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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
Roberto Mahlab "Salivo a piedi verso Sfat (Safed), la città dei mistici, ho chiesto all'autista di una auto ferma se poteva darmi uno strappo, mi ha risposto male. Ho iniziato a camminare e dopo poco ho sentito un clackson alle mie spalle, era un'altra auto e l'autista mi ha chiesto se volevo un passaggio. Non so che problema avesse chi guidava la prima macchina, ma so che lo aveva", l'altra sera non capivo il senso di quella frase del Rabbino, io non avrei voluto che passasse un'altra auto.
Poi il Rabbino ci ha chiesto di chiudere gli occhi e di concentrarci, uno strano sonno mi ha preso, e con me tutti gli altri della congregazione, il Rabbino parlava per guidarci nella profondità di noi stessi, frasi brevi, sempre mirate, dalla Torah, c'è tutto nella Torah, "se avete fiducia in voi stessi, vi rendete conto di valere, tutto cambierà", ci sussurrava. "Cosa volete che cambi?", più che pensare, sognavo, e con me tutta la congregazione, separati, ma uniti da una esperienza mai provata, ci prendeva per mano per permetterci di comprendere, le mani, i palmi aperti verso l'alto, appoggiate sulle gambe, "desidero riparare", i miei desideri liberi di essere accettati dalla mente che non poneva più ostacoli, "il perdono", proseguiva il Rabbino.
"Il perdono, sì, è la chiave", una luce improvvisa dentro di me, "ti perdono, mi perdono, questo cambierà, se anche tu ti perdoni e perdoni gli altri, tutto ricomincerà", esclamavo nel mio pensiero che sbocciava come il sereno di una alba sul nostro mare.
"Alzate le mani al petto adesso, i palmi sempre verso l'esterno, come a mandare la vostra energia ad una Menorah in mezzo alla sala", e poi si avvicinava a ciascuno di noi, i suoi occhi chiusi ed ascoltava con le sue mani tese verso le nostre che cosa da esse si levava, "dolce ma forte", alla mia vicina di sedia, "bene", a me e poi ad uno per uno.
Durante il viaggio verso casa, la stupefazione mi colmava, io sono solo un ebreo della Terra, il mio grande padre mi ha insegnato. "C'è tutto nella Torah", al di là di quanto appare esserci scritto, la Kaballah, una lettura differente, per illuminarci e diffondere la luce dalla nostra anima, mi diceva il Rabbino.
Ho dormito benissimo la notte e al mattino mi sono svegliato come non mi avveniva da mesi, sollevato, leggero, conscio, da settimane non riuscivo più a scrivere perché il negativo aveva preso il posto dell'usuale sentirmi me stesso, ora ero io di nuovo, e ho scritto, "ti perdono, mi perdono...". E il mio nuovo sorriso ha fatto rinascere il sorriso di altri attorno a me.

Roberto Mahlab



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