trovare Aia all'università in cui studia economia". "Ma sei matto?", pensavo che scherzasse. Ha ribattuto :"no, sto parlando sul serio, perché penso che le religioni debbano unire e non separare la gente". "Io la amo, ma non so se lei mi ama!", ho esclamato. "A questo ci pensiamo dopo", ha concluso. E siamo andati a trovarla.

A duecento metri dall'università non sono più riuscito a camminare, perché mi batteva tantissimo il cuore, sarebbe stata la prima volta che le avrei parlato, che le avrei stretto la mano. Il mio amico mi ha detto :"Allora stai qui e vado io". L'ho seguito con lo sguardo fino a che è arrivato di fronte all'università, è entrato e dopo cinque minuti è uscito con Aia ed una sua amica. Appena li ho visti arrivare verso di me, ho ripreso a sentire forte il battito del cuore, fino a quando ci siamo trovati l'uno di fronte all'altra. Il mio amico me l'ha presentata :"Malak, ti presento Aia. Aia ti presento Malak". Le ho stretto la mano, non le ho detto :"ciao, come stai?", o parole di questo genere, ma mi sono trovato spontaneamente a dirle :"ti amo" e lei a rispondermi :"anch'io". Con queste due frasi ci siamo conosciuti, io e lei. Poi siamo andati tutti e quattro a bere qualcosa, io e lei ci siamo appartati a parlare e ci siamo raccontati tutto ciò che era accaduto in un anno in cui ci eravamo visti tutti i giorni, senza poterci parlare, mi ha confessato che nel momento in cui ci eravamo guardati negli occhi per la prima volta salendo sul treno, aveva pensato che io fossi musulmano, ma quando aveva sentito che i miei amici mi chiamavano Malak, si era rattristata, per la scoperta che ero cristiano. Per un anno avevamo avuto gli stessi pensieri l'uno verso l'altra, ci siamo amati senza poter condividere né il pensiero, né l'amore.

Eravamo contentissimi, ma ci siamo subito chiesti :"come facciamo ad andare avanti?". Dovevamo fare tutti i conti sulla nostra vicenda, perché c'erano molti rischi per noi due e decidemmo di viverla di nascosto e nessuno lo avrebbe mai saputo, tranne il mo amico a la sua amica, i primi e unici testimoni della nostra storia d'amore.

L'ho conosciuta nel 1997, fino al 2000 ci siamo sempre visti in segreto, lontano dagli occhi di tutti coloro che ci conoscevano, andavamo nelle città lontane, facevamo viaggi per poter vederci anche per mezz'ora e, ogni volta che ci incontravamo, il nostro amore cresceva sempre di più.

In questi incontri facevamo tutto insieme, lei che all’inizio si vergognava a mangiare davanti a me, con il passare del tempo le divenne tutto normale, ci comportavamo proprio come una coppia e una volta mi ricordo che all’uscita di un ristorante Aia mi ha preso per mano e mi ha detto :"hai sentito quello che ha osservato la cameriera?", le risposi di no, e lei ha continuato :"la cameriera ha detto che siamo una bella coppia". Andavamo in giro a guardare le vetrine, i gioielli, gli abiti da sposa, ci immaginavamo già marito e moglie.

§§§

Un giorno Aia tornava dall’università insieme ad un gruppo di amiche e sul treno c’era anche un mio “amico”, musulmano non moderato, che conosceva una delle sue compagne, si mise a parlare con tutto il gruppo, ma a lui piaceva Aia. Quando sono scesi, lui ha chiesto alla sua amica notizie di quella bellissima ragazza di nome Aia e lei gli ha dato tutte le informazioni, dove abitava, che cosa faceva e che, purtroppo, conosceva un ragazzo cristiano che si chiamava Malak. E lui le ha mormorato : “lo conosco anche io”.

Verso le 7 di sera di quel giorno squillava il telefono di casa mia, ho risposto io, dall’altra parte c’era quel mio amico che mi ha chiesto di vedermi a casa sua, ho acconsentito, senza immaginare che l'argomento fosse la mia storia con Aia. Quando sono arrivato mi ha accolto con un sorriso e mi ha offerto del tè e, mentre bevevamo, mi ha raccontato il colloquio con la sua amica in treno. Io ho cercato di fargli capire che si trattava solo di una pura amicizia, per rispettare la decisione presa con Aia di nascondere la nostra storia per non correre dei rischi, ma l'amico mi ha risposto : "Malak, nell’islam non esiste l'amicizia tra uomo e donna e figuriamoci se quell’uomo è cristiano", siamo andati avanti fino a mezzanotte a parlare di questi argomenti, io volevo proteggere Aia, più che proteggere me.

