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Roberto Mahlab
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Inserito - 19/08/2021 :  22:15:12  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"L’ALLARME : Maltempo a Milano, raffiche di vento forte e tromba d’aria nella zona sud: alberi caduti". Erano le flash news di ieri sera riportate su tutti i media.

La sera prima ...

Nulla faceva presagire che un inspiegabile e imprevisto evento di lì a poco avrebbe potuto cambiare la vita di tante persone e potenzialmente all'intero pianeta. Il gruppo astrofili si era ritrovato per lo Star Party ad osservare la Luna e scattare fotografie con telescopi e macchine fotografiche, temperatura primaverile, divertimento per noi e per i curiosi arrivati in gran numero. "Cosa è quella striscia bianca vicino agli alberi? sembra una nebbiolina...", la voce di uno degli amici pareva preoccupata, ma ci pensai io a tranquillizzarlo :"non temere, è la nebbia che come nei film di fantascienza ci avvolgerà poco a poco e ci mangerà e domani troveranno solo i nostri strumenti". Parve rasserenarsi e tornammo ad occuparci del nostro satellite in cielo.

Tornato a casa scaricai le foto fatte e, grazie al nuovo obiettivo, risultate soddisfacenti. E decisi di fotografare la Luna anche la sera successiva per poi realizzare un collage di Lune crescenti, fino alla Luna piena del 25 ottobre.

La sera di quello che i libri di Storia chiameranno "l'evento" ...

Per prepararmi moralmente decisi di fare un salto allo spaccio dolciario nel pomeriggio, acquistai dolci per un mese e che probabilmente avrei divorato in una settimana, ma non fu quello ad essere degno di nota, ma un nuovo avvenimento strano, il tram che mi riportava a casa si fermò, il conducente ci spiegò che c'era un non meglio definito "incaglio" e che dovevamo scendere, la colonna di mezzi bloccati era lunga decine di metri e centinaia di persone tornavano a casa a piedi e altre centinaia attendevano alle fermate tram che non sarebbero mai arrivati.

Ma io correvo con i sacchi pieni, mi sentivo volare per l'esultante attesa delle nuove foto alla Luna, l'inquietudine per la strana nebbia cannibale della sera prima e per il mistero della paralisi della circolazione non erano per me indizi sufficienti a farmi immaginare quello che l'universo stava preparando per il genere umano e certo avrei riso se qualcuno mi avesse detto che sarebbe toccato a me salvare il pianeta.

Era giunta l'ora, una bella Luna rossastra si stagliava in mezzo al cielo dell'est, brillante e sereno e io caricai il cavalletto con la Canon e mi misi in posizione sul terrazzino, E scattai. Ma nello schermo digitale non risultava nulla. Alzai gli occhi al cielo e il cielo era diventato nero ed aveva inghiottito la Luna e un sibilo sinistro si levava dalla direzione in cui l'astro era scomparso, era come se un arco si stesse tendendo per scagliare un dardo distruttore. E allora compresi, raccolsi velocemente cavalletto e Canon e li portai al sicuro nel salone e poi mi apprestai a chiudere la grande porta finestra. E arrivò, come un pugno che si fosse avventato sull'intero palazzo che si mosse con un tremolio agghiacciante, l'urlo del vento crebbe di intensità e si scagliò come un maglio contro la metropoli.

Dovevo ragionare con freddezza e non perché la temperatura era crollata, ma perché così agisce un ranger della galassia nei film intellettuali che vado a vedere io, iniziai a premere sulla porta finestra per chiuderla, ma era inutile, la corrente del vento impetuoso era violentissima. Compresi. La mia porta finestra era il portale, se il vento fosse piombato all'interno del grande salone poi avrebbe proseguito la sua opera distruttiva prima sulla metropoli, poi sul pianeta intero.

Ero l'unico ostacolo alla fine del mondo.

"Ok, vediamo se le vanterie di essere il più forte della palestra trovano riscontro", mormorai a bassa voce, soffocando la consapevolezza che in palestra ci vado a chiacchierare con l'istruttore. Ma tanto, se avessi fallito e il mondo fosse stato distrutto e la vita fosse scomparsa dall'universo, nessuno avrebbe potuto darmi la colpa, riflettei amaramente. E allora tanto valeva provarci. Mi appoggiai con tutto il peso sulla porta finestra e barcollai più volte alle raffiche violente, la rabbia di quel vento che da sarcastico diventava furioso, come un minuscolo umano poteva frapporsi tra esso e l'eterna oscurità. Sono i momenti in cui si trova all'improvviso la forza al pensiero di ciò che ci è più caro e come un flash davanti ai miei occhi comparve la barretta di cioccolato al latte e nocciola che avevo comprato nel pomeriggio allo spaccio dolciario e dalla mia anima eruppe un ruggito che parve misurarsi con quello del vento e resistetti e poco a poco i colpi di maglio divennero meno convinti fino a che si affievolirono e si allontanarono.

Mi accasciai sulla poltrona, era finita, avevo vinto, la metropoli era salva, il mondo era salvo, ed ero stato io. E nessuno là fuori lo avrebbe mai saputo. Sarebbero tutti tornati alle loro vicende quotidiane, quanto avvenuto in quelle sere, il mistero della nebbia, i tram che si erano fermati, la Luna oscurata e poi l'attacco al pianeta, tutto sarebbe scomparso presto dalla memoria collettiva.
Poi sono caduto un sonno senza sogni fino all'alba. Mi sono alzato e sono andato sul terrazzino a verificare se c'erano danni alle piante, ho raddrizzato sostegni e piante e stavo per rientrare quando con la coda dell'occhio ho notato una macchia rossa tra i rami del gelsomino in fondo al terrazzino.

Mi sono avvicinato con il cuore in gola e non ho potuto trattenere una esclamazione di sorpresa, trai rami si era appoggiato un fiore di geranio, da dove fosse arrivato e come e perché fosse finito lì, era un mistero che andava al di là della mia immaginazione. E poi l'illuminazione. La Luna, che stasera sarebbe ricomparsa a brillare su un mondo vivo e ignaro, era stata lei ad addomesticare uno dei rivoli del vento, a portare via quei petali da chissà quale latitudine e appoggiarlo sul mio gelsomino. Per me.

Allora qualcuno aveva visto.

(Foto con Canon 750D e obiettivo Canon 18-200)

Roberto Mahlab

   
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