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 Vega
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luisa camponesco
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Inserito - 18/05/2005 :  18:19:42  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Vega

I passeggeri erano pronti per l’imbarco, c’era fermento ovunque, l’evento, uno di quelli sensazionali, riguardava il viaggio inaugurale di una astronave della classe Vega, la più grande mai costruita.
La Vegauno era in orbita di parcheggio e attendeva l’arrivo dei suoi ospiti, tutti personaggi famosi scelti appositamente per pubblicizzare il viaggio. Uomini politici, scrittori , giornalisti, fotografi, attori e attrici.
I fotografi si scatenavano con i loro flash, le personalità arrivavano a bordo delle loro aerocars distribuendo sorrisi in ogni direzione. Anche Annette Milton, attricetta emergente accompagnata dal suo agente, si esibì in una apparizione tutta teatrale.
- Non esagerare Annette. – sussurrò il suo agente
- Questo è l’evento del secolo ed io voglio esserci – rispose un po’ piccata.
Un fragoroso applauso li fece girare, i fotografi si interessarono subito al nuovo arrivato, Gary Harmon, figlio del presidente della Vega Corporated accompagnato dall’ultima fiamma, Martina Johnson.
- Ecco uno che non deve preoccuparsi di nulla – sibilò Annette
- SIGNOR HARMON, signor Harmon… - una folla di giornalisti lo circondò
- Ci dica, cosa ne pensa di questo viaggio inaugurale?
- Qualcuno lo ha paragonato a quello del Titanic…
- Prego signori, ci sarà una conferenza stampa a bordo della Vegauno e risponderemo a tutte le vostre domande – a parlare era l’addetto stampa, mentre cercava di far salire Gary sulla navetta personale della Compagnia
Con l’aria annoiata Gary sbuffò, era stato costretto dal padre a partecipare a quel viaggio mentre lui avrebbe voluto a godersi il sole di Beach Bay nella sua villa galleggiante.
- Cosa vuol dire che l’hanno paragonato a quello del Titanic? – chiese Martina
- Per favore, cara, non pensare troppo, potrebbe fare male a quella tua bella testolina - Gary Harmon era l’uomo più ricco e arrogante del pianeta. Martina ammutolì.
Intanto a bordo della nave…
- Comandante! Abbiamo controllato tutti i settori comprese le cucine e le aree magazzini.
- Molto bene, non dobbiamo sottovalutare nulla.
Le parole rimasero sospese nell’aria lasciando in ognuno un senso di disagio. Erano giunte parecchie minacce, ma solo una poteva essere considerata un reale pericolo.
La Vegauno era la prima del suo genere, una grande astronave da crociera, con Casinò, campi da tennis, un campo da golf, piscine e alberghi. La sua progettazione e costruzione era cominciata circa cinquant’anni prima ed era costata una fortuna, ecco perché tutto, ora, doveva filare liscio come l’olio. Inoltre in quel viaggio inaugurale erano ospitati i maggiori azionisti della compagnia e molte personalità politiche. Se fosse trapelata la notizia di un possibile sabotaggio, sarebbe stata la rovina e la fine del Progetto Vega.

Il comitato d’accoglienza ricevette i primi ospiti, anche se le persone veramente importanti sarebbe salite per ultimo. Con un sorriso smagliante il tenente James Roberts li faceva accomodare sulle aero-poltroncine digitando, per ciascuna, l’esatta destinazione.

- Mammaaa andiamo nel mondo di E.T. ? – gridò contento il piccolo Philippe Morgan
- Quasi, tesoro, vedrai che meraviglia! – rispose la madre, la signora Julia
E le poltroncine, variamente colorate a seconda del settore in cui erano dirette, volavano via con i loro eccitatissimi passeggeri.

- Sala Macchine a che punto siamo? – il comandante Dick Ferri, uomo sulla cinquantina, autorevole e capace, non nascondeva un certo nervosismo.
- Stiamo per avviare i motori – rispose l’addetto al controllo anti-materia
- Nervoso Dick? – l’amico il dottor Mattew Grant, responsabile della clinica ospedaliera, gli batté affettuosamente la mano sulla spalla.
- Ti serve un calmante. - suggerì
- Mi serve di partire, questa attesa è estenuante, io mi trovo a mio agio solo là – e indicò lo spazio aperto.
- Allora ti lascio al tuo lavoro, lupo dello spazio. – e gli strizzò l’occhio

Intanto i passeggeri si affollavano nell’hangar di arrivo, Roberts si dimostrò all’altezza della situazione.
- Prego i signori Romans al settore blù, l’ambasciatore Therence a quello giallo… - e così vià.

