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 Nassirya: chiusura della missione
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Morgana
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Vi riporto questo articolo tratto dal sito Reuters http://today.reuters.it/News/Default.aspx


Nassiriya, chiusa oggi da Parisi missione italiana
venerdì, 1 dicembre 2006 6.48

di Antonella Cinelli

NASSIRIYA, Iraq (Reuters) - "La missione 'Antica Babilonia' è conclusa". Con queste parole il ministro della difesa Arturo Parisi ha sancito oggi la fine dell'impegno militare italiano in Iraq, a tre anni e mezzo dal suo inizio.

Alla presenza degli ultimi 44 soldati ancora a Nassiriya è stato ammainato il tricolore che il 7 dicembre, a Caserta, verrà consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di una cerimonia per il rientro della brigata Garibaldi, ultima a prendere parte alla missione che aveva aperto, nel giugno 2003.

Una missione in cui hanno perso la vita 32 militari italiani, e che è costata all'Italia 1,5 miliardi di euro.

L'ultimo nucleo del contingente italiano ha lasciato l'Iraq dopo l'ammainabandiera. Una parte dei militari verrà ricevuta domani all'aeroporto romano di Ciampino dal presidente del Consiglio Romano Prodi, mentre gli altri sono diretti a Napoli a bordo di un C130.

"Abbiamo conseguito l'obiettivo primo, aiutare gli iracheni a fare da soli", ha detto Parisi ai giornalisti poco prima della cerimonia nella base di Tallil, nei pressi di Nassiriya.

Parisi è poi tornato a ribadire nel suo discorso - pronunciato alla presenza delle autorità irachene e di soldati americani e romeni - che l'impegno dell'Italia verso l'Iraq "proseguirà attraverso una rafforzata collaborazione politica, civile, umanitaria di sostegno alle istituzioni e alla ricostruzione del Paese".

"Spero che tutto quello che ha fatto l'Italia per noi sia un esempio per chi assumerà dopo il compito di supervisionare la provincia meridionale di Dhi Qar", ha detto il governatore di Nassiriya Aziz Al-Ogheli riferendosi agli australiani, responsabili dal 1 novembre dell'"overwatching".

Il governatore ha ricordato "i nostri fratelli italiani (che) hanno mescolato il loro sangue al nostro per raggiungere libertà e democrazia e combattere i terroristi".

L'episodio più grave risale al 12 novembre 2003, quando un'autocisterna carica di esplosivo venne lanciata contro la base Maestrale dei carabinieri in un attacco suicida costato la vita a 19 italiani - 17 militari e 2 civili - e 9 iracheni.

I familiari di alcuni dei militari uccisi hanno chiesto a Prodi, in occasione del terzo anniversario della strage, che si faccia chiarezza intorno alla vicenda, su cui indaga la Procura di Roma.

Sono in tutto 39 gli italiani che hanno perso la vita in Iraq in questi anni, comprese le vittime civili e il funzionario del Sismi Nicola Calipari, ucciso a Baghdad dagli americani nel marzo 2005.

UNA PROVINCIA PIU' SICURA?

I compiti del contingente italiano si erano esauriti formalmente il 21 settembre, quando la responsabilità della sicurezza era stata trasferita alle autorità del Dhi Qar, seconda provincia del Paese dopo quella di Muthanna a tornare sotto il controllo iracheno.

La sicurezza è gestita ora da poliziotti e soldati locali, molti dei quali addestrati proprio dagli italiani: 12.000 agenti e 3.500 membri dell'esercito iracheno, stando alle cifre del ministero. Si tratta di circa 800 unità in più rispetto al numero fornito a settembre, quando si era già conclusa l'attività di addestramento e i dati ufficiali riguardavano 13.000 poliziotti e 1.700 soldati.

"Abbiamo reso la provincia di Dhi Qar più stabile e più sicura... le autorità tengono, le condizioni socio-economiche sono visibilmente migliorate", ha detto ai giornalisti il comandante del contingente, il generale Carmine De Pascale.

