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Roberto Mahlab
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Martedì 7 agosto

Avevo lasciato casa che era ancora buio, mi ero svegliato con un quarto di luna, poi l'autobus verso l'aereoporto, dove arrivai al levar del sole.
La sensazione di avere dentro il mio animo il sole e la luna mi accompagnava da alcune settimane, il viaggio di affari in oriente cadeva come il preciso e atteso rintocco dell'ora di una pendola a muro, la tranquilla decisione che era seguita al superamento di tante difficoltà, le porte che si aprivano. Mi sentivo attirare verso la nuova costruzione che mi attendeva, che avevo a lungo sognato e che avevo raggiunto. Non acquistai i quotidiani all'edicola accanto alla sala di imbarco, avevo scorto i titoli in nero, a caratteri cubitali. Non osservai più di tanto gli altri passeggeri in coda mentre porgevano la carta di imbarco alle hostess. Scivolavo sulle inquietudini del tempo e delle vicende umane che mi scorrevano attorno, assaporavo quei momenti di serenità a prestito del meraviglioso tempo che si chiama vita. Ero in pace, nel mio Shangri-La interiore, il sole e la luna nel mio cuore.

§§§

"I signori passeggeri sono invitati a presentarsi agli ingressi con la carta d'imbarco e il passaporto e con un bagaglio a mano rispettoso delle misure disposte dalla compagnia aerea, il bagaglio in eccesso verrà caricato separatamente", la voce della hostess era dura, inquisitrice, gli occhi di centinaia di passeggeri in fila si levarono al soffitto della sala, come se l'annuncio non li riguardasse, ciascuno di essi portava ben più di una borsa a mano e tutte di misura ben superiore a quanto consentito dai regolamenti.
L'uomo dalla corporatura compatta e lo sguardo serio non fece una piega, una piccola borsa marrone a fibbie dorate, non portava mai altro a bordo, non avrebbe mai corso il rischio di una hostess particolarmente ligia che avesse voluto far rispettare il regolamento, anche se in verità non era mai accaduto che alle parole seguissero i fatti, il traffico aereo si sarebbe bloccato in poche ore.
Estrasse il passaporto e pose la carta d'imbarco nella pagina della fotografia, John Richard, cittadino della Nuova Zelanda, era indicato sul libretto, proprio lo stesso nome che giganteggiava su un cartellone pubblicitario all'ingresso della sala, una azienda famosa nel mondo per l'eleganza dei mobili che fabbricava. Il documento era stato falsificato da uno degli esperti più in gamba del ramo.
Un piccolo cartello indicava la lista degli articoli che il bagaglio a mano non poteva contenere, dai liquidi alle forbicine per unghie, qualsiasi oggetto potesse essere utilizzato come arma. Le dita dell'uomo accarezzarono la fibbia dorata della borsa, tagliente ai bordi, le hostess al controllo non avrebbero mai potuto supporre che cosa poteva ottenere un professionista staccandola e puntandola alla gola di chiunque, con la sua esperienza e l'addestramento ricevuto avrebbe potuto tenere un corso agli addetti dei servizi di sicurezza delle compagnie aeree, se questo fosse stato il suo mestiere, e non lo era.

§§§


Nel suo ufficio alla Borsa di Francoforte, Friedrich Holz osservava stupefatto un dispaccio di agenzia comparso sullo schermo del suo computer: una compagnia di investimenti aveva deciso di chiudere uno dei suoi fondi per porre un freno ai ritiri dei clienti, all’improvviso la Germania si scopriva essere la prima nazione europea infettata dalle ricadute del mercato dei mutui americani.
Holz si alzò precipitosamente per recarsi nella sala delle riunioni, in ascensore ascoltò due colleghi riferire che da Parigi il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva chiesto ufficialmente alla Banca Centrale Europea di abbassare “politicamente” il valore euro, la cui quotazione metteva in pericolo le esportazioni del suo paese.
Appena varcata la soglia, il suo cellulare squillò, era il corrispondente da New York, lo informava che il tracollo del mercato americano dei subprimes aveva provocato la richiesta di bancarotta per il più grande operatore indipendente di prestiti per le case, la American Home Mortgage.
“Gli investitori”, gli spiegava il collega Lewis Jonas dagli Stati Uniti, “temono che il collasso del mercato dei mutui americani scateni un rallentamento della maggiore economia del mondo e che provochi un aumento dei tassi di finanziamento, già le borse iniziano a soffrire e le compagnie finanziarie che si sono lanciate sulle obbligazioni garantite dai prestiti subprimes temono una stretta e l'impossibilità di recuperare i crediti”.

“Il problema dei subprimes crea nervosismo”, titolava l'International Herald Tribune aperto sul grande tavolo. Gli schermi onnipresenti e sempre accesi riferivano che il Dow Jones dai massimi di 13950 a luglio era sceso a 13200, lo S&P da 7540 a 7440, il Nasdaq da 2720 a 2500, il Nikkei da 18300 a 16700, lo Ftse da 6740 a 6200, il Dax da 8100 a 7400, il Cac da 6100 a 5500.