Finalmente, quando tutti furono imbarcati, arrivò la navetta di Gary. Dapprima scesero i suoi collaboratori e guardie personali ed infine lui con Martina.
- Prego signor Harmon, si accomodi, la accompagneremo nel suo appartamento. - L’aero-taxi si fermò lì vicino. James Roberts aprì le porte, l’interno fu accuratamente controllato prima di far salire l’ospite.
- Sono piuttosto stanco, se avete finito vorrei andare!
- Certo signor Harmon! È tutto a posto.
Gary si lasciò cadere nell’abitacolo mentre le porte si chiudevano, poi il piccolo veivolo partì.
- Non vedo l’ora di rinfrescarmi e sdraiarmi. - sbottò
- Oh Gary! Sono emozionata – fece eco Martina – è tutto così strano qui, non sembra nemmeno una astronave – disse mentre sorvolavano un giardino con tanto di fontana zampillante.
- Puoi ben dirlo, con quello che c’è costata. – Gary si mostrò annoiato e infastidito.

Dopo un breve volo, l’areo-taxi si posò su di uno pseudo-prato. La suite era ampia e dotata di tutti i confort.
- Vado a farmi una doccia – e Gary andò nel bagno.
Martina rimase solo nel soggiorno, una espressione diversa si dipinse sul suo volto, scompare quall’aria da svampita per divenire improvvisamente seria. Avvicinò alla bocca il cronometro da polso…
- Sono arrivata, posso agire.

Quando Gary uscì dalla doccia, si diresse verso il bar per versarsi un brandy
- Ne vuoi Martina? – nessuna risposta. Solo allora si accorse di essere solo.
- Meglio così – disse alzando il bicchiere.
Intanto nel settore Grigio, deposito derrate alimentari, un nuovo addetto si aggirava fra i contenitori.


- Motori avanti tutta.!!! – dalla sala comando il comandante impartì l’ordine di partenza stringendo con le mani i braccioli della poltrona.
La Vega ebbe un sussulto poi si diresse verso lo spazio aperto.
Alcune grosse casse del settore Grigio si aprirono e da esse uscirono una trentina di uomini armati.
- Fate presto! – la voce di Martina dura, irriconoscibile risuonò tutt’intorno, gli uomini obbedirono. Si cambiarono rapidamente di abito, per mettere le divise in modo da confondersi col personale della nave e agire indisturbati, ma sotto gli abiti portavano le armi più sofisticate.
- Cronometriamo i tempi! – Martina dava gli ordini. – il gruppo Delta si occuperà delle comunicazioni, il gruppo Gamma prenderà il controllo della Sala Macchine, il Beta procurerà l’interruzione di energia. Io comanderò il gruppo Alfa e attaccheremo la Sala Comando. Non c’è bisogno che vi ricordi quanto sia importante per la nostra casa la riuscita dell’impresa. – detto questo Martina congedò tutti.


L’assalto


Annette Milton stava facendo l’idromassaggio quando la luce si affievolì fino a scomparire del tutto.
- Cosa succede? – urlò – Cliff dove sei ?-
L’energia stava sparendo da tutte le zone causando grande disagio, le linee telefoniche praticamente intasate. Tutti chiedevano spiegazioni.
- Signore! l’energia sta scendendo al 40% - in un pannello luminoso della plancia una serie di puntini verdi si stavano spegnendo uno dopo l’altro.
- Che succede? Tenente contatti il Controllo Energia! -
- Signore, non risponde!
- Chiami la sala Macchine.
- Spiacente signore siamo isolati. – Dick Ferri non riusciva a capire ciò che stava accadendo.

