Concerto di Sogni
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 %E9 tutto buio... non c%27%E8 corrente elettrica e....
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elisabetta
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Inserito - 04/01/2009 :  12:29:29  Mostra Profilo  Visita la Homepage di elisabetta Invia un Messaggio Privato a elisabetta

PREMESSA: SOLITO TITOLO DA COMPITO IN CLASSE... SCRITTURA CREATIVA NELLA MIA PRIMA... QUESTO è IL MNIO... SCRITTO IN CLASSE CON LORO...

E’ TUTTO BUIO... NON C’è CORRENTE ELETTRICA E...
Guardai dalla finestra. il buio circondava la casa. un vento pieno di sospiri muoveva
leggermente le fronde degli alberi nel grande giardino d’inverno. un fulmine senza
pioggia illuminò solo per una frazione di secondo l’oscurità e la corrente andò via.
io avevo sempre avuto paura del buio. fin da piccola...
...avevo sei o sette anni quando in una altra notte era andata via la corrente... la casa
era preda dell’oscurità più assoluta... ma allora c’era ancora mio padre che mi
proteggeva... aveva acceso il caminetto e Giotto, il gatto di casa, giocava con il
gomitolo di lana rossa sul tappeto del salotto...
mi rannicchiai sul divano come allora in attesa che la luce tornasse. speravo di non
dover rivivere un’altra notte come quella di tanti anni prima...
dei rumori alle mie spalle. un tonfo... come se qualcuno fosse caduto dalle scale della
soffitta. ‘strano’ - pensai - la soffitta è chiusa da anni... non ci sono mai voluta tornare
dopo quella notte’...
quella notte...
mio padre era uno scrittore di gialli. ero nata lì in campagna. lui in mezzo alla natura
poteva concentrarsi sul suo lavoro. io andavo alla scuola del paese anche se spesso era
lui ad insegnarmi le cose che avrei dovuto imparare a scuola. amavo mio padre... era
tutto ciò che avevo... mia madre era andata via abbandonandomi da piccola. credo non
mi volesse. e credo non volesse nemmeno mio padre...
quella sera avevamo cenato presto ed io ora ero sul divano a leggere un libro di fantasmi
e sentivo il ticchettio dei tasti della macchina da scrivere di mio padre... era un rumore
che mi faceva stare tranquilla un po’ come una ninna nanna...
ad un tratto un fulmine... la corrente se ne andò.. sentii mio padre dirmi di rimanere
tranquilla sul divano... ma io non lo ascoltai... corsi verso le scale della soffitta per
vedere i fulmini dal lucernario... le scale scricchiolavano... il vento miagolava come
Giotto quando ha fame... il buio rendeva tutto quasi surreale...
ad un tratto la porta della soffitta si aprì violentemente... e la vidi... era pallida...
diafana... quasi trasparente... la osservai e credetti di vedere mia madre... ma non era
possibile... era partita anni prima...
un urlo squarciò il buio! sentii la mia gola urlare... mio padre arrivò correndo e mi prese
fra le braccia... -non è nulla piccola mia- mi disse mentre io tentavo di raccontargli
della mamma... -la luce della luna fa strani scherzi.. sai piccola...- e chiuse a chiave la
porta della soffitta...
e quella chiave scomparve... la cercai e la cercai ancora nelle settimane successive...e
nei mesi... ma niente... quella chiave sembrava sparita nel nulla... inghiottita dal buio
di quella notte...
e ora avevo di nuovo la sensazione che qualcosa non andasse in soffitta... che quel tonfo
venisse da lì...
uno scricchiolio mi risvegliò dai miei pensieri riportandomi alla realtà. forse dovevo
prendere coraggio e salire le scale della soffitta... forse erano topi o ratti.. o qualche
piccione che aveva nidificato in soffitta... i fantasmi certo non potevano esistere!
o forse no?
la chiave? ma dove poteva essere la chiave? ... ad un tratto mi ricordai che il giorno
della scomparsa di mio padre l’avvocato di famiglia mi aveva dato una piccola busta di
seta rossa con alcune cose di papà dentro... e ricordai che c’era anche un mazzo di
chiavi... chissà che non ci fosse anche quella della misteriosa soffitta...andai verso lo
studio. aprii la porta. corsi verso la scrivania. aprii il cassetto ma la busta di seta rossa
non c’era... eppure ero sicura di averla lasciata lì...
mi guardai attorno... ma dove poteva essere?... guardai negli altri cassetti ma niente...
scomparsa nel nulla... poi un altro rumore attirò la mia attenzione... passi felpati dietro
di me... mi girai e la vidi... era ancora quell’ombra diafana e trasparente che avevo
visto da piccola... era ancora quella donna che sembrava mia madre... erano passati
tanti anni... ma aveva fra le mani la busta con le chiavi di papà... la fece cadere in terra
e scomparve...
rimasi immobile per alcuni minuti poi mi dissi che avevo le allucinazioni... ma guardai a
terra e vidi una chiave brunita che era uscita dalla busta di seta rossa... la presi... corsi
su per le scale ed arrivai alla porta... inserii con la mano tremante e le lacrime agli
occhi la chiave nella serratura... e la porta dopo più di vent’anni si aprì...
la stanza era illuminata solo dal freddo chiarore della luna. ragnatele biancastre
scendevano dalle travi di legno scuro. un fruscio di ali e un ticchettio ossessivo...
davanti a me un grande orologio a pendolo... lo sportello era aperto e appoggiate dentro
