La notte stava svanendo nell’umido grigiore dell’alba. Gli alberi del giardino protendevano i rami dalle foglie lucide e gocciolanti verso terra. Aveva terminato di riempire la borsa da viaggio e aspettava il taxi che l’avrebbe portata all’aeroporto, di li con il volo Swissair avrebbe raggiunto Ginevra. La fronte appoggiata al vetro freddo della finestra, ripercorreva le tappe della sua storia. Come era iniziata?. Un giorno era entrata in un bar per prendere un latte macchiato e cambiare così dei soldi per il taxi. Dinanzi a lei una giovane donna frugava nella borsa per pagare alla cassa un caffè. Nel fare questo però con movimento maldestro aveva rovesciato il contenuto della borsa sul pavimento, ed ella, con un gesto automatico si era chinata per aiutare la sconosciuta. Nel far questo aveva urtato con il capo la giovane. Un tocco lieve che le fece ridere entrambe per la coincidenza del movimento. Aveva aiutato a raccogliere le cose sparse sul pavimento, un accendino, dei fazzolettini di carta un rossetto, un pettine, un portafoglio e una bustina di cerini. Strano, aveva pensato, un accendino e dei cerini….un’accanita fumatrice che non voleva rimanere senza fuoco. Ma poi, restituiti gli oggetti alla donna si era accorta della fretta di quest’ultima, che aveva buttato tutto nella borsa e, gridando un “ciao, grazie” al suo indirizzo, era uscita precipitosamente. Le erano rimasti in mano i cerini. Aprì la bustina, erano tre, e stava per buttarli via quando vide che nella facciata interna era scritto un indirizzo. Lo aveva letto e aveva pensato che fosse un appuntamento…..no, una via e dei numeri, forse un indirizzo. E forse quell’indirizzo poteva essere importante. Era uscita sul marciapiedi e aveva guardato a destra e a sinistra, ma con quel via vai di gente….chissà dove era finita. Aveva messo automaticamente i cerini nella borsa e non ci aveva più pensato. Era rientrata nel bar, aveva finito il suo latte macchiato, e poi si era diretta al lavoro. Un palazzo distante solo due isolati. Nata con delle prospettive, se non proprio buone, ma discrete, la giornata si svolse poi diversamente. Il malumore che serpeggiava tra il personale dell’ufficio progettazioni aveva intossicato tutto l’ufficio. Lei sapeva da tempo, che c’erano in aria dei trasferimenti, ma non si era mai posta il problema, tanto non sarebbe stato offerto a lei il posto a Ginevra! E si che le sarebbe piaciuto e non poco! Stipendio raddoppiato, appartamento di rappresentanza, macchina con autista e possibilità di grande carriera. Ma per quanto lei fosse un elemento molto valido e serio era troppo giovane di assunzione, e troppo poco……raccomandata per poter sperare. Verso mezzogiorno Giorgio, un collega di lavoro con il quale aveva più confidenza che con altri, passò dinanzi alla sua scrivania e: - “Ciao – le disse – vieni a prendere un caffè con me?” Lo guardò : - “Scusami – rispose - ma sono in ritardo con questa pratica – sorrise – non posso. Come accettato.” – “Allora vieni a mangiare qualcosa con me? – guardò l’orologio – a un quarto all’una. D’accordo?” Non le diede il tempo di rispondergli e si allontanò in fretta. Doveva essere importante se era stato così insistente….mah! Non si sentiva in vena di discutere. Era tutta la settimana che discuteva con il suo compagno. Perché non voleva la convivenza