“Senti questa Friedrich”, lo accolse Thomas, il suo vice già seduto al tavolo, “la Bank of Tokio ritiene che le azioni vengano vendute a causa della speculazione degli analisti che le ritengono passibili di essere colpite dalla crisi. Lo yen inizia a salire, il denaro si trasferisce dalla borsa verso la liquidità dall’intera area asiatica, dal Giappone, dalla Tailandia, dalla Malaysia, da Hong Kong, dall’Australia. Il dollaro americano è calato a 1,379 su euro, viene venduto per il timore che la Federal Reserve abbassi i tassi di interesse e siamo solo all’inizio, alle prime ore della crisi”, sottolineò Thomas con amarezza venata di paura.
“Senti un po’”, si schiarì la voce Holz, “ma che cosa diavolo sono i subprimes?”
“I subprimes”, rispose il vice, contento che la domanda avesse fatto calare la tensione, “sono i mutui concessi ai sottoscrittori che di partenza si sa non potranno probabilmente rientrare, servono per attirare clienti, però il mercato della casa poco a poco diventa come una bolla : salgono i prezzi e dunque aumentano i mutui a rischio, si emettono obbligazioni che li coprono e che passano di mano in mano, aumentano di valore e si trasformano in titoli spazzatura fino a che il prestito non è più garantito e bastano le prime voci di insolvenza e gli emittenti non possono più rimborsare, il titolo crolla, le azioni delle emittenti crollano, le banche restringono il credito, inizia a mancare liquidità, le imprese vedono le produzioni rallentare, l'occupazione non aumenta più e, se l’economia americana smette di fare da locomotiva, i paesi che vi esportano diminuiranno le produzioni, con un effetto recessivo a catena. Il primo che vende, realizza, si scatena la corsa a non rimanere l'ultimo con il cerino in mano”.
“Brr”, si inserì Holz, “molti istituti bancari sono notoriamente sottoscrittori di tali obbligazioni spazzatura, alcune banche ci sono dentro e rischiano, ma non si sa quali, così le banche stesse esiteranno a prestarsi denaro tra loro e inizieranno a togliere il credito ai loro clienti, la mancanza di credito si espanderà nel sistema, corre tutto così veloce”.

§§§

Sulla business class del volo SQ377 della Singapore Airlines il pasto era stato degno di re, la compagnia si faceva vanto di assumere i migliori chef per creare piatti che avrebbero fatto sentire i passeggeri nel cielo, non solo letterale, ma anche gastronomico. L’hostess aveva il mio piatto di salmone in una mano, con l’altra cercava di liberarmi dal cavetto delle cuffie collegate al sistema computerizzato che permetteva ad ogni viaggiatore di scegliere un programma video oppure audio, ero riuscito a legarmi da solo e il cavetto si era attorcigliato alla cintura di sicurezza. Fu allora che fui illuminato da una luce, dovevo togliermi dalle orecchie le cuffie, solo così mi sarei potuto liberare, la hostess dai tratti orientali mi fece segno con gli occhi che era grata agli antenati che avessi finalmente compreso, mi chiese che cosa mai stessi ascoltando di così coinvolgente, le risposi che avevo trovato una compilation di musica degli anni sessanta. E trascorsi dodici ore ad osservare fuori dal finestrino succedersi i colori della giornata e le terre e i mari e le montagne da occidente a oriente. Canticchiai “Love me tender” e “It’s now or never” insieme ad Elvis Presley sopra la Turchia, mossi il capo a ritmo di “Puppet on a string” con la voce di Sandie Shaw sui confini tra Iran e Afganistan, fischiettai “Apache” degli Shadows sul Pakistan e “Telstar” dei Tornados sull’India, accompagnai “Please Mr postman” dei Carpenters sulla Tailandia, mormorai “Stand by me” insieme a Ben King all’atterraggio in Malesia.

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Roberto Mahlab
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Mercoledì 8 agosto

Non era un caso se l’albergo che avevo scelto sull’isola di Penang si chiamasse Shangri-La, un gioiello dell’architettura in legno, pietra e cristallo tra la giungla e il mare, sulla parte di oceano Indiano che prende il nome di stretto della Malesia, di fronte alle isole dell’Indonesia. Vagai attonito tra le sale che accoglievano le opere d’arte che rappresentavano nei secoli la vita di quei luoghi e che raccontavano le battaglie e i commerci tra i popoli che avevano nella Storia solcato quei mari e occupato e vissuto quelle terre, i cinesi, gli indiani, i siamesi, i malay e gli europei portoghesi, olandesi e inglesi. Passai tra le raffigurazioni delle navi dei pescatori in legno robusto, i monili d’oro per i capelli delle donne e per gli abiti degli uomini, le sculture che rappresentavano i colori dei coralli marini, i vasi colmi di orchidee e le piante di ibisco, le pareti ricoperte dai drappi di batik, i vassoi sui tavolini per il thè e le spezie.