Lampi rossi tagliarono l’aria, la confusione era totale, nessuno si aspettava un attacco, impensabile su di una nave di quelle dimensioni.
Gary Harmon stava seguendo una partita di foot ball, quando si trovò al buio.
- Malediz… proprio ora? – chiamò il suo segretario
- Signor Harmon, siamo stati attaccati.
- Non dire stupidaggini nessuno può attaccare la Vegauno.
- Guardi lei stesso!
Gary si affaccio alla finestra, la battaglia sotto infuriava, solo che i dipendenti della Vega Corporation sparavano alla cieca non sapendo contro chi o cosa stessero combattendo.
- Mio Dio! Non credo ai miei occhi! - qualcosa scattò nella mente di Gary, non era così sciocco come tutti credevano, nel bisogno sapeva anche agire.

Si avvicinò alla cassaforte, digitò la combinazione, estrasse una busta bianca, presa una torcia studiò i documenti. Praticamente la Vegauno era lì sotto i suoi occhi, disegnata nei minimi particolari.
- Cosa intende fare signor Harmon?
- Ti dirò cosa non intendo fare! Non intendo aspettare. – prese un’arma e la legò sul fianco.
- Allora vuoi venire con me ? – chiese Gary
- Non so dove lei voglia andare, ma sono abbastanza matto da seguirla.
Gary sorrise.
- Allora sarà bene muoversi.
Uscirono nel buio più completo, venivano urtati dalla gente in preda al panico, qualcuno gridava altri piangevano.
- Mi stia vicino Clive!
- Mi creda le stò incollato.
Ad un certo punto del corridoio Gary si fermò. Tolse un pannello dalla parete, illumino il tunnel e vi entrò. Procedettero carponi per lungo tratto, ogni tanto Gary si fermava a controllare la mappa e poi proseguivano. Uscirono in un altro corridoio, anche qui c’erano persone allo sbando, qualcuno li urtò con tale impeto da far ruzzolare Clive. Gary si accorse che era una donna

- Mi scuserei, se le circostanze fossero diverse. – disse la sconosciuta spazzolando con la mano l’abito. – voi almeno avete una torcia…
- Mi spiace non poter fare conversazione ma andiamo di fretta. – Gary si diresse risoluto verso un altro corridio.
Anche qui tolto un pannello lo percorse, strisciando, il più in fretta possibile, solo parecchio tempo dopo si accorse che anche la donna li aveva seguiti.
- Guardi che non stiamo andando ad una festa. – Gary era furioso
- Le sembro in abito da sera? – lei rispose
Gary riprese a percorrere il cunicolo ignorandola.
- Mi chiamo Annette, Annette Milton, tanto piacere…. – e la sua voce si perse nella stretta galleria.
Si fermò controllare.
- Dovrebbe essere qui! – tastò con le dite la liscia parete fino a quando trovò un piccolo avallamento, vi appoggiò il pollice. Si apri uno sportello e mostrò l’interno illuminato. Clive rimase a bocca aperta.
- Non mi dica che avevate previsto anche questa eventualità?
Non rispose Gary Harmon, l’uomo vanesio e arrogante aveva lasciato il posto ad un altro che sapeva esattamente cosa fare. Digitò un codice sulla tastiera di un micro-pc, poi prese delle armi assolutamente inusuali e ne porse una a Clive
- Dovrai usarla se sarà necessario. Anche lei signorina Annette, visto che ci ha seguito. – Annette si trovò fra le mani l’arma, fece per protestare, ma preferì tacere.
- Ora comincia la parte più difficile, dobbiamo raggiungere la sala macchine e…
- E…- fece eco Clive
- Prenderne il controllo. – rispose Gary
Non era certo uno scherzo, Harmon dimostrava, però, di sapere quello che faceva. Proseguirono, carponi nel cunicolo, ogni tanto sentivano, attraverso le griglie di ventilazione la voce degli assalitori.
- Ma chi sono signor Harmon?
- Gente senza scrupoli, nessun ideale, solo denaro, per questo sono più pericolosi, non hanno nulla da perdere.
Si stavano avvicinando alla sala macchine, Gary fece segno di tacere. Il cunicolo terminava a livello del pavimento. Erano in due , ma uno di loro era proprio davanti ad una griglia ma dall’altra parte della sala.
- Senta Clive, io aggirerò la sala e cercherò di prende l’uomo alle spalle, quando il complice accorrerà i suo soccorso, lei liberi gli uomini della Vega.
- E io cosa faccio? – chiese Annette
- Lei terrà sotto mira il secondo uomo.
I minuti parevano interminabili, Clive e Annette tenevano il fiato sospeso finché videro Gary atterrare uno dei dirottatori. La sorpresa fu tale che nessuno si accorse della loro presenza.
Ne approfittarono, per uscire dal tunnel, Clive si adoperò per liberare gli uomini dell’equipaggio più vicini a lui, ma quando l’altro uomo si accorse della presenza dei due, Annette dimostrò prontezza di riflessi.
- Non provarci! – disse puntando l’arma. Solo più tardi rammentò che era una frase del suo ultimo film. Sorrise fra sé compiaciuta, pensando che in fondo anche i copioni potevano essere utili.
Preso il controllo della Sala Macchine il tenente Jason Carter si preoccupò di ridare l’energia alla nave ma Gary lo fermò.
- Darà l’energia solo ad un mio segnale, voglio che si sentano padroni della situazione.
Poi rivolto a Clive:
- Dovrà andare ad aprire il portello dell’hangar 13.
- Ma non esiste un hangar 13! – esclamò Carter
- Non ufficialmente, ma mi creda esiste, eccome! Ho inviato un segnale di soccorso. Le truppe speciali anti-sabotaggio entreranno da lì. Ecco il percorso Clive e buona fortuna. – gli consegnò una mappa
- E lei signore cosa farà ora?
- Andrò in Sala Comando.
- Verrò con lei – disse Annette

