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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 PRIMA DEL FUOCO CI FU...IL DOLCE
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zanin roberto
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Inserito - 20/06/2003 :  23:04:00  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
PRIMA DEL FUOCO CI FU...IL DOLCE

L'intenso vocio del bar ostacolava il mio orientamento poi vidi le mie amiche sedute al tavolo dell'angolo dove il fumo di sigaretta le avvolgeva in un'aurea luce riflessa.
Ophelja ed Elisabetta mi aspettavano chiaccherando fittamente poi la prima vedendomi mi fece cenno di sbrigarmi e le raggiunsi. Sorseggiavano dell'ottimo succo d'arancio che mi affrettai ad ordinare,le guardai vincente, Elisabetta mi scrutò curiosa e Ophelja spettinandomi con una leggera frizione mi disse: "Roberto, allora?...di cosa volevi parlarci?...Su, che siamo impazienti!"-
Elisabetta aggiunse: "Ophelja pazienza, sai che è sempre misterioso e intrigante il nostro Indiana Jones! Ah,ah,ah...." risero compiaciute e mi diedero una pacca sulla spalla.
Sentivo una serena armonia fluire nel mio spirito e con loro era un piacere parlare e lasciarsi andare alle più stravaganti supposizioni.
L'una aveva il dono della pazienza e l'altra della tolleranza e si scambiavano inconsciamente le virtù con sincronia.
Dissi: " Ragazze ho una scoperta da proporvi! Ehi...mi state a sentire ?...Dico sul serio! Sapete quella incisione rupestre che ho studiato, riprodotta sulla foto trovata al museo di paleoantropologia di Verona, ebbene vi ricordate che il disegno fatto sulla parete della grotta francese si supponeva avesse a che fare con una pioggia di meteoriti?"-
Ophelja era diventata seria, s'era munita d'un taccuino e iniziava a prendere appunti, per lei la storia era sempre una faccenda maledettamente seria. Elisabetta s'era messa le mani sul mento e seguiva interessata la storia senza emozioni apparenti.
-" Dunque, invece secondo la mia interpretazione era una rappresentazione d'una forte grandinata e il bello è che......."
Siamo nel regno dell'uomo di Neandertal, l'uomo era ancora un animale rozzo e il fuoco era ancora non del tutto domato. La compagna di Sapiens era intenta a spulciarsi i capelli mentre lui raccoglieva bacche nel vicino bosco, Algida era una donna snella e giovane, era stata rapita dalla sua famiglia e violentata da Sapiens che però ne aveva saputo apprezzare le doti di esperta nell'economia domestica.
Di colpo il cielo si oscurò, nubi pesanti e nere si erano addensate in quella stagione che aveva sempre portato delle violente piogge, il lampo iniziò una serie infinita di varianti accecanti e il tuono rispose con la sua melodia dai toni gravi e spaventosi.
Sapiens e Algida s'erano subito rifuggiati sgomenti nella grotta, le fragoline di bosco erano state messe in una corteccia d'albero a mò di scodella e li vicino colava da un favo d'api del miele su un ripiano di pietra che sapientemente scavato aveva il bordo atto al contenimento di liquidi.
Sapiens in ginocchio continua a grattarsi e Algida lentamente s'era accovacciata ai suoi piedi mentre il primo scroscio di pioggia e il vento impetuoso fendevano lo spazio oscurato e pregno d'elettricità.
Un cane selvatico cercò rifugio nella grotta superando l'ostacolo dei due, Algida rapida prese la clava e menò un colpo che sfiorò la coda dell'animale,non poteva permettersi il lusso di farsi sottrarre quel poco cibo duramente racimolato. Il cane fuggi ringhiando e l'uomo diede una pacca sulla schiena alla sua donna che sistemandosi la striscia di pelle che le comprimeva il rotondo seno, sorrise sicura.
Di colpo una raffica di grossi chicchi di grandine offese ogni superficie là fuori, non s'era mai vista una cosa del genere, i due prima impauriti poi curiosi guardarono divertiti l'imbiancarsi del verde terreno.
Grandi sassolini avevano coperto tutto, c'era un bel fresco e quei chicchi rotondi e bianchi sembravano bacche a formare uno strato di alcuni centimetri.
Così come si era oscurato ora il cielo s'apriva ad un arcobaleno gioioso, Sapiens usci e raccolse dei grossi pezzi di grandine, li annusò, li scosse, poi li gettò spaventato avvertendo il freddo che gli intorpidiva le dita, Algida chiese di portare i più grossi chicchi nella grotta con autorità.
Larghe foglie sovrapposte e lucide si riempirono di grossi grani di ghiaccio,lei ne prese alcuni e messi sulla pietra dove percolava il miele, iniziò a pestare i chicchi con un sasso piatto e ne fece una purea, assaggiò, si dissetò, comprese che aveva il sapore dell'acqua del fiume, anche se con quel pizzicore di freddo che alleviava la secchezza.
Sapiens osservava dubbioso e stizzito quelle strane operazioni d'una sciamana mai smentita e a volte geniale. D'improvviso si avvicinò come un orso eccitato, la spostò con rudezza, immerse le mani nella pastella e così muovendosi scostò maldestramente le fragoline che caddero nella purea di ghiaccio a cui si univa ormai lambendo la massa, il miele.
Tutta la superficie della pietra ora si colorava di rosso e ambra, Algida ferita nell'orgoglio prese un mestolo d'osso e iniziò in preda ad un attacco d'ira, a rovinare tutto, rimestando con velocità tutto l'impasto, schizzò la fronte di Sapiens e imprecando sbatteva il mestolo sulla sempre più soffice nuova pietanza.
Si accasciò a terra e sbattendo i pugni insultò l'uomo sempre così animale mai affinato alle raccomandazioni di lei,Sapiens capì che era arrabbiata, gli colò dalla fronte l'impasto, lo assaggiò con la punta della lingua e iniziò freneticamente a leccarsi la faccia.
Algida che come al solito intuiva le cose e non si lasciava traviare dagli effetti, si alzò, guardò l'impasto rosa e assaggiò quella meraviglia, aveva inventato il gelato.
Quella sera sotto la pelle dormivano pacificati dopo una scorpacciata di gelato i due trogloditi, non prima di aver scolpito la parete liscia della grotta con un racconto disegnato dell'accaduto.
Ophelja mi prese la mano e la strinse sorridendo, Elisabetta continuava a dondolare la testa e a dire: "Sei incredibile!"-
Non so se i dettagli storici le convinsero ma so che ne furono comunque colpite, gli occhi profondi di Elisabetta erano come un universo sconfinato e intuii che il suo pensiero spaziava oltre il tempo, mentre Ophelja cosi disponibile trovava attraverso la sua sensibilità giustificazioni ad ogni particolare.
Certo l'uomo doveva farne di strada dalla grotta ma aveva cominciato con una delizia: il primo gelato !

di Zanin Roberto

   
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