Sul cuscino del letto era costume che ponessero ogni sera un pezzetto di pergamena con dei passi tratti dal libro “Orizzonte perduto”, il romanzo di James Hilton del 1933 che narrava del viaggio di Hugh Conway, un veterano del servizio diplomatico britannico, nella terra di Shangri-La, alla ricerca della serenità mentre il mondo attorno precipitava nelle tenebre che lo avrebbero condotto alla più spaventosa guerra della Storia.

Lessi e fu come se mi riconoscessi, avvertii di rientrare in possesso del mio essere presente, duplicato troppo spesso in passato, come se vedessi da fuori quanto accadeva e lo tenessi lontano dal di dentro, affinchè quest’ultimo non si spezzasse.

§§§

Il mattino può essere fresco anche sull'isola di Penang, in Malesia, poco al di sopra dell'equatore, dopo una nottata di pioggia battente, la brezza che rimuove quanto rimane delle nubi e le sposta all'orizzonte, pronte a ripartire alla carica appena ricollegate al procedere del monsone estivo. John Richard si era servito al buffet di pane, marmellata, frutta tropicale e pasticcini ed era seduto nell'area all'aperto della sala della prima colazione, il tavolo di pietra levigata, al di là di alcune palme si intravedeva la piscina rotonda, separata dalla lunga spiaggia sull'oceano indiano da un muretto di scogli su cui crescevano le bouganville dal colore amaranto. Un angolo di paradiso, sospirò beatamente l'uomo portandosi alla bocca un delizioso boccone di papaya, vestiva pantaloni cachi e un camicia aperta sul collo e a maniche corte, il suo viso bruno dai caratteri mediterranei era riposato e la struttura muscolare asciutta e la corporatura evidentemente e perfettamente pronta allo scatto.
"Ouff", esclamò la donna lasciandosi andare sulla sedia di fronte a lui, "dopo una corsa all'alba sulla spiaggia la visione della sua colazione mi attira, come sono i muffins? all'altezza della fama di cui si parla sulle guide turistiche?".
L'uomo non apparve particolarmente sorpreso, si pulì la bocca con il tovagliolo, sorseggiò un poco di thè e le rispose :"se corre sulla spiaggia all'alba con una gonna e una camicetta anzichè in una comune tuta, mi immagino come lei si vesta per una cena".
La donna soppesò per qualche istante se accogliere quelle parole come un complimento e arrossì lievemente :"oh, sono arrivata ieri sera, più veloce della mia valigia, all'aereoporto mi hanno assicurato che mi verrà consegnata in mattinata e.. le ho invaso la colazione senza presentarmi, è imperdonabile, il mio nome è Lisa, Lisa Palmer" e tese la mano all'uomo.
"Un grande piacere signora Palmer", rispose quest'ultimo, la stretta decisa e amichevole. "Signorina, signorina Palmer, ma facciamo solo Lisa, la prego, sono arredatrice d'interni a Londra", aggiunse con un tono di voce dolce e profondo.
"John Richard, facciamo John, allevatore di pecore, Nuova Zelanda". E mentre le rispondeva la osservò, un viso piacevole e la pelle con una abbronzatura leggera che si intonava alla lunga gonna blu e alla camicetta di seta bianca, parzialmente aperta sul petto, i lunghi capelli castani raccolti in parte a nodo e in parte sciolti. "Carina e molto inglese", riflettè, senza che il suo sguardo desse modo di notare una qualsivoglia emozione.
Anche lei lo stava osservando e fece attenzione a non tradire la sua valutazione di ammirazione per un uomo dall'aspetto solido e rude, che per misteriose ragioni neppure si rendeva conto di poter piacere ad una donna.
"Signor Richard, John", si alzò e parlò con tono solenne e ironico, "vado a controllare se la mia valigia è arrivata, è stato un piacere incontrarla e a presto".

§§§

Il giornalista in studio alla Cnn legge :”La Federal Reserve americana ha deciso di far rimanere invariati i tassi al 5 e 25 e di non alzarli, per proteggere il paese dall'inflazione. Gli stock a Wall Street sono caduti a seguito del panico di un annuncio della Fed stessa :’i rischi per l'economia americana sono in un certo qual modo aumentati’. ‘Un certo qual modo’ è un termine che ha fatto venire i sudori freddi al mondo intero, anche perchè nessuno sa con certezza quali sono le cifre coinvolte”.

