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 Ciao Charlie
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Paolo Fiorucci
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Inserito - 14/03/2005 :  09:20:56  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Paolo Fiorucci  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Paolo Fiorucci
Per comprendere meglio “L’uomo col sax nel giornale”, componimento che ho inserito nella sezione poesia, è consigliabile leggere la biografia di Charlie Parker.

Charlie “Bird” Parker, considerato da molti il miglior sassofonista di tutti i tempi, nasce a Kansas City una domenica d’agosto. È sin da piccolo attratto, quasi ossessionato dalla musica, con cui viene a contatto per la prima volta a scuola (suona il corno baritono e il clarinetto). Sua madre, intuendo il talento del figlio, gli regala un sax contralto a cui il piccolo si dedica con perseveranza e tenacia. La scuola purtroppo è anche il luogo in cui fa la conoscenza dell’ombra che lo seguirà e lo tormenterà per tutta la vita: la droga. Inizia a fumare a dodici anni, a quattordici anni viene iniziato alla marijuana da una ragazza e a quindici anni compie un passo sufficiente a farlo precipitare in un baratro che, con il passare degli anni, diventerà sempre più profondo: s’inietta nelle vene la prima dose di eroina. Questa sarà la signora Morte, che lo pedinerà per tutta la vita, osservando i momenti di sconforto di “Bird” e attendendo paziente i suoi istanti di estremo avvilimento che non tarderanno ad arrivare. A Kansas City si tenevano sovente jam sessions (incontri informali tra vari solisti, spesso a tarda notte, fuori dai circuiti professionali) a cui Charlie - che girava in città con un sassofono malridotto , senza custodia, incartato in vecchi giornali e riparato alla meglio – si univa con entusiasmo. È già in gamba con il suo strumento, ma i proprietari dei locali in cui si esibisce lo sfruttano (viene pagato un dollaro e venticinque centesimi per suonare un’intera notte e vi assicuro che già soffiare dentro un sax per sole tre ore consecutive è abbastanza arduo!). A diciotto anni si trasferisce a Eldon, nel Missouri, dove ascolta i dischi di Lester Young, imparando a ripetere pedissequamente gli assoli del grande tenorsassofonista.
Nel 1936 sposa Rebecca Ruffin, ma il matrimonio si rivela un disastro, a causa dell’uso di stupefacenti da parte di Charlie. Questi causano spesso brusche interruzioni nella sua carriera e contribuiscono largamente a decretarne la prematura fine. Come per tutti i “maledetti” dobbiamo considerare il percorso artistico e la vicenda personale di Parker come un binomio indissolubile - l’uno condiziona l’altra come in Vincent Van Gogh, Charles Baudelaire, Ernest Hemingway, Luigi Tenco, Søren Kierkegaard e tanti altri - . I “maledetti” guardano avanti, carpiscono l’essenza delle cose, possiedono uno sguardo che va oltre il proprio tempo - è questo il loro maggior pregio e maggior problema, ciò che costituisce il loro genio e l’ostacolo del loro inserimento in una in cui società in cui si sentono estranei – prospettano soluzioni artistiche dissonanti per la gente a loro coeva. Sono come le stelle cadenti del dieci agosto, se sei fortunato vedi tutta la loro splendida traiettoria discendente, se sei disattento riesci a scorgere solo una piccola parte del loro affascinante cammino, se arrivi in ritardo puoi sperare in qualcuno che ti racconterà con le parole la bellezza di un’opera d’arte (impresa che riesce impossibile ai più). Le idee di Bird erano tanto avanzate rispetto agli anni quaranta, che spesso perfino i musicisti che lo accompagnavano avevano difficoltà a comprenderle.
Nel 1937 si trasferisce prima a Chicago e dopo a New York, dove è costretto a fare lo sguattero nei locali della Grande Mela per tirare avanti. Suona dove gli capita, anche senza compenso: è un esempio vivente di quanto una passione possa spingere un uomo a continuare per la propria strada anche quando non ne vede la fine all’orizzonte.
Nel 1940 torna a Kansas City, dove iniziano gli incontri sperimentali del be bop (termine onomatopeico che si riferisce al modern jazz e che si ricollega al blues - la “musica dei padri” – per sottrarsi agli stereotipi dello swing e per dare maggior risalto all’improvvisazione. È in questo contesto che Charlie si distingue per le sue qualità d’improvvisatore fuori dal comune, capace con il proprio genio di applicare infinite variazioni a qualunque tema. I protagonisti di questa rivoluzione sono, oltre a Parker, Dizzy Gillespie (trombettista), Fats Navarro (trombettista), Jay Jay Johnson (trombonista), Bud Powell (pianista), Thelonius Monk (pianista), Max Roach (batterista).
