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 La fontana dei desideri
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luisa camponesco
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Inserito - 22/03/2011 :  10:56:28  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


La fontana dei desideri

Nessuno sapeva esattamente quando fosse stata costruita, ma per la gente del paese era sempre stata lì, in un angolo vicino al torrente, talmente buio che i raggi del sole non riuscivano a penetrare la vegetazione, cosicché le foglie degli alberi e l’erba che cresceva sul terreno erano costantemente nere.
Avevano cercato di dare un senso a questo fenomeno ma senza alcun risultato, in compenso parecchie leggende erano fiorite attorno alla fontana misteriosa.

Flora la osservava da lontano, non osava avvicinarsi.
- Se ti avvicini troppo ti trasformerai in un rospo – le aveva detto Amelia. la sua amica
- E tu come lo sai?
- Me lo ha detto la mamma e lei lo ha saputo dalla nonna.
Insomma Flora aveva i suoi dubbi ma non osava chiederlo in famiglia. Quella fontana però l’attirava, la incuriosiva e non si spiegava come mai non interessasse anche ad altri

Gli anni dell’infanzia e della adolescenza passarono quasi in sordina e Flora divenne una giovane donna e non pensò più alla fontana fino al giorno in cui vide un’anziana curva su di essa.
- Buon giorno, le serve qualcosa?
L’anziana sollevò il capo e preso il secchio colmo d’acqua sparì fra il fogliame.
Quella notte fece uno strano sogno. Si trovava in una stanza molto ampia, talmente ampia da non vedere le pareti. Al centro della stanza un tavolo sul quale erano deposte ciotole, anfore e cofanetti neri con decorazioni dorate. Le ciotole contenevano dei sassi anch’essi neri, all’improvviso apparve un corvo che preso una sasso in bocca se ne volò via e la stanza si dissolse in una nebbia grigia.
Flora si svegliò ansante e turbata domandandosi quale significato potesse avere, ma non ne fece parola con nessuno, si fece forza e iniziò la giornata con un sorriso.
Il lavoro al negozio l’assorbì totalmente, la clientela pareva non finire mai, vendette di tutto dalle pentole alle stoviglie, chiodi e martelli, insomma una giornata davvero produttiva.
Le ombre della sera calavano sul paese e per Flora era l’ora di chiudere il negozio. Stava controllando l’incasso della giornata quando udì il suono del campanello d’ingresso segno che qualcuno era entrato. L’ultimo cliente.
Uscì dal retrobottega sperando di sbrigarsela velocemente. La donna era appoggiata al banco.
- Posso esserle utile?
- Forse. – rispose la donna.
Con grande sorpresa Flora riconobbe l’anziana che aveva visto vicino alla fontana.
- Io l’ho già vista, era alla fontana.
La risposta della donna fu un sorriso enigmatico.
- Cosa le serve?
- Un pezzo di stoffa nera. - rispose.
Flora si diresse allo scaffale dove erano riposti i rotoli di stoffa di vari colori e dimensioni
Prese quello nero e lo srotolò sul banco, l’anziana fece scorrere la stoffa fra le dita per saggiarne la consistenza.
- Non va bene! – esclamò
- È la migliore che ho in negozio. – Flora era sorpresa, nessuno si era mai lamentato della qualità delle sue stoffe.
- Per trovare il meglio dovrai farne ancora parecchia di strada.
La donna se ne andò lasciando quella frase sibillina a galleggiare nell’aria.

- Cosa succede stasera Flora? Come mai non mangi? Non stai bene?
- Tranquilla mamma, sto bene, ma in negozio è successa una cosa che non riesco a spiegarmi.
- Prova a parlarne, magari posso darti un suggerimento.
La giovane raccontò quanto accaduto in negozio sottolineando il fatto di aver già visto quella donna vicino alla fontana misteriosa.
- Stai lontana da quella fontana e da quella donna. – rispose sua madre allarmata.
- Ma perché! – insistette Flora.
- Fai così e basta!
Di sicuro la madre di Flora doveva saperne di più altrimenti non si sarebbe spiegato il suo atteggiamento.
Quella notte rifece lo stesso sogno e al mattino Flora si alzò decisa a cercare una spiegazione a tutto questo.