Dallo studio della Bbc, il corrispondente economico sta spiegando : “La crisi dei mutui inizia a mordere altri settori, così come il battito delle ali di una farfalla causa una tempesta a migliaia di miglia lontano. Cominciano ad essere colpite compagnie che paiono non aver nulla a che fare con il settore dei mutui, ditte che producono articoli per la casa hanno sospeso una offerta di obbligazioni agli investitori perchè il mercato del credito si è congelato dalla sera alla mattina. Il governatore americano Bernanke è nel dilemma : deve abbassare i tassi, salvando tutti le entità coinvolte, oppure lasciare che sia il mercato a decidere chi cade? Intanto chi compra casa si trova tassi di mutuo che aumentano e chi presta il denaro per i mutui smette di farlo perchè le banche a loro volta smettono di dargli credito. Le aziende sono costrette a pagare di più i prestiti, sempre che trovino chi ancora vuole prestare. Miliardi di dollari spariscono così dal mercato, miliardi di dollari che erano sulla carta, prestati. Eppure lo sfondo è favorevole, l'economia è sana, tirava, per fortuna. Questo dà la speranza di poter superare la crisi, sarà una recessione o stiamo assistendo allo scatenarsi di una emozionalità di massa?”

“Rischiamo una reazione domino”, esclamò Holz sudando freddo, il suo istituto aveva appena sostenuto le altre banche tedesche intervenute al soccorso della IKBank, per coprirne le perdite potenziali, il suo fallimento avrebbe potuto causare la peggiore crisi finanziaria degli ultimi 75 anni, un disastro le cui conseguenze potevano risolversi in una seconda Weimar.

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Roberto Mahlab
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Giovedì 9 agosto

Il giorno successivo mi alzai all’alba, affamato e riposato, la sala della colazione si trovava tra la spiaggia e la piscina, tra le palme, mi versai un thè di foglie vere e respirai a pieni polmoni la fresca aria del mattino della stagione dei monsoni.

Conoscevo Chye da diversi anni, quando per la prima volta venne in Italia per pubblicizzare i suoi prodotti, allora era la Malesia a rincorrere i paesi sviluppati, adesso era la Malesia a sopravvanzarli, come le altre tigri economiche dell’Asia, benedette dalla ricchezza delle materie prime e dalla capacità di lavoro delle popolazioni cinesi. La fabbrica si trovava nella provincia di Ipoh, a circa duecento chilometri a sud di Penang, l’autostrada si snodava tra la giungla e il mare.
“Non vi risolleverete mai”, mi diceva con pessimismo, “il vostro paese è immerso nella burocrazia, nella difesa di privilegi fuori dalla modernità, perdete generazione dopo generazione, ogni volta che vi visito, mi accorgo che tornate indietro e il vostro debito pubblico è superiore a quanto producete, vivete a prestito”, deglutii, non avevo risposte per rassicurarlo.

§§§

"Sir Roland? Sono Lisa, sono riuscita a stabilire il contatto con John Richard", disse la donna alla cornetta, appena tornata nella sua stanza aveva immediatamente telefonato all'ambasciata britannica a Kuala Lumpur. "Non ne sono sospreso Lisa, anche se ti devo fare i miei complimenti, da analista da scrivania ti sei trasformata in operativo!". Il tono dell'ufficiale era scherzoso, ma rispettoso. "Sir Roland", riprese Lisa, "può darsi che sia un buco nell'acqua, ma John Richard non è partito dalla Nuova Zelanda, non c'è traccia di un passaporto con quel nome su precedenti voli per l'Europa, è comparso dal nulla. Certo ci possono essere tante spiegazioni, ma con i tempi che corrono...", "...dobbiamo indagare sul minimo sospetto, ma certamente mia cara, hai tutto il mio appoggio, meglio un buco nell'acqua che un buco su un autobus affollato all'ora di punta in Trafalgar Square", Lisa sorrise alla frase del suo superiore che era divenuta corrente al Foreign Office, da quando il servizio diplomatico britannico in tutto il mondo era divenuto parte integrante del dispiegamento dell'antiterrorismo degli alleati occidentali. Ogni segnalazione, ogni incongruenza, veniva sottoposta a controllo da parte degli analisti e, come in quel caso, se talvolta accadeva in luoghi del pianeta piuttosto sguarniti da agenti operativi, era il servizio diplomatico stesso che incaricava lo staff di indagare, le informazioni venivano smistate subito alla sede del MI5 a Londra e, se ritenute degne di importanza, ai colleghi della Cia a Langley.

"Signor Richard, o meglio, John, ci reincontriamo!", l'uomo si tirava su dall'acqua appoggiando le mani sul bordo della piscina, la donna era seduta su una sdraio all'ombra di una palma e sorseggiava un coktail di frutta esotica, lui raccolse l'asciugamano e poi si coprì con evidente timidezza il torace muscoloso con la maglietta tratta dalla sacca appoggiata alla sdraio vicina. Lisa si morse le labbra, pensò in fretta come riprendere il discorso con quell'uomo misterioso, "a proposito, sa che la mia famiglia è proprietaria di un'appezzamento nello Yorkshire, immagino che avrà sentito parlare della qualità della lana". Trasse un sospiro di sollievo quando l'uomo si sedette e rispose :"nei prossimi giorni ho appuntamenti con fabbricanti malesi per firmare dei contratti, la mia lana è in concorrenza con il prodotto cinese". "Io invece mi godo una meritata vacanza, lontano dal lavoro e lontano da un asfissiante corteggiatore con l'accento di Oxford" e ne fece il verso e scoppiarono a ridere tutti e due.