Un risultato che già lo scorso settembre il ministro Parisi definiì "splendido", anche se non tutti sono convinti che la sicurezza sia davvero così migliorata a Nassiriya, peraltro relativamente tranquilla rispetto ad altre zone del Paese.

"Per raggiungere gli obiettivi e terminare l'addestramento, negli ultimi tempi i criteri di selezione (di aspiranti poliziotti e soldati) sono stati meno rigidi", spiegava nei giorni scorsi a Reuters una fonte della Difesa.

E all'arrivo a Tallil ai giornalisti viene detto che fare in caso di attacchi di mortaio, sempre possibili.

Il centrosinistra ha comunque mantenuto la promessa di concludere la missione entro "l'autunno" - anche se i tempi non sono poi molto diversi da quelli che si era dato il precedente esecutivo, che aveva garantito il ritiro dei militari entro l'anno.

La chiusura di "Antica Babilonia" è considerato un successo dal governo, ed è un punto di riferimento per settori della sinistra radicale che chiedono sempre più insistentemente per l'Afghanistan la stessa soluzione.

Così oggi nulla è stato lasciato al caso, la sceneggiatura è stata curata nei dettagli.

L'ultimo punto del programma, distribuito dal ministero a giornalisti e operatori, recitava: "Chiusura del portellone, inizio rullaggio del C130 (L'aereo si ferma dopo pochi metri per recuperare gli operatori televisivi rimasti a terra per le riprese)".

E domani si prosegue con il rientro a Ciampino, con una lista di esponenti della maggioranza che pare si stia allungando in queste ore per un evento che cade proprio nel giorno della più importante manifestazione del centrodestra contro il governo.

"E' STATO FATTO UN GRANDE LAVORO"

Dal canto loro i militari rivendicano di avere fatto un ottimo lavoro a Nassiriya. A microfoni spenti qualche ufficiale sottolinea che americani e inglesi stanno studiando il modus operandi degli italiani sul campo perché "noi abbiamo ottenuto risultati migliori".

Un fatto sul quale il generale De Pascale si limita a commentare: "Abbiamo raggiunto un buon risultato grazie a una serie di fattori, come il nostro approccio con la popolazione, il fatto che abbiamo sempre coinvolto le autorità locali nel processo decisionale. Ci siamo proposti come un sostegno".

"Gli italiani hanno fatto un grande lavoro", commenta con Reuters un americano che lavora nella cooperazione, che chiede di restare anonimo.

"La situazione era molto pericolosa quando sono arrivati, ma sono riusciti a instaurare rapporti molto buoni (con autorità e popolazione) e a cambiare le cose. Possiamo imparare da loro, anche se bisogna dire che non essere americani qui facilita le cose...", aggiunge.

E un operatore iracheno, che chiede di rimanere anonimo, dice a Reuters che a Nassiriya c'è chi è preoccupato che "con chi verrà dopo gli italiani non sia lo stesso. Voi eravate un punto di riferimento, eravamo più tranquilli. Avete fatto molto per noi".

"Prima di andare via abbiamo chiuso tutti i progetti" di cooperazione civile-militare, ha sottolineato De Pascale in un breafing. Progetti che hanno riguardato fra le altre cose rete idrica, potenziamento delle linee elettriche, viabilità e distribuzione di materiali.

Del miliardo e mezzo di euro speso dall'Italia per "Antica Babilonia", solo 15 milioni sono stati investiti in progetti Cimic, cioè di cooperazione civile-militare, a cui si sommano i 20 milioni di dollari messi a disposizione dalla Coalizione.

L'Italia ha promesso di continuare ad aiutare gli iracheni. In quest'ottica sette italiani sono impegnati nel Prt di Nassiriya, struttura di cooperazione civile-militare che il governo di centrodestra voleva tutta italiana, e a cui l'attuale esecutivo ha concesso invece solo personale civile per non dover lasciare militari in Iraq.

Chiara Lignola


   
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