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luisa camponesco
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Inserito - 21/06/2003 :  14:08:21  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Camminavo velocemente quella sera, era già tardi, volevo arrivare a casa prima delle 20, mi sarei stesa sul divano, guardato il tg. e predisposto il lavoro per il giorno dopo. Inciampai in qualcosa, al momento non ci feci caso, ma l'oggetto luccicava stranamente, lo raccolsi , lo esaminai, strana struttura, strano materiale, pensai ad un nuovo videogioco smarrito da qualcuno. Premetti alcuni pulsanti ma non accadde nulla, lo misi in borsa, avrei controllato meglio a casa. Girato l'angolo mi bloccai, ma dov'ero finità?. Che strada era quella? Eppure conoscevo bene la mia città. Guardai più attentamente, l'illuminazione era diversa e le case.....Quella di fronte la ricordavo diroccata ed invece ora era perfettamente restaurata, ma tutta la via era diversa. Un uomo mi passò vicino, mi colpì il suo abbigliamento, cappello e tabarro, mi prese per un braccio e mi tirò in un vicolo, cercai di svincolarmi ma l'uomo era forte e le sue mani sembravano d'acciaio:
- mi renda l'oggetto che ha trovato - dall'accento era senz'altro uno straniero
- mi lasci andare subito - risposi spaventata
- allora non ha capito, si trova in grave pericolo e non solo lei
- lei è pazzo- risposi
- pazzo? allora mi segua - mi gettò parte del suo tabarro sulle spalle e mi costrinse a seguirlo.
Cmminammo per un pò su quella strada che conoscevo, ma non ricordavo di averla mai vista così. Passammo davanti ad un osteria , c'erano uomini che discutevano, parlavano di guerra, ma la cosa più strana era il loro abbigliamento, mi ricordava tanto le cartoline di tanti anni prima.
- ora guardi la data su quel giornale - il giornale era su di un tavolino al di fuori del locale, mi misi a ridere
- sono su di un set cinematografico, ma non sapevo che girassere da queste parti. La morsa delle sue dita si fece più forte
- non è un set cinematografico, che data legge su quel giornale?
- 25 ottobre 1914 - risposi - che scherzo è questo?
- nessuno scherzo, si è trovata sulla mia linea temporale e per ora non posso rimandarla nel suo tempo, ho bisogno dell'oggetto che ha trovato e ripararlo prima che combini guai.
Non ero convinta e cercai di fuggire, ma lui mi riprese subito
- non faccia sciocchezze, per questa sera la sistemo in una locanda quà vicino, non fanno domande, ma non dovrà uscire per nessun motivo, mi ha capito?
- daccordo- risposi.
La locanda era davvero lì vicino, una strana lanterna illuminava un battente di ferro a forma di manina. L'uomo bussò , poco dopo venne ad aprire una donna dall'aspetto volgare con un sigaro in bocca, ci fece entrare, ma appena mi vide puntò l'indice su di me
- questa io non la voglio, qui il materiale lo fornisco io. Fù allora che mi guardai attorno, vidi donne che ciondolavano in abiti succinti
- ma questo è un bord....- mi tappò la bocca
- faccia un'eccezione per questa sera
- daccordo tanto i soldi sono vostri - e ci guidò verso una delle camere. La camera era piuttosto squallida, l'uomo mi spinse verso una poltrona e mi costrinse a sedermi, poi si tolse il tabarro, indossava una tuta nera lucidissima , mi intimò di consegnargli lo strano oggetto trovato. Questa volta non esitai , aprii la borsetta e glielo diedi. Lo esaminò con attenzione, imprecò fra i denti, poi si rivolse a me
- per questa sera non posso fare nulla, dovrò uscire, lei non si muova da quì, non parli con nessuno, non si faccia vedere da nessuno, lei viene dal futuro anche la minima cosa potrebbe avere conseguenze disatrose- feci un cenno del capo e lui se ne andò.
Mi sdraiai sul letto e non sò come mi addormentai. Fui svegliata al mattino dal rumore di un carro trainato da cavalli, le strade si stavano animando, mille pensieri mi passavano per la testa finchè presi una decisione. Aprii un armadio e indossai l'abito meno appariscente che trovai ed uscii. Una nebbiolina fine rendeva il tutto ancor più irreale, ma quella era la mia città ottantanove anni prima. Frugando nei miei ricordi leggevo il nome delle vie "Corso Carlo Alberto" lo ricordavo, me ne parlavano mia madre e mia nonna, mi misi a correre con il cuore in gola, prima a destra poi a sinistra e all'improvviso mi trovai davanti a quel portone, lo aprii lentamente e mi apparve il cortile come lo ricordavo da bambina, con l'acciotolato sul quale mi sbucciavo sempre le ginocchia, poi apparve una donna si stava raccogliendo i capelli neri , era bella
- desidera qualcosa? - per un istante non seppi cosa dire, ma subito mi ripresi
- stò cercando il falegname, avrei un mobile da commissionargli
- è mio marito, lo chiamo subito
- grazie - risposi
Mia nonna, avevo visto mia nonna. Due bimbette uscirono correndo e gridando, una più grande l'altra piccola e mingherlina. Vedendomi si fermarono di colpo, mi inchinai, la più grande era mia zia e la più piccola... la presi in braccio, era leggera come una piuma , la accarezzai, accarezzai mia madre, la strinsi per un attimo, avrei potuto raccontarle la vita che avrebbe vissuto ma .... arrivò mia nonna
- scusi le bambine la infastidiscono ? ma sà col lavoro... mio marito viene subito se può aspettare
- certo che posso, anzi se non le spiace farei un giretto con le bambine- mi guardò sollevata, non potevo dirle che avrebbe avuto altri quattro figli a cui badare.
Presi per mano le bambine, eccitate dalla novità, facemmo il giro dell'isolato, poi mia madre mi sfuggì di mano , corse verso una vetrina, ammirava una collanina di poco valore ma evidentemente lei la trovava irresistibile .
- ti piace ? - chiesi, lei annuì col capo. Entrammo nel negozio, ma mi fermai subito, il mio denaro non aveva valore in quell'epoca e poi non potevo espormi. Per placare la sua delusione mi tolsi la catenina e gliela misi al collo
- questa è anche più bella - lei mi sorrise e corse via insieme alla zia verso casa. Avrei voluto rincorrerle ma non potevo, anzi dovevo ritornare subito sui miei passi. Nessuno mi vide rientrare nella locanda, per mia fortuna quelle donne di giorno dormono, mi rimisi i vestiti appena in tempo, prima che l'uomo ritornasse.
- è tutto a posto, ora posso rimandarla nel suo tempo - poi mi guardò con sospetto - non si è mossa da qui vero?- lo rassicurai.
Avvolta nel suo tabarro ritornammo nel luogo della sera precedente, preso l'oggetto argentato, premette alcuno pulsanti, ne uscì un sibilo poi ....mi ritrovai a correre per la strada. Una macchina frenò, l'autista mi mandò a quel paese e mi resi conto di essere ritornata a casa.
Quando rividi mia madre e gli mostrai la foto ingiallita ma ancora ben coservata di lei bimba con la catenina al collo, le chiesi
- raccontami la storia di questa catenina
Non aspettava altro, mentre con la mano accarezzava la foto, raccontò del giorno in cui incontrò una signora, io chiusi gli occhi per rivedere quelli incantati di una bella bambina.

   
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