§§§

Quella sera, di ritorno allo Shangri-La, mi fermai al mercato delle spezie. L’isola di Penang è situata all’imbocco settentrionale dello stretto di Malacca e fu conosciuta nei secoli come l’isola delle spezie, attirava i mercanti cinesi e indiani, arabi e europei e generazioni di pirati. Fu la regina Elisabetta seconda che nel 1600 garantì il diritto alla Compagnia Britannica delle Indie Orientali al lucrativo commercio delle preziose polveri, fino ad allora nelle mani degli olandesi. Le conseguenze di quella firma reale scaraventarono terre, che neppure erano menzionate sulle mappe, nella più grande battaglia politica, diplomatica, commerciale e militare per la conquista delle fonti di ricchezza che sono sempre state la coltivazione e il traffico mondiale delle spezie prelibate che si ritrovano sulle pietanze di tutti i popoli. Mi persi tra odori e sapori e colori, smarrito, le intense fragranze che mi riportavano ai profumi dei cibi della mia casa orientale, annusai ognuna delle cento ciotole, decisi di cercare del curcum e la donna dietro la cassa, dalla lunga veste ricamata di batik, sorrise, non si ricordava di averlo, ma mi propose del turmeric, del colore della sabbia dorata, ideale per gli arrosti, non ne avevo mai sentito parlare, me ne fece cadere un poco sul dito, lo misi alla bocca e fui inebriato dalla bontà che si spargeva tra il senso del gusto e quello dell’olfatto. Ne mise un sacchetto colmo in una scatola di latta decorata e me lo regalò, rimasi confuso, e le acquistai, per ricambiare, un libro di ricette, nelle prima pagina era scritto che le dodici proposte di cucina erano state strappate ad un cuoco riluttante a condividerle, ma che quando iniziò a spiegarle, si infervorò tanto che fu difficile farlo smettere di divulgare i suoi deliziosi segreti. Le polveri usate erano : la noce candita, il cardamomo, il pepe di Caienna, la cannella, il chiodo di garofano, la polvere di coriandolo, il cumino, il curry, lo zenzero, la noce moscata, il peperoncino, l’anice, il turmeric. Mi indicò una sala interna : concentrato sui fuochi del fornelli, un uomo con il cappello da cuoco stava cucinando e pareva non accorgersi del mondo esterno, intanto la donna, come fosse un sottofondo musicale, iniziò a leggermi rapidamente le ricette, l’anatra con la noce moscata, il pesce alla noce candita e avvolto in foglie di banana, l’insalata di gamberi con pepe e tamarindo, il pollo al pimento o al tumeric o al curry, il filetto al pepe nero e cumino, la torta di noci e mele alla cannella.

A notte, trovai la solita pergamena sul cuscino, come Conway mi resi conto che il mio Shangri-La mi apriva a sensazioni inaspettate, ben al di là dei semplici appuntamenti d’affari che erano l’obiettivo del mio viaggio.

§§§

"John", gli disse a cena al sontuoso buffet dell'hotel, "ti ho raccontato tutto di me, ma tu rimani un libro ancora da leggere per me, raccontami della tua Nuova Zelanda, che facevi prima di fare l'allevatore? sono una donna e dunque curiosa per natura, so che il nostro incontro è stato casuale, ma che ne dici di brindare con questo ottimo vino francese, sotto queste stelle, l'oceano, la sabbia bianca a pochi metri, l'incessante suono delle cicale della giungla tutta attorno, voglio dire, non accade tutti i giorni di essere in questa meraviglia, un caso fortunato, non trovi?".
John rimase silenzioso per qualche secondo, osservandola, poi disse :"un caso fortunato, sono d'accordo, sai non mi era mai capitato che una donna si sedesse al mio tavolo da colazione, non credo di essere il tipo d'uomo per cui una donna possa perdere la testa", Lisa si lasciò andare al sorriso e sussurrò :"ti sottovaluti, ti sbagli", ma l'uomo aggiunse :"certo che non avrei mai pensato di attirare la curiosità del foreign office", Lisa si sentì gelare, John si mise a ridere e lei calcolò in fretta se le sue parole erano state solo una bizzarra presa in giro per il suo aspetto inglese oppure se davvero sapeva qualcosa di lei :"è così evidente?", rilanciò con uno sforzo che sperò non si notasse e apparentemente fu così, perchè l'uomo parlò d'altro.

§§§

“Senta signor Lawrence, mi dispiace”, il direttore della Miami Investment Bank restituì all’industriale il foglio con la richiesta di aumento di credito, “per il momento non posso accordarle nulla in più. So bene che tutte le aziende come la sua, che fabbricano prodotti per la casa, ritardano gli investimenti per mancanza di liquidità e di credito, alcune segnalano cali di profitti del 21 percento e le vendite delle case sono scese ai livelli di cinque anni fa, sono i dati della National Association of Retailers. E guardi qui, il dollaro è caduto a 1,3801. In tutto il paese gli acquirenti di case si dileguano e chi vuol vendere la sua si ritrova senza qualcuno che la voglia comprare”.