Non si era mai avvicinata alla fontana, ne era al contempo affascinata ed intimorita, ma quel giorno era più che mai decisa.
Si addentrò sul sentiero fino a giungere nei pressi della fontana.
- Ce l’hai fatta finalmente!
L’anziana donna, apparentemente incurante della presenza di Flora, continuava a raccogliere erbe vicino ad un cespuglio.
- Non l’avevo vista, poi è la prima volta che vengo qui.
- La cosa ti spaventa?
- Non saprei, ma qui è tutto così scuro….
- È solo ciò che si vuol vedere.
- Senta. – sbottò Flora spazientita. – lei mi sta parlando per enigmi, adesso ne ho abbastanza me ne vado.
- Scappa scappa coniglietto – prese a cantilenare la donna.
- Basta! Questo è troppo – urlò Flora
- Adesso andiamo meglio. – continuò l’anziana. – Sei venuta qui perché volevi sapere e io ti accontenterò.
Sedette sull’erba e invitò Flora a fare altrettanto.
- La fontana che vedi è molto antica, più antica di quanto i tuoi avi possano ricordare. Quando fu costruita qui c’erano solo prati, prati verdi che in primavera si riempivano di margherite e papveri, un luogo incantevole. L’acqua della fonte era talmente limpida e cristallina che tutti gli abitanti della zona venivano a prenderla. I fiori e gli orti irrigati con quest’acqua parevano più rigogliosi, così si sparse la voce che l’acqua della fontana avesse proprietà straordinarie. Fanciulle in età da marito venivano qui ed affidavano alla fontana i loro desideri e confidavano i loro segreti.
- Ma poi cosa accadde?
- Cosa accadde? Avidità, gelosia, ecco cosa accadde. Ognuno reclamò la fontana vantando ipotetici diritti ed incominciarono a costruire case, il prato verde scomparve, divenne brullo quando l’acqua della fontana fu incanalata e nessuno poté più abbeverarsi. ….
- Continuo a non capire, io come entro in tutto questo? – interruppe Flora sempre più confusa..
- Non interrompermi, adesso capirai.
L’anziana prese tempo, quasi volesse misurare le parole e a Flora parve ancora più vecchia e stanca.
- Quando l’acqua e non fu più bene di tutti, cambiò colore, divenne giallastra con un sapore orribile e l’erba qui attorno divenne scura. La fontana fu abbandonata e dimenticata almeno fino ad ora.
- Questo è tutto?
- Quasi tutto. – rispose la donna. - Adesso è ora che la fontana torni ad essere quella di un tempo ma mi serve il tuo aiuto.
- Non saprei proprio in che modo e comunque non posso rimanere devo aprire il negozio.
- Ma tornerai, tornerai – la voce della donna si perse come in un eco mentre Flora se ne correva via.
Quel giorno combinò poco in negozio, se ne accorsero anche le clienti.
- Flora ti avevo chiesto del cotone, mi ha dato della seta.
Flora si affrettò a portare il cotone.
- Non ti senti bene? – chiese la cliente
- In effetti chiuderò prima e andrò a casa a riposare.
Quando giunse all’altezza del sentiero che portava alla fontana ebbe un attimo di esitazione, poi lo imboccò.
Avvolta in un silenzio irreale si avvicinò alla fontana, dell’anziana nessuna traccia ma doveva essere stata li da poco, il suo secchio era appoggiato sull’erba e colmo d’acqua.
Si chinò sul secchio, l’acqua era scura ma dopo qualche istante vide apparire qualcosa, dapprima tremolante poi sempre più evidente, ma quello vide la spaventò.
Quello strano sogno era lì, galleggiava sul pelo dell’acqua. Si ritrasse cercando di dare un senso ma invano.
Non tornò subito a casa, si diresse invece alla biblioteca comunale. Caterina, la responsabile era sua amica l’avrebbe aiutata.
- Che succede Flora, oggi niente negozio?
- Oggi voglio prendermi una vacanza.
- Allora dimmi cosa posso fare per te?
- Sai se ci sono pubblicazioni che riguardano la vecchia fontana?
- Quella stregata?
- Non sappiamo se sia stregata, ma mi incuriosisce la sua storia.
- Qualcosa dovrebbe esserci, aspetta un attimo.
Caterina scomparve fra gli scaffali.
- Trovato! –
Tornò con libro di piccole dimensioni ma con il titolo a grandi lettere: “La leggenda della fontana dei desideri!
- Non pensavo ti interessassi a quella vecchia fontana – soggiunse Caterina – Comunque fammi sapere cosa ne pensi.
Flora salì in fretta in camera ed iniziò a leggere.
Era tutto scritto lì, nero su bianco, come se la sua vita fosse stata programmata fin dall’inizio.
Scese in cucina che era già sera.
- Mamma, io devo andare.
- Dove figlia mia. – ma la voce tremula della madre conosceva già la risposta.
Una cena silenziosa, carica di emozioni. Nessuna parlò, non ce ne’era bisogno.
All’alba Flora uscì di casa e si diresse alla fontana., la vecchia era lì e guardava dentro il secchio.
- Sai già cosa devi fare- disse senza sollevare il capo
- Sono pronta – rispose Flora mentre le ombre avvolgevano ogni cosa.