vi erano alcune vecchie fotografie ingiallite e un quaderno di seta blu e argento...
mi avvicinai lentamente e presi con le dita le fotografie...mia madre e un uomo... la
fotografia era vecchia... ma non sembrava mio padre... sfogliai le pagine ingiallite del
quaderno ed iniziai a leggere...
... “ho paura. sono incinta e non oso dirlo a mio marito...non so come la prenderà...non
vuole altri figli lui... anche accettare Sara è stato difficile per lui... ho paura...
potrebbe reagire male...”
e poi...
“ieri gliel’ho detto. è sbiancato. mi ha detto che non lo vuole. che non voleva neppure
Sara. non so ... non capisco perché ha così paura di avere figli...”
mi fermai un attimo a pensare. mio padre mi adorava. perché non avrebbe dovuto
volere un altro figlio...
continuai a leggere...
“mi ha picchiato... sono così spaventata... il bambino resiste dentro di me... ma per
quanto?”
mio padre violento? impossibile... era la persona più tenera e dolce della terra...
“Odio Marco...mi ha picchiato ancora... e questa volta il piccolo non ce l’ha fatta... ho
perso il mio bambino... ma giuro che troverò una soluzione per Sara e mi vendicherò!”
...Marco? e chi era Marco? mio padre non si chiamava Marco... ma Daniele... qualcosa
non quadrava... continuai a leggere sempre più ansiosa e affannata... mi mancava il
respiro... non comprendevo quelle parole...
“Ho conosciuto Daniele ...è un uomo meraviglioso... dolce... tenero... perché non è lui
il padre di Sara?... ieri ho detto a Marco che me ne vado via con Sara. che lo lascio. ha
detto che piuttosto che lasciarmi andare mi ammazza... e ammazza anche la piccola...”
ero sconvolta... lacrime piene di odio scendevano dai miei occhi e bagnavano le mie
guance...
“ho scritto una lettera a Daniele e al suo avvocato... ho affidato a lui legalmente la
custodia di Sara... voglio che sia lui suo padre se mi succede qualcosa...”
e ancora...
“ieri Marco mi ha picchiato di nuovo... non ce la faccio più... la prossima volta lo
uccido...”
le pagine successive erano bianche... quelle parole dure come macigni e inesorabili mi
fecero presagire qualcosa di brutto... ma... e quell’ombra diafana? quel fantasma? chi
era? mia madre? ...
mi guardai attorno. cercai qualcosa che mi spiegasse cosa fosse accaduto dopo... anche
se potevo immaginarlo... ma una conferma... volevo una conferma...
osservai la soffitta... e mi accorsi che sul pavimento verso il muro c’era una macchia
scura... rosso scuro... grande... e capii che era sangue di certo... ma di mio... di Marco
o di mia madre?
mi sedetti sul pavimento a riflettere. chi avrebbe potuto dirmi la verità?... erano passati
tanti anni... ma se qualcuno era morto forse... sui giornali... la biblioteca comunale...
certo!
scesi velocemente le scale. presi la borsa. le chiavi dell’auto. e uscii come se avessi un
lupo affamato mi inseguisse...
la biblioteca non era lontana... chiesi i giornali di quando ero piccola... molto piccola...
erano su microfilm... iniziai a passarli uno ad uno sullo schermo... dopo quasi un’ora...
un titolo colpì il mio sguardo... “OMICIDIO-SUICIDIO IN PROVINCIA”... “M. L. uccide la
moglie con un’accetta nella soffitta di casa e poi si toglie la vita. era presente la figlia
di due anni.”
io non ricordavo nulla... solo mio... Daniele che mi aveva cresciuto...e che poi durante
un viaggio era scomparso come in uno dei suoi romanzi...nel nulla...
... e il fantasma? chi era? una mia allucinazione? ...forse era stato un atto d’amore...mia
madre era tornata da me per avvisarmi... per dirmi che mi aveva amato tanto da
affidarmi ad un uomo meraviglioso... che mi aveva dato tutto l’amore di cui era stato
capace... tornai a casa quella sera e mi accoccolai sul divano davanti al fuoco... ero
esausta e mi addormentai...
tanti i dubbi che mi perseguitarono quella notte... mio padre biologico che uccideva mia
madre e che poi si suicidava... mio padre che non era mio padre... ombre diafane che
mi inseguivano sulle scale di casa... nella soffitta strani rumori.. topi che squittivano
selvaggiamente... mi svegliai all’improvviso... sudata... ansimante... e davanti a me
sopra il letto c’era una busta azzurra... come quelle che Daniele usava per la sua posta
personale... era indirizzata a me... la guardai...la presi fra le mani.. la aprii...
“cara Sara...quando leggerai questa lettera io starò per tornare da te dopo tanti anni di
assenza... so che mi credi morto... ma non è così”
mi si fermò quasi il cuore per una frazione di secondo...
“stai tranquilla per tutti questi anni io ti ho seguita... vista crescere e diventare la
donna che sei...ma non potevo starti più vicino senza dirti la verità... ed eri troppo
fragile per saperla...ora che sei una donna responsabile e adulta... forse accetterai che
non sono il tuo vero padre... ma che ti ho amato come una figlia...”
era vivo?... ma dov’era...
“ero nascosto perché ero stato testimone di un delitto su cui indagavo per un libro... e
l’FBI mi ha protetto in questi anni... ma ora è tutto finito e tornerò a casa presto figlia
mia... perché per me tu sei mia figlia...”...

elisabetta

   
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