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Roberto Mahlab
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Venerdì 10 agosto

“E’ passato un anno dalla tua ultima visita e non rimane traccia del tempo intercorso nella nostra memoria, il tempo trascorre così veloce”. Il volto gentile di Ho Kwai Neng si illuminò quando mi abbracciò nella hall dell’albergo, la dolcissima e bellissima moglie che lo accompagnava sempre mi strinse forte le mani. Li conoscevo da un decennio, non mancavo mai di visitarli quando mi trovavo in oriente, lui si era stancato di produrre e di inventare nuovi articoli, voleva ritirarsi poco a poco e scoppiava a ridere ogni volta che lo inondavo con nuovi disegni e nuovi progetti, la sua sposa aveva i colori nel sangue e sapeva mescolarli con tale arte che i campioni di qualsiasi manufatto che in pochi minuti faceva uscire dal laboratorio erano arte pura, bastava descriverle un disegno e lei era in grado di riprodurlo con lucentezza tale da farmi rimanere a bocca aperta dallo stupore e dalla meraviglia. Andammo a cena allo Ship, la nave di due secoli prima che era stata trasformata in ristorante, all’interno era tutto legno, dal pavimento, alle scale, ai tavoli. Qualsiasi cibo era squisito. Anche se gli affari languivano. La Cina aveva invaso i mercati con i medesimi prodotti fabbricati in Malesia, costavano la metà, il governo di Pechino sussidiava le fabbriche con aiuti di stato che raggiungevano il cinquanta percento delle fatture di esportazione, i fabbricanti potevano così vendere sotto qualsiasi umano costo, in qualunque modo ci guadagnavano. Raccontai a Ho che alla fiera di Monaco di Baviera, due mesi prima, avevo visto degli stand cinesi giganteschi con intere pareti tappezzate di articoli di tutti i generi, di tutte le forme, di tutti i colori. Solo con l’ingresso nell’Organizzazione del Commercio Mondiale il governo cinese aveva iniziato a tagliare i sussidi e le prime aziende che non avevano saputo fare i conti sui costi avevano già chiuso i battenti. La moneta era sottovalutata, secondo europei e americani, ma metà del paese era ancora preda della povertà e di un regime illiberale e alzare il tasso di cambio avrebbe significato aumentare la disoccupazione. E quindi la Cina continuava a rimanere la fabbrica del pianeta, una intera generazione di industrie europee aveva dovuto chiudere, non potendo confrontarsi con i costi di produzione dell’antico celeste impero. Il mio amico Ho tentò di dissuadermi dal tentare una nuova mescola di materiali, mi disse che non era possibile che si mantenesse integra. Ascoltai con attenzione e scoprii che, come al solito, dietro le sue parole apparentemente negative, si nascondeva la soluzione. Quando ci lasciammo quella sera, ci sentimmo tirare una radice nelle viscere e come l’anno passato Ho mi disse che attendeva con ansia la mia visita durante l’anno successivo. La vita, i nostri incontri la scandivano e il mio amico contava gli anni in quel modo, tormentato dalle ombre del tempo e sollevato ogni volta che le soffiavo via dai suoi occhi, raccontandogli di un futuro nel quale insistevo che rimanesse, nonostante i mesi che correvano a perdifiato, come se un anno fa paresse solo ieri, dove andava a finire il tempo di cui rifiutavamo consciamente di considerare i limiti, con la convinzione dell’eternità.

§§§

"Abbiamo ristretto la ricerca a tre John Richard in Nuova Zelanda", sir Roland riferiva quella sera al telefono a Lisa, :"uno ha ottant'anni, risulta malato da mesi e faceva l'idraulico, un altro non si è mai mosso in vita sua dal suo bar a Aukland, le indagini sul terzo sono in corso, la probabilità che il nostro uomo sia quello che dice di essere si abbassano, tu stai facendo progressi Lisa?".
"Fino ad ora nessuna novità, non riesco a prenderlo in errore, se recita, è bravo, altrimenti non saprei proprio che dire, certo che è un uomo molto chiuso, diffidente, sarà un carattere comune agli allevatori di pecore neozelandesi?". Avvertiva di essere combattuta nell'animo tra il desiderio che quell'uomo interessante fosse solo quello che diceva di essere e tra il fascino che fosse altro, si rese conto di non essere insensibile a quella nuova conoscenza e si ripromise di fare attenzione, era la sua prima azione operativa e voleva evitare il rischio di innamorarsi della sua possibile preda.

§§§


La sera dopo la cena mi diressi verso l’immenso parco di palme, un basso muretto di roccia dal quale sorgevano migliaia di rametti di bouganville divideva il verde dalla striscia di sabbia chiara ridotta dall’alta marea, mi sedetti su una sdraio rivolta verso le onde, la luna era piena, il cielo scuro una mappa delle stelle. Nonostante la stagione e il calore insopportabile del giorno, la notte era fresca, il venticello piacevole che trascinava le nubi monsoniche.