La stanza era molto ampia, talmente ampia da non vedere le pareti Al centro della stanza un tavolo sul quale erano deposte ciotole, anfore e cofanetti neri con decorazioni dorate. Le ciotole contenevano dei sassi anch’essi neri, all’improvviso apparve un corvo che preso una sasso in bocca se ne volò via
La stanza non si dissolse in una nebbia grigia. Tutto rimase immobile.
Flora si avvicinò al tavolo, sfiorò gli oggetti sul tavolo, ogni oggetto un desiderio, ora lo sapeva.


Raccolse i sassi dalle ciotole, aprì i cofanetti e capovolse le anfore, tutto doveva ricominciare. Gesti antichi i suoi come quelli di chi l’aveva preceduta. Ogni cento anni nasceva un nuovo custode, un custode della fontana. Flora strinse alcuni sassi nel palmo della mano pensando alle donne e agli uomini che avevano espresso quei desideri.
Non era permesso conoscerne il contenuto ma la curiosità prevalse. Prese un sasso e lo lanciò in aria. Un turbinio di colori poi apparve il volto di una giovane donna e il suo desiderio, il ritorno del marito.
Altri ne seguirono, i più strani e disparati ma tutti accumulati dalla speranza.
La speranza l’ultima dea, così la chiamavano gli antichi e il più delle volte un motivo per andare avanti, ma quei sassi neri erano desideri che non si erano realizzati, solo sogni evanescenti come il fumo che si dissolve nell’aria, ma comunque aveva dato un senso alla vita.
Le ciotole ora erano vuote, pronte ad accogliere nuovi sogni, da troppo tempo però nessuno si avvicinava alla fontana, forse per timore o perché distratti dal ritmo di una vita frenetica che non consentiva soste.
Soffermarsi ad osservare le nuvole che punteggiano il cielo, ascoltare il frinire di una cicala, senza pensare allo scorrere del tempo ma solo godere di istanti preziosi per se stessi per dare pace al proprio io assestato di serenità.
Flora comprese il significato della fontana e del suo esistere. Rivide il volto triste di sua madre, e poi il negozio e l’allegro ciarlare con le amiche. Chiuse gli occhi scossa da una nostalgia così intensa da sfiorare il dolore. E poi accadde.
Quando riaprì gli occhi il sole illuminava il prato che pareva giada. Dalla fontana usciva un getto d’acqua cristallina e rimbalzando nella vasca sollevava miriadi di gocce con i colori dell’arcobaleno. Flora stentava a riconoscere quel luogo come quello tetro e buio di prima.
- Flora!
Sua madre, all’inizio del sentiero, con le mani stretta vicino al petto l’aspettava.
- Mamma! Come sapevi che ero qui?
- Non lo sapevo ma lo speravo.
- Allora è tutto finito?
- Figliola, tutto è ricominciato.
Un nuovo modo di affrontare le vicende della vita, niente più desideri da affidare alla fontana, il cui solo scopo era solo quello di irrorare campi e dissetare. La magia era solo una invenzione, la vera magia è nel cuore degli esseri umani.
- Perché proprio io, mamma.?
- Perché credevi in te stessa e nelle tue capacità.
- E se non ci fossi riuscita?
- Tutto sarebbe rimasto come prima, ma non è accaduto. Guarda ora questo luogo è tornato com’era in origine. Andiamo a casa adesso

Molte cose erano ancora da chiarire e domande in cerca di risposta.
Flora non vide più l’anziana vestita di nero, in fondo non era necessario, quello che doveva essere fatto era stato fatto, ma non si spiegava ancora come sua madre fosse a conoscenza di questi fatti. Non ebbe mai risposte esaurienti e forse era meglio così.

°°°

Trascorsero molti anni e la gente del paese dimenticò, i bambini continuavano a giocavano nel prato fra margherite e papaveri, l’acqua scendeva fresca e cristallina, gli innamorati passeggiavano tenendosi per mano finché, un bel giorno, uno di loro gettò un sassolino nero nella vasca della fontana.








Luisa Camponesco

   
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