Due giorni dopo mi chiamò Aia : "voglio vederti urgentemente". Presi un giorno di ferie e andai a trovarla, aveva in mano una busta, appena l’ho notata dentro di me ho pensato che fosse una lettera di addio. Ci siamo seduti e lei mi ha dato la busta in mano, io scherzando ho detto : "ma è finita?". E lei sorridendo mi ha risposto : "figurati". Ho aperto la busta che conteneva una lettera di tre pagine, era scritta da quel mio amico e i primi due fogli erano pieni di insulti nei miei confronti e nei confronti del mio gruppo di amici, composto tutto da musulmani moderati, c'era scritto che io e loro eravamo dei drogati, dei donnaioli, che non sapevamo nulla della vita e così via. Aveva attaccato addirittura la mia famiglia dicendo che anche mio fratello più grande era andato in Italia perché costretto a seguito di una storia d’amore con una ragazza musulmana. L’ultima pagina di quella lettera era invece rivolta ad Aia, era piena di consigli per come comportarsi da buona musulmana, di mettere il velo, pregare, andare con le altre ragazze velate e così via. Dopo aver finito di leggere, ho chiesto a Aia :"ma tu ci credi?". E lei mi ha risposto :"assolutamente no. Io ti ho chiamato non per chiedere spiegazioni, ma per sapere come facciamo dopo quello che ha scritto e che mi ha detto quest’uomo".

Decidemmo di non vederci per un bel po’ e in ogni caso di ritrovarci in città ancora più lontane. Io avevo in mente già dal 1992 l’idea di andare all’estero e in particolare in America. Un giorno mi sono sfogato con Aia : "non ce la faccio più a stare in Egitto e voglio andare in America" e lei mi rispondeva : "non lasciarmi sola, portami con te”. Ma anche questo era un sogno, impossibile da realizzare perché avremmo dovuto viaggiare separatamente e una donna musulmana non può andare da nessuna parte da sola, se non accompagnata dal padre, dal fratello o da qualche parente. Il 22 marzo del 2000 sono riuscito finalmente ad avere un visto per l’Italia, la partenza era prevista per il primo aprile ed ero indeciso se dirlo o no a Aia. Il giovedì 30 marzo ho chiamato una comune amica per informarla che sarei partito entro due giorni e lei l’ha riferito subito a Aia. Dopo mezz’ora Aia mi ha telefonato e mi ha domandato : "è vero quello che ho sentito?". Le ho risposto di sì e ha cominciato a piangere ho cercato di tranquillizzarla, decidemmo di vederci il giorno dopo, il venerdì 31 marzo e ne abbiamo parlato a lungo, ci siamo abbracciati facendoci la promessa che nessuno di noi due si sarebbe mai dimenticato dell’altro e che nessuno di noi due avrebbe mai smesso di amare l’altro fino a che non avremmo avuto la possibilità di stare insieme di nuovo fuori dall’Egitto.

La prima cosa che ho fatto appena sono arrivato in Italia è stata telefonarle e siamo andati avanti a sentirci così per tre anni, fino a che un giorno l’ho sentita un po’ triste e ho cercato di capire cosa fosse successo e lei continuava a dirmi :"nulla”, ma alla fine è crollata e mi ha confessato : "mi sono fidanzata perché ci sono stati tanti uomini in questi tre anni che venivano a chiedere la mia mano a mio padre e io continuavo a rifiutare, ma questa volta mio padre mi ha domandato il perché di tutti i rifiuti e ha iniziato ad insospettirsi che io non fossi più pura".

Ascoltando queste parole sono crollato anche io perché non sapevo che cosa dire, ma non c’era nulla da fare. Infine le ho chiesto : "quindi sarà l’ultima nostra telefonata?". E lei dall’altra parte mi pregava di non smettere di chiamarla fino a che non si fosse sposata. Nel giugno del 2003 ho ottenuto finalmente il permesso di soggiorno in Italia e ho potuto così riprendere liberamente a viaggiare e in agosto sono tornato in Egitto e la prima cosa che ho fatto fu di andarla a trovare dove lavorava, abbiamo passato un giorno intero insieme e di nuovo mi ha raccontato tutto ciò che le era successo in quei tre anni. Finite le mie vacanze, sono tornato in Italia e abbiamo continuato a sentirci per telefono. Un giorno del 2004 mi ha detto che il giorno del suo matrimonio era previsto a fine anno, a quel punto le ho augurato tutto il bene e le ho detto : "era un mio sogno vederti con il vestito bianco, ma visto che non posso comprartelo perché solo il tuo fidanzato lo può fare, permettimi ti prego di comprarti un fazzoletto di pura seta italiana che si avvolge attorno al polso. E lei mi sgridava :"ma sei matto, non ci penso neanche e non lo fare". E io, per metterla davanti al fatto compiuto, le ho risposto : "tanto l’ho già comprato e te lo porterò con me la prima volta che torno in Egitto". Sono tornato nell'agosto del 2004 e ci siamo visti ancora una volta, le ho dato il suo regalo e mi ha promesso che l’avrebbe messo il giorno delle sue nozze. Alla fine dell’incontro le ho fatto ancora gli auguri per la sua nuova vita e ho finito il mio discorso dicendole : "né il cuore, né il tempo hanno messo fine al nostro amore, ma purtroppo è stata la religione a dividerci, a porre fine alla nostra storia". Lei mi ha fatto promettere che non le avrei più telefonato dopo che si fosse sposata. L’ho baciata sulla fronte, ed era l’ultimo bacio tra di noi.

Ora mi chiedo : come fa una religione a separare due persone che si amano?

Malak Mankarious

   
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