“Buona sera sir”, alzai gli occhi e mi ritrovai sovrastato da un uomo in divisa, un’arma al fianco, “sono il capo del servizio di sorveglianza del parco, volevo sapere se tutto va bene”, “sì grazie” risposi, notando che non c’era altra anima nei paraggi per chilometri, forse per questo la vigilanza si era preoccupata. Il militare indugiò e i miei pensieri dispersi nell’aria tra la bouganville e le onde vennero riportati alla realtà dalle parole che l’uomo timidamente riprese a dire, spinto dalla solitudine a condividerle con uno sconosciuto straniero. “Vengo dal Nepal, ho là mia moglie e quattro figli, per poter sfamarli ero andato volontario nelle forze delle Nazioni Unite, sono stato in Liberia e in Libano” il suo accento era colto e il suo vocabolario forbito come un diplomatico internazionale, “nel mio paese c’è confiitto, ma è comune per i cittadini abili prestarsi alle forze militari delle nazioni unite, la paga durante le missioni non sarebbe uguagliabile da qualsiasi mestiere facessimo in patria”. Mi raccontò dei suoi cari, della sua casa, della speranza di tornare presto a trovarli e del timore di non trovare altro lavoro nelle organizzazioni mondiali, “in attesa di altri richiami, adesso collaboro con le forze di sicurezza qui, sono assunto dagli alberghi, per la protezione dell’incolumità degli ospiti, un lavoro tranquillo”. Parlò senza soste per mezz’ora, spiegò le ansie e le speranze di centinaia di migliaia di persone che arrivavano nella ricca, industriosa e sviluppata Malesia per lavori temporanei, dal Nepal, dall’Indonesia, dal Bangla Desh. .

Mi sentivo in armonia con tutto quanto avevo attorno, curiosità e non timore del mistero, ero soddisfatto e a mio agio nelle emozioni, proprio come l’animo di Conway descritto sulla pergamena che avrei trovato quella sera sul cuscino.

§§§

Parigi
“Sono costretto ad informare il consiglio di amministrazione che la Banque National de Paris ha sospeso tre fondi di investimento, la Banca Centrale Europea è stata costretta a mettere in circolo fondi di emergenza per 94 miliardi di euro ed è per la prima volta dall'11 settembre 2001”. Jacques Lapierre osservava i visi dei consiglieri farsi terrei alle sue dichiarazioni, ma proseguì impietoso :”Non siamo in grado ancora di conoscere la nostra esposizione ai subprimes e questo ha gelato il mondo intero, i tassi reali sono schizzati verso l'alto, dal 4 al 4,70 percento. Comprenderete che significa che le banche hanno bisogno di ottenere prestito piuttosto che di concederlo. Gli analisti dichiarano che l'intervento della Bce dimostra che i pericolo è grande e quest'intervento spaventerà gli investitori. Ci chiediamo tutti se l'Europa rischia una crisi di sistema per la sua esposizione ai subprimes americani. E stavolta gli stock scendono diritti, più da noi che in America, la crisi ci ha investito e ci spazza via. Il petrolio è sceso di 44 centesimi, per la paura che la recessione ne diradi la richiesta. Il tesoro americano ha pompato 24 miliardi di dollari nel sistema bancario nel tentativo di frenare la corsa al rialzo dei tassi. La Bce si appresta a dichiarare che è disposta a immettere liquidità con lo sconto. Signori, le banche centrali sono al salvataggio dell'economia”.

Borsa di Melbourne
“No, non torno a casa stasera Maude”, Phil Berenson rispose alla moglie al telefono e aggiunse con tono spaventato : “siamo al si salvi chi può. Il nikkei perde il 2,3 percento, la borsa australiana è a meno 3,2 percento, Londra e Parigi sono a meno 3 percento, il dow jones a meno 1,5 percento all'apertura. Ho lo scherrmo invaso dai messaggi delle finanziarie americane, ammettono di non poter controllare le perdite”. “E il nostro mutuo Phil?”, chiese Maude. L’uomo ammutolì.

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Roberto Mahlab
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Inserito - 17/12/2007 :  09:00:00  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Lunedì 13 agosto

Il giorno successivo il mondo esterno si fece strada tra le barriere del mio Shangri-La, Tan e Ed mi invitano a mangiare l’anatra al ristorante cinese di Penang, una delizia, Ed racconta della sua fattoria in Australia e degli animali che ogni tanto si ritrova nel cortile o addirittura in casa, le elezioni incombono a Camberra, gli attentati dei fondamentalisti islamici mettono in pericolo gli equilibri dell’intera Asia sud orientale, Tan è preoccupato, il dollaro cala contro il ringgit malese, i conti delle fabbriche non quadrano più. Ed mi racconta dei suoi viaggi in Africa, degli orrori che ha visto nello Zimbabwe martoriato dal tiranno, “il libero commercio fiorirebbe se le dittature scomparissero e i popoli fossero liberi”, era la sua saggia risposta alla critica della diffusione della democrazia, diritto universale e non certo estranea ai valori di alcun popolo.