Nel 1943 Charlie sposa Geraldine Scott, ma l’unione dura ancor meno della prima perché il musicista ormai riesce a trovare l’unico rifugio da un mondo che non gli appartiene negli stupefacenti; arriva in ritardo alle serate o cade privo di sensi durante un’esecuzione.
Il 1945 è considerato unanimemente l’anno chiave del be bop, che trova il suo manifesto nella prima incisione di Parker e Gillespie. Charlie ha gravi problemi di salute, ma è sereno nonostante il suo matrimonio con Geraldine sia fallito, poiché ha trovato in Dorys Sydnor una nuova compagna.
Nel 1946, mentre si trova in sala di registrazione, le sue braccia e le sue gambe sono scosse da forti tremiti. Riesce a malapena a tenere in bocca il sax, ma Russel - il suo discografico – pubblica il disco , che diventa la fotografia nitida, fedele, perfetta del dramma di un’esistenza. Doris si dedica con affetto sincero al marito, il quale passa sette mesi in una clinica psichiatrica in California. Quando esce sembra tornato ai tempi d’oro, è animato da uno spirito nuovo e passa i due anni successivi su e giù per l’America in tournée.
Il 1949 è un anno emblematico: a New York apre il Birdland (locale dedicato a Parker), Charlie registra un disco di standards con un’orchestra d’archi (“Parker with strings”) e poi si reca in Europa per una serie di concerti.
Anche il matrimonio con Doris fallisce e Charlie va a vivere con Chan Richardson, che gli dà una bambina, Pree, e un bambino Baird. Il futuro di Bird sembra tingersi di colori tenui, ma la sua vita non è una favola e i pastelli della sua esistenza acquistano gradualmente sfumature grigiastre: il Birdland, dopo una serie di incidenti gli vieta di suonare e persino di varcare la porta del locale (che portava il suo nome!), nel 1953 muore Pree, sua figlia. Charlie, venuto a conoscenza della tragica noitzia, passa un’intera notte a inviare telegrammi di lacrime a Chan. Si accorge che la Morte si accinge a scrivere la parola “fine “ alla sua vita: tenta il suicidio ingerendo tintura di iodio, viene vistato da medici che gli diagnosticano paranoia, schizofrenia e profonda depressione. Grazie ad alcuni psichiatri riesce a risollevarsi ancora una volta e a tornare a suonare superbamente dopo poche settimane alla Town Hall. Si trasferisce con Chan in Pennsylvania, dove trascorre il suo ultimo periodo di autentica serenità.
Nel 1955 è sempre fermo, come un manichino, a un tavolo di un bar, è il fantasma di se stesso, è grasso, gonfio, con la barba incolta ed i vestiti sporchi. In una di queste giornate da automa ha un forte attacco d’ulcera e chiede aiuto a una baronessa, protettrice dei musicisti di colore. La donna lo accoglie nella propria casa e chiama il suo medico personale che, dopo aver visitato il musicista, gli diagnostica una cirrosi epatica e una gravissima ulcera. Un sabato di pioggia, il dodici marzo di cinquant’anni fa, Charlie se ne va in sordina, diversamente da come faceva nei suoi impetuosi assoli di note brevissime e allucinate. Il medico, telefonando all’ospedale, disse che l’uomo deceduto aveva un’età apparente di sessant’anni. La baronessa sussurrò: “Ne aveva trentaquattro…”
La sua morte non fu causata esclusivamente dai suoi problemi di salute: la sua carriera fu costellata di delusioni, gli ambienti ufficiali lo tennero sempre a una certa distanza, i suoi affetti più intimi si dispersero come polvere al vento, dovette imbattersi nel razzismo e con le difficoltà economiche (vendette tantissimi dischi, ma furono solo i discografici ad arricchirsi). Il perché del soprannome “Bird”? Glielo affibiarono da giovane, è un termine del gergo militare che indica un individuo particolarmante incapace (leggete “L’albatros” di Baudelaire e probabilmente troverete molte affinità fra i due, a riprova del fatto che l’arte è una sola e che può esistere l’opera totale).
Nel 1988 Clint Eastwood ha realizzato un film, “Bird”, incentrato sugli ultimi anni di vita del sassofonista. È un po’ lungo (166 minuti), però l’interpretazione di Forest Whitaker è eccelsa (sembra proprio che suoni quel sax che tiene in mano) e il film ha il pregio di riproporre fedelmente i brani più famosi di Parker (che non fu solo esecutore, ma anche originale compositore).

Ciao Bird, grazie per tutto ciò che mi hai dato, grazie da parte di tutti i musicisti che hanno iniziato a suonare uno strumento grazie alla tua musica. Hai pagato la tua passione con il prezzo più alto: con il dolore, l’incomprensione e infine con la vita. Continua a volare - ovunque tu sia - come solo tu sai fare e salutami le nuvole. Sono come la fantasia: se le guardi attentamente per un po’ puoi vederci i tuoi sogni. Proprio come nelle tue note.

Paolo Fiorucci


   
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