Epilogo

L’hangar 13 era mascherato e praticamente invisibile, Clive seguì le istruzioni e spostato un pannello pigiò una combinazione di numeri, si aprì una paratia e subito entrarono due navette dalla quale scesero una cinquantina di uomini armati.
Gary e Annette su di un montacarichi situato all’interno di una colonna raggiunsero l’estremità superiore della nave fino a trovarsi in uno spazio al di sopra della Sala comando.
- Dove ci troviamo? – chiese Annette
La parte centrale del pavimento divenne trasparente e si vide l’ambiente sottostante. Martina, seduta al posto di comando, inseriva una nuova rotta. Dick Ferri era seduto per terra insieme ai suoi uomini con una espressione di disappunto dipinta sul viso ma non rassegnata.
- Mi stia bene a sentire Annette. Il vero pericolo è costituito da quella donna. Io la distrarrò mentre lei lsi occuperà del comandante. D’accordo?
- Farò come ha detto – Annette controllò l’arma e si disse pronta.

Piombarono dall’altro la sorpresa fece il suo effetto, Martina di alzò di scatto sbalordita.
- Salve Martina, te ne sei andata senza salutarmi. Non è educato sai! – ironizzò Gary
Martina reagì colpendolo con un calcio, Gary stramazzò sul pavimento, ma quello che Martina non s’aspettava fu la reazione di Annette. Le due donne lottarono sotto gli occhi stupiti di tutti. Lottarono a lungo senza esclusione di colpi. Annette dimostrò di possedere ottime conoscenze in fatto di arti marziali. Nel frattempo il comandante Ferri a aveva ripreso in mano la situazione e giungeva notizia, da tutti i settori della nave, che le Forze Speciali avevano avuto il sopravvento.
Martina era a terra apparentemente sconfitta, quando Annette si accorse che tutti la osservavano, spiegò che nel suo ultimo film faceva la parte di una donna Cyborg e per questo aveva dovuto allenarsi per mesi e mesi, lo disse ridendo nel vedere lo sguardo sbalordito di Gary Harmon.
La vera sorpresa fu, però, l’accorgersi che Martina era sparita. Diramato l’allarme per tutta Vegauno, i Corpi Speciali di misero subito alla ricerca di Martina Johnson diffondendo anche la sua foto.

Nel suo appartamento Gary Harmon cenava in compagnia di Annette e di Clive e brindavano alla vittoria. Le luci del Casinò si accendevano, nei giardini la gente aveva ripreso a passeggiare, i negozi a vendere souvenirs, mentre una piccola scialuppa di salvataggio fuggiva dalla più grande e lussuosa astronave da crociera di tutti i tempi, per sparire nello spazio profondo.




Edited by - luisa camponesco on 18/05/2005 18:26:55

   
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