In Malesia, i cui cittadini sono per la metà di origine malay, il governo riservato ai musulmani resiste al fondamentalismo islamico con la riconoscenza della popolazione attiva in una delle più vitali ecomomie del pianeta, ma talvolta sono gli occidentali a non comprendere che non è vero che le regole della sharia imposte dagli uomini deveno essere accettate dalle donne. Quel mattino, giorno di riposo passato ai bordi della piscina, avevo infatti letto una lettera sullo Strait Times di Kuala Lumpur, inviata da una donna :
“Sono una musulmana moderna, professionale e educata. Cinque anni fa mio marito ha sposato illegalmente un’altra donna nel sud della Tailandia e adesso sono stati registrati dalla Legge Sharia Malese. Lui non vuole divorziare e vuole tenere la famiglia intatta. Il problema sono io. Sono arrabbiata e non sono né sarò in grado di perdonarlo.”
Le risposte della rubrica delle lettere sono affidate ad una europea, che risponde in modo agghiacciante :
“Arrabbiata per sempre? Non in grado di perdonare? Lei parla per assoluti, per caso è una idealista? Riprenda il controllo e accetti l’inevitabile natura della realtà. Certo io non sono musulmana e ammiro le donne musulmane perché potrebbero dover accettare di dividere il loro marito con un’altra da sposate. Lei può insultare suo marito quanto vuole, ma è sempre lei che rimane arrabbiata e incapace di perdonare. E poi ci pensa ai suoi bambini? Come cresceranno? Non capiranno come la madre sia così piena di rabbia e tristezza e frustazione. Nella rabbia, quanto la sua naturale brillantezza può risplendere? E quanto saranno costretti gli altri ad ascoltare la sua “canzone”? Sprecherà la vita nella depressione o accenderà la sua voce di melodia? Come intende passare il resto della sua esistenza? Sceglierà la rabbia o sceglierà di essere parte dell’universo, l’armonia?”

Fino a che gli occidentali si piegheranno, per opportunismo o ideologia, alle pretese degli integralisti, non potranno sperare di essere compresi dalle vittime degli integralisti, le donne musulmane in primo luogo.

Il mio spirito sereno era turbato, ma non affievolito, quella sera camminai sulla spiaggia, ai bordi della schiuma bianca delle onde, prodromo di una notte di vento furioso e di pioggia battente, il centro del monsone si avvicinava. La pergamena sul cuscino mi trasmise che la moltitudine delle origini e dei problemi del mondo è come una libreria ricolma di volumi, l’atmosfera della sala di lettura induce alla riflessione e all’umanità che si oppongono all’accettazione acritica di una verità imposta.

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"Khalifa, khalifa!", le immagini dei servizi di apertura dei telegiornali di tutta l'Asia orientale erano fisse sullo stadio di Djakarta, la capitale dell'Indonesia, centomila persone vi erano radunate, giunte da ogni parte del mondo islamico per rispondere all'appello di Hizb ut-Tahrir, l'organizzazione attiva in tutti i paesi musulmani e il cui scopo era il ritorno del califfato, l'oratore sventolava dal palco una carta che non riportava alcun confine e con una enorme zona di un colore solo, dall'India fino al centro dell'Europa. "La sharia sarà l'unica legge, la volontà di Allah non può essere contestata dagli esseri umani, non esiste alcuna parte della vita umana che non debba obbedire alla legge del corano!" "Khalifa! khalifa", centomila voci fanatiche si levarono all'unisono, avrebbero dovuto essere milioni, ma le autorità indonesiane avevano impedito l'ingresso nel paese a quanti più fondamentalisti possibile, per non inimicarsi gli alleati occidentali e per non offrire rinforzi alle cellule terroristiche locali. I nastri con la registrazione dell'evento sarebbero finiti sulle bancarelle dei mercati da Beirut a Kabul, acquistati e riprodotti e distribuiti nelle madrasse dagli adepti della rivoluzione islamica, non solo, sarebbero anche stati studiati fotogramma per fotogramma da tutti i servizi segreti del pianeta.
"Stai guardando?", chiese sir Roland, "Sì", rispose Lisa dalla sua stanza.
Anche la televisione di John Richard era sintonizzata su quel canale.

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Università di Manchester
“La fotografia della realtà”, la lezione del professor Rickland era una delle più seguite al corso di Scienza dell’Economia, “osservate le tabelle : il prodotto interno lordo annuo degli Stati Uniti è di 13.362 miliardi, il Giappone è secondo con un lontano 4.463, la Germania 2.990, la Gran Bretagna 2.357, la Francia 2.277, la Cina 2.564, l’Italia 1.841, il Canada 1.273, il Brasile 966, l’India 854, il Messico 811, la Russia 975, la Corea del Sud 877, comprendete che quando a Washington hanno il raffreddore, nel resto del mondo si rischia la polmonite”